Sui pedali come Bartali

di PAOLO PELLEGRINI
25 luglio 2021

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Non saranno i passi dolomitici, ma da invidiare a quelle salite dal nome leggendarie hanno ben poco. Lo sanno bene legioni di pedalatori che ogni anno si misurano sulle strade di Toscana, sui passi come la Consuma e la Futa, il Giogo e il terribile San Pellegrino in Garfagnana, i Mandrioli e il Vestito, l’Abetone e il Monte Amiata, sugli strappi delle Piastre e di Monte Morello, su mille e mille impennate spaccagambe che ogni tanto ti si parano davanti dietro una curva ai piedi di una collina, dalla Maremma al Chianti al Mugello alla Lunigiana. Tanta roba, la Toscana da pedalare: non per nulla è la terra di Bartali e Martini, di Bartoli e Bettini, di Chioccioli e Lelli e tanti tanti altri campioni delle ruote strette. Ma ce n’è tanta altra, e forse ancora di più, adatta a chiunque voglia fare turismo slow, per guardarsi intorno tra borghi e colline, tra vigne e olivete, tra coste impareggiabili e crinali da forti emozioni costellati di tanti segni dell’arte tutta toscana di rendere bello il mondo. Se ne possono disegnare tanti, di itinerari. Si può viaggiare lungo la costa: la Versilia è tutta una pista ciclabile, e dove finisce il tratto d’asfalto si entra nella bellissima pineta della Lecciona e si raggiunge il lago caro a Giacomo Puccini. Ancora: la valle del fiume Merse, che è uno dei polmoni verdi della Toscana, si può girare con itinerari di tre-quattro giorni per strade secondarie, senza dimenticare una sosta alla suggestiva abbazia di San Galgano e alla chiesetta che conserva la spada nella roccia. Oppure, la strada Setteponti a mezza costa tra l’Arno e i contrafforti del Pratomagno, in mezzo agli olivi, alla scoperta di una splendida collana di pievi romaniche fino al ponte di Buriano che si dice ritratto da Leonardo sullo sfondo della Gioconda. E ancora il Chianti e la Lucchesia, il Mugello e la Valdelsa... Finisce che ti ci perdi, ma il naufragar...  
TRA CHIUSI E AREZZO

Il Sentiero della Bonifica

Va di moda la gravel. La bici “tout terrain”, direbbero i francesi: ci fai turismo in strada, ma ti avventuri anche per le strade bianche. Per una prova divertente, ecco il Sentiero della Bonifica, 62 km in terra battuta tra Chiusi e Arezzo, più altri 12 verso il sito archeologico del Sodo a Cortona. Il tracciato segue il Canale Maestro della Chiana, storica opera di bonifica che ha trasformato questa valle nel paradiso della frutta, dei formaggi, del vino, dell’olio e della Chianina. Da non perdere la Colmata di Brolio, la Chiusa dei Monaci e le splendide Leopoldine, abitazioni rurali di epoca granducale.  
ELBA

L’isola è la patria della Mtb

Se il lago di Garda è il paradiso del windsurf, l’isola d’Elba è per definizione il regno della mountain bike. In questi 224 chilometri quadrati di continuo saliscendi, che conoscono pochi metri di tratti di pianura, chi pratica il pedale tassellato trova proposte per tutti i garretti. Qualche esempio: c’è il giro completo dell’isola, 144 km e 2594 m di dislivello, ma è asfaltato al 90%; di contro, tutto nel territorio di punta Calamita, da Capoliveri, c’è il tracciato della Legend’s Cup, 78 km per 3000 m di salita, sterrato al 95% come la Macchia di Portoferraio, 31 km per 850 m di salita.  
GAIOLE IN CHIANTI

Eroica: la madre delle corse

È la madre di tutte le corse vintage e dei patiti del ciclismo da pionieri, con i suoi 200 km che mozzano il respiro per i panorami, i profumi, i colori e le storie ma anche, forse soprattutto, per la fatica che attanaglia le gambe e con quelle salite maledette gonfia i muscoli fino a bruciare. L’Eroica, inventata a Gaiole dal medico scrittore Giancarlo Brocci, si corre la prima domenica di ottobre, e raduna nel Chianti un popolo di 10mila ciclisti d’ogni specie, d’ogni età e d’ogni immagine. E quelle strade bianche sono oggi parco cicloturistico permanente, 209 km in sei zone da sogno.