Sorprendente. Non potrebbe essere altrimenti per una città che fa scorrere
il vino nella fontana principale del centro storico per festeggiare il Capodanno, che festeggia il Carnevale quando gli altri sono in Quaresima, che conta ben
40 musei per soli 200mila abitanti e che con una colletta ha
salvato due quadri di Picasso dalla vendita. Qui l’
antica cattedrale e i moderni
palazzi firmati dalle archistar convivono, tradizione e futuro si mescolano, in una città dai mille contrasti e in continua evoluzione. Siamo nell'
Angolo d'Europa, nel cuore della
Svizzera più vicino alla Francia e alla Germania, nella città transnazionale di
Basilea. Tante contaminazioni e 40mila pendolari che qui, in un raggio di 6 chilometri, si spostano ogni giorno per lavorare negli uffici e nei laboratori di ricerca dei colossi della farmaceutica. Bastano 8 minuti di tram per muoversi in tram da un confine all’altro. LEGGI ANCHE -
L’eleganza di Berna, la capitale della Svizzera
La tradizione delle feste
Il
mercatino di Natale di Basilea in Barfüsserplatz e Münsterplatz è considerato uno dei più grandi e più belli della Svizzera. Nella città vecchia è un brulicare di
persone fra bancarelle e piccoli chalet rustici, all’ombra dell’albero di Natale firmato dal famoso
decoratore Johann Wanner, noto soprattutto per le palline di
vetro soffiato e gli oggetti forniti a
Lady Diana e al centro
Rockefeller, mentre davanti alla cattedrale si fa la fila ordinatamente per assistere ai numerosi
concerti. Basta deviare verso il Pfalz per sorseggiare
vin brulé, gustare
waffel, salsicce o raclette, oppure semplicemente godere la vista del
Reno e del mare di luci della città. Una magia nascosta, quella del Natale festeggiato in
18 cortili segreti, con il grande libro dei desideri custodito nel suggestivo palazzo municipale in arenaria rossa. Una tradizione che esplode nella fontana del tritone il 1° gennaio, dove i basilesi si recano per brindare armati di bicchiere. Al posto dell’acqua la fontana mesce infatti
ippocrasso, una bevanda di
origine medievale con
vino speziato. Un’altra tradizione è quella del
Carnevale, non a caso proclamato
nel 2017 patrimonio dell’Unesco: tre giorni da festeggiare (nel 2024 si parte il 19 febbraio), dal lunedì al mercoledì, con un calendario unico al mondo, poiché inizia dopo le Ceneri. La festa comincia alle 4 del mattino con il rito dello scherzo, poi tutte le luci si spengono e si accendono le lanterne, protagoniste di un seguitissimo corteo musicale.
La città antica
Basilea è una città antica, fondata dai
Celti, poi sostituiti dai Romani, poi dai Franchi, per arrivare ai giorni nostri. Deve la sua principale fortuna a una grande via di comunicazione come il Reno, che è anche il mare dei basilesi, soprattutto nei mesi più caldi, quando ci si può nuotare e praticare sport, e all’industria, prima tessile, poi chimica, e oggi farmaceutica. Tutto partì dall’esigenza di colorare i nastri utilizzati nella moda: dai colori naturali si passò a quelli chimici. Il resto è
cronaca di oggi. La città antica, sulla collina, è dominata dalla cattedrale dove fu sepolto
Erasmo da Rotterdam. Insieme con l’antico ponte Mittlere Brücke, la cattedrale Münster è il simbolo più noto di Basilea e con le sue torri slanciate è parte integrante dello skyline cittadino. L’ex sede vescovile è stata costruita tra il 1019 e il 1500 in stile tardoromanico e gotico utilizzando la pietra arenaria dal caratteristico colore rosso proveniente dall’area che costeggia il Reno. La cripta, il coro, il sepolcro di Erasmo da Rotterdam, la porta di San Gallo e i due chiostri sono testimonianza di una fabbrica dalla storia lunga e movimentata. LEGGI ANCHE -
Zurigo, la metropoli svizzera moderna e cosmopolita
Ricerca e archistar
Nello skyline di Basilea convivono due città adagiate sulle sponde del Reno: accanto alle chiese e alle ville antiche, svettano gli edifici della città del futuro, progettati da archistar come
Richard Meier, Mario Botta, Renzo Piano o Herzog & de Meuron. Ben nove premi Pritzker hanno lavorato a Basilea. Tra le aree più in fermento il Dreispitz che da distretto industriale si sta trasformando
in quartiere residenziale. Nel 2014 gli architetti Morger + Dettli hanno terminato l’Accademia di arte e design, mentre i loro colleghi Herzog & de Meuron hanno realizzato lo studentato e l’archivio nel campus. Nel 2015 Zwimpfer Partner ha costruito gli uffici e lo studentato Oslo Nord. Il Transitlager, originario del 1922, è stato ristrutturato dal danese Bjarke Ingels Group e ampliato con un blocco di tre piani dalla forma a zig zag. E poi ci sono le
cattedrali delle industrie farmaceutiche. A settembre 2015 è
stata inaugurata la
Torre Roche, altro progetto di Herzog & de Meuron, che con i suoi
178 metri detiene il record di
più alto grattacielo svizzero superando la Prime Tower di Zurigo. L’edificio, con una forma triangolare a vela, ospita duemila dipendenti. Il ristorante sul tetto non è aperto al pubblico ma ogni sabato, su prenotazione, si può fare una visita guidata degli uffici e delle aree ricreative. Al
Campus Novartis la parola d’ordine è stupire. Entro il 2030 sorgerà una città nella città con edifici funzionali ma stravaganti come quello che ospita gli uffici, progettato da
Frank O. Gehry, dalla forma asimmetrica e con arredi a forma di scatola di scarpe. L’obiettivo è creare un polo per la ricerca e lo sviluppo dove lavoreranno diecimila persone e riqualificare, completamente, l’area di St. Johann prima adibita alla produzione.
