Sui pedali come Bartali
Non saranno i passi dolomitici, ma da invidiare a quelle salite dal nome leggendarie hanno ben poco. Lo sanno bene legioni di pedalatori che ogni anno si misurano sulle strade di Toscana, sui passi come la Consuma e la Futa, il Giogo e il terribile San Pellegrino in Garfagnana, i Mandrioli e il Vestito, l’Abetone e il Monte Amiata, sugli strappi delle Piastre e di Monte Morello, su mille e mille impennate spaccagambe che ogni tanto ti si parano davanti dietro una curva ai piedi di una collina, dalla Maremma al Chianti al Mugello alla Lunigiana. Tanta roba, la Toscana da pedalare: non per nulla è la terra di Bartali e Martini, di Bartoli e Bettini, di Chioccioli e Lelli e tanti tanti altri campioni delle ruote strette. Ma ce n’è tanta altra, e forse ancora di più, adatta a chiunque voglia fare turismo slow, per guardarsi intorno tra borghi e colline, tra vigne e olivete, tra coste impareggiabili e crinali da forti emozioni costellati di tanti segni dell’arte tutta toscana di rendere bello il mondo. Se ne possono disegnare tanti, di itinerari. Si può viaggiare lungo la costa: la Versilia è tutta una pista ciclabile, e dove finisce il tratto d’asfalto si entra nella bellissima pineta della Lecciona e si raggiunge il lago caro a Giacomo Puccini. Ancora: la valle del fiume Merse, che è uno dei polmoni verdi della Toscana, si può girare con itinerari di tre-quattro giorni per strade secondarie, senza dimenticare una sosta alla suggestiva abbazia di San Galgano e alla chiesetta che conserva la spada nella roccia. Oppure, la strada Setteponti a mezza costa tra l’Arno e i contrafforti del Pratomagno, in mezzo agli olivi, alla scoperta di una splendida collana di pievi romaniche fino al ponte di Buriano che si dice ritratto da Leonardo sullo sfondo della Gioconda. E ancora il Chianti e la Lucchesia, il Mugello e la Valdelsa... Finisce che ti ci perdi, ma il naufragar...