Albino Armani, il richiamo della montagna nel grande Nord Est del vino

di LORENZO FRASSOLDATI
18 gennaio 2023
Albino Armani con la moglie e il figlio Federico

Albino Armani con la moglie e il figlio Federico

Gente di montagna, vini di montagna o comunque sempre di alta collina. Più che una filosofia è uno stile di vita (e di produzione) di Albino Armani , famiglia di viticoltori da 400 anni . Oggi sono cinque le tenute firmate AA per un totale che sfiora i 400 ettari di vigna dislocati tutti nel grande Nord Est del vino, tra Veneto, Trentino e Friuli-Venezia Giulia. La storia inizia nella Vallagarina trentina, precisamente il 7 dicembre 1607, quando Domenico Armani firmò un documento notarile (oggi custodito presso l’Archivio Storico di Trento) che gli consegnava i terreni con “arbori e vigne” appartenuti al padre Simone. La storica proprietà a Dolcè, in Valdadige, è affiancata da altre tenute in Veneto, inclusa la Valpolicella Classica e la Marca trevigiana. “Io sono di questa valle. Come un sasso, come una pianta, sono legato a questa terra. Non conosco un altrove se non per ritornare, è naturale. Qui ci si educa, dal silenzio delle piccole cose, a stare al proprio posto, a fare ciò che si deve fare”, scandisce Albino. La montagna come investimento nella qualità ma anche come scelta di resilienza umana, sostegno alle comunità locali che vivono in territori fragili. “I miei vini sono in continuità con la cultura contadina di montagna, persone che guardano al lavoro con dedizione ed etica, al di là delle mode del momento”. Nella tenuta di Dolcé (Valdadige) dominano i bianchi Pinot grigio , Muller, Chardonnay e Sauvignon. A Sequals, nella Grave friulana, sotto le Alpi Carniche, è sempre tempo di bianchi, Pinot grigio e Friulano, con le bollicine del Prosecco (anche Rosé) e della Ribolla Gialla. Il ritorno alla viticoltura di quota segna anche la produzione dei grandi rossi scaligeri firmati Albino Armani nella tenuta di Marano, l’ultima e più alta fascia di terra coltivabile della Valpolicella Classica. Scegliendo di vinificare uve di Corvina, Corvinone e Rondinella da vigneti posizionati tra i 400 e i 600 m s.l.m, Albino Armani vent’anni fa non solo ha portato in Valpolicella il suo stile e la sua passione per la montagna, ma ha anche riportato in auge l’origine collinare, quasi montana, dei vini della Valpolicella, resistendo alle pressioni del mercato oggi più attento alle produzioni della bassa valle.

Gli assaggi

Freschezza ed eleganza riassumono lo stile della maison AA (e un grande rapporto qualità/prezzo). Il Valpolicella Classico Superiore Egle 2020 è la conferma : balsamico, vibrante e sapido (11 €). L’Amarone Cuslanus 2016 (35 €) è un grande vecchio di straordinaria vitalità: frutta matura, spezie scure, cuoio, quasi da meditazione. La finezza trionfa nel Pinot Nero Santa Lucia 2020, capolavoro (anche nel prezzo 13 €) della montagna trentina, dove il vitigno scontroso per eccellenza dà il meglio di sé. Il Trentodoc Clé , metodo classico ‘dosaggio zero’, più di 36 mesi sui lieviti, nasce da Chardonnay e Pinot nero tra l’altopiano di Brentonico e i declivi della Vallagarina su terreni di basalto e calcare. Un vero spumante di altura: acidità vibrante, agrumi e lievito, elegante aromaticità (23 €). Info: www.albinoarmani.com