Novartis Pavillon: il futuro è qui
C’è
la summa dell'architettura contemporanea nella cittadella della ricerca e della farmaceutica nata dalla
fusione di Ciba e Sandoz, da poco tempo
aperta al pubblico. Qui in vent'anni hanno lavorato i migliori architetti, da
Diener & Diener, i primi nel 2005, seguiti da
SANAA e Peter Märkli (entrambi nel 2006),
Marco Serra (2007),
Vittorio Magnago Lampugnani e Adolf Krischanitz (entrambi nel 2008), il già citato
Frank O. Gehry, José Rafael Moneo Vallès e Fumihiko Maki (tutti nel 2009), T
adao Ando, David Chipperfield e Yoshio Taniguchi (tutti nel 2010),
Eduardo Souto de Moura e Álvaro Siza (entrambi nel 2011),
Rahul Mehrotra (2013),
Juan Navarro Baldeweg (2014) e
Herzog & de Meuron (2015). Il
Novartis Pavillon, ideato da
Michele De Lucchi, è per il momento l’ultimo tassello del progetto di grande respiro di Vittorio Magnago Lampugnani che si protrarrà per altri sette anni. La sua facciata suggestivamente illuminata nella notte è a energia zero. “Il Pavillon nasce come spazio comune per uno scambio intellettuale fra industria e società”, spiega Marco Serra, che ha lavorato per vent’anni in Novartis come
architetto e oggi guida i tour nel campus. Dentro, un’esposizione interattiva che copre 6 ore di materiale con auricolari. La parte più suggestiva, le teche con le invenzioni e le scoperte della chimica farmaceutica, dal Voltaren (1974) all’Ovomaltina (1967), dalla pillola contraccettiva (1963) alla colla dell’elmetto degli astronauti dell’Apollo 17 (1969), fino al colore più iconico, il Rosso Ferrari (1984).
I musei e il miracolo di Basilea
Nessun’altra città europea presenta una simile densità di musei di alto livello: su una superficie di 37 chilometri quadrati se ne contano oltre 40, fra cui spicca il
Kunstmuseum, una delle collezioni d’arte aperte al pubblico più
antica:
per il “Times” è per valore
il quinto museo al mondo. Una storia caratterizzata da un miracolo laico. Cinquant’anni fa i
due quadri di Picasso “I due fratelli” e ”Arlecchino seduto”, in prestito al Kunstmuseum, stavano per essere venduti all’estero dal proprietario e collezionista d’arte Rudolf Staehlin in un momento di ristrettezze economiche della famiglia. La città si mobilitò per non perdere questo tesoro, raccogliendo più di sei milioni di franchi per l’acquisto delle due opere d’arte. Lo stesso Picasso rimase talmente colpito dalla dichiarazione d’amore di Basilea da regalare alla città tre quadri e un disegno. Oggi i quadri di Picasso si possono ammirare al secondo piano dell’edificio principale del Kunstmuseum Basel, che nel frattempo è cresciuto. Se si prosegue lungo i locali espositivi, si incontra il meglio dei classici moderni, da
Henri Matisse a
Joan Miró, passando per
Paul Klee.
La Fondazione Beyeler
Molti musei di Basilea sono conosciuti per le loro esposizioni ben oltre i confini nazionali, dal
Museo Jean Tinguely, al Schaulager, all’Antikenmuseum, al Museo storico fino al
Museum der Kulturen. Da non perdere, la
Fondazione Beyeler, il museo d’arte
più visitato in Svizzera: per la loro straordinaria collezione, Ernst e Hildy Beyeler fecero costruire uno spettacolare complesso museale all’
architetto Renzo Piano, in un gioco di volumi e specchi d’acqua che quasi suggeriscono il paesaggio, custodito all’interno, delle celebri
Ninfee di Claude Monet. Dentro, più di 250 opere dipinte e scolpite i cui autori rispondono ai nomi di
Van Gogh, Lichtenstein, Bacon, Monet, Braque, Picasso, Mondrian, Giacometti, Seurat, Klee, Rodin, Matisse, Calder, Degas, Chagall. Nel 2024 l’appuntamento saliente con le mostre temporanee sarà in autunno, con
oltre 70 capolavori di Henri Matisse, la prima retrospettiva in area germanofona nell’ultimo ventennio.
Le chicche
La
Volkshaus Basel, spazio multifunzionale con brasserie e sala per concerti, è stata ristrutturata da Herzog & de Meuron nel 2012 senza intaccare la struttura originaria del 1925. Nel cuore del vivace quartiere di Kleinbasel, il leggendario Volkshaus è un’istituzione sociale, con hotel, bar e brasserie, tradizionali sale per eventi e una vasta collezione di arte contemporanea. Altro punto d’interesse è il
panificio Kult, il più antico della Svizzera, dove si possono acquistare creazioni continuamente nuove. Il panificio Kult è anche un luogo di partecipazione e offre una piattaforma di scambio e assaggio di ricette. Non manca la cucina stellata, con nomi come
Tanja Grandits, Pascal Steffen e Flavio Fermi. Con il
Cheval Blanc by Peter Knogl, Basilea è ancora l’unica città svizzera che vanta un ristorante a tre stelle.