Ca’ Bolani, cipressi e Parco a Vigna cullano i grandi vini friulani

Con 570 vitati la tenuta nel cuore della Doc Aquileia, oggi di proprietà della famiglia Zonin, vanta la più importante estensione a vigna del Nord Italia

di LORENZO FRASSOLDATI
11 ottobre 2024
I cipressi nel viale di ingresso a Ca' Bolani

I cipressi nel viale di ingresso a Ca' Bolani

Mille cipressi (999 per l’esattezza) fanno da maestoso contorno al viale di ingresso a Ca’ Bolani, tenuta storica nel cuore della Doc Aquileia, una prestigiosa area vitivinicola in provincia di Udine che si affaccia sulla Laguna di Grado e prosegue a nord, verso Aquileia e Cervignano del Friuli, fino a raggiungere la storica fortezza di Palmanova.

Con una superficie totale di 890 ettari, di cui circa 570 vitati, Ca' Bolani è la più importante estensione a vigna del Nord Italia. Le vigne sono un patrimonio storico di questa area di pianura, terra di confine, di incontro e scambio situata all’estremo margine nord-orientale della penisola italiana. Nel 1970 fu la prima realtà vitivinicola acquistata dalla famiglia Zonin al di fuori del Veneto. L’acquisizione dagli eredi dei conti Bolani avvenne per gradi, dagli anni ’70 a fine anni ’90. Dall’acquisizione del blocco originario in località Ca’ Bolani a Cervignano, dove oggi si trovano le cantine di vinificazione, all’acquisto di Ca’ Vescovo a Terzo d’Aquileia: tenuta di antiche e nobili origini austriache dove oggi si trovano oltre 200 ettari vitati. Per concludersi a fine anni 90 con la tenuta Molin di Ponte a Strassoldo di Cervignano, altri 350 ettari di vigneti-giardino in un unico blocco aziendale.

“La cura per l’ambiente e il rispetto per le tradizioni vitivinicole locali costituiscono un valore fondamentale per la filosofia imprenditoriale della Famiglia Zonin”, spiega il direttore della tenuta, Roberto Marcolini. “Vogliamo restituire all’ambiente le risorse che ci ha fornito poiché solo un’attenzione scrupolosa a tutti i dettagli in ogni fase della lavorazione del vino, dalla vigna alla bottiglia, produce vini di alta qualità. Ogni azienda dovrebbe comprendere che un territorio è un patrimonio che non possediamo mai veramente, ma lo custodiamo per le generazioni future”, chiosa.

Il direttore della tenuta Ca' Bolani, Roberto Marcolini
Il direttore della tenuta Ca' Bolani, Roberto Marcolini

La tenuta è immersa in un parco di alberi centenari, un’oasi naturale in cui le consuetudini di secoli di pratica vitivinicola, introdotta in zona nell’epoca romana, convivono con le tecniche più avanzate della produzione moderna. Da qui una filosofia valoriale declinata in 5 punti: rispetto per la cultura vitivinicola locale, tutela della Natura, valorizzazione della storia del territorio, competenza tecnica e amore per un territorio di assoluta bellezza, stretto fra l’arco alpino ed il mare Adriatico. E tutela e promozione della biodiversità.

Come tutto il Friuli, qui è terra di bianchi, sia autoctoni che internazionali . Quindi Pinot Grigio, Chardonnay, Sauvignon Blanc, Pinot Bianco, Friulano e Glera (per il Prosecco), mentre fra i rossi domina l’indigeno Refosco dal peduncolo rosso, oltre a Merlot e Cabernet franc. Visitando la tenuta si scopre un lunghissimo Parco di Vigne (2.500 chilometri di filari!), composto da un affascinante mosaico di 90 parcelle di territorio diverse , ognuna vinificate separatamente, per ottenere ogni anno una identità costante. “Siamo una grande azienda ma lavoriamo come una piccola. La diversità di ogni parcella viene preservata attraverso una raccolta e una vinificazione individuali”, spiega ancora Marcolini, che è anche presidente della Doc Aquileia, che fa 6-7 milioni di bottiglie di cui la metà è Ca’ Bolani.

Vini Ca' Bolani
Vini Ca' Bolani

Dopo una sosta nel nuovissimo wine-bar della tenuta a Cervignano per degustare specialità friulane (dal frico al prosciutto San Daniele) con alcune bottiglie-icona come il Prosecco Spumante Brut Doc, il Pinot Grigio Doc Friuli Aquileia, il Sauvignon Blanc Doc Friuli e il Refosco Doc Friuli Aquileia, il territorio va esplorato perché merita.

Antico castrum romano, collegato al porto di Aquileia, sede a lungo di un Patriarcato, poi divenuto noto centro termale sotto gli Asburgo, la città è in equilibrio tra segni del passato e la vita che ondeggia nell'acqua salmastra della Laguna

Non può mancare la visita a Palmanova, città-fortezza dalla pianta a stella a 9 punte, circondata da tre cinte murarie, simbolo della Serenissima e a lungo dominata dagli austriaci. D’obbligo una visita ad Aquileia, il sito archeologico più importante del Nord-Est dopo Ravenna , dove la basilica (iniziata nel 300 d.C.) con i quasi 800 metri quadri di mosaici paleocristiani del pavimento testimonia i fasti di una città che era snodo importantissimo culturale e commerciale ai tempi dei romani: bastione ai confini orientali del paese, undicesima città dell’impero, collegamento diretto dal suo porto fluviale con Alessandria d’Egitto, centro multiculturale e multi-etnico, dove si parlavano tutte le lingue dell’impero. Per finire sul mare, sulla laguna di Grado, le sue isole e le sue terme, e gli 11 chilometri di spiagge di sabbia.