Quel balcone sul Parco dei Nebrodi

La Sicilia offre tesori storici e naturali unici. Dal borgo di San Marco D’Alunzio alle spiagge di Cefalù, fino ai resti di Himera, la regione affascina con la sua bellezza e storia millenaria.

di Redazione Itinerari
4 agosto 2024

Vento d’estate. Io vado al mare, voi che fate, si potrebbe continuare canticchiando il celebre brano di Niccolò Fabi e Max Gazzè. Se si sceglie di fare tappa in Sicilia, ci si può letteralmente sbizzarrire. A cominciare dal Messinese, che ospita sei delle 24 bomboniere di pietra facenti parte del circuito Borghi più belli d’Italia. Uno di questi, San Marco D’Alunzio, gioiello del Parco dei Nebrodi, si erge a 548 metri sul livello del mare (ovvero il Tirreno).

Gemma preziosissima, s’è detto: conta infatti una ventina di chiese, i ruderi del tempio di Ercole e del castello di San Marco, edificato da Roberto il Guiscardo, e diversi musei. Come quello della Cultura e delle Arti Figurative Bizantine e Normanne. Da non perdere la specialità della casa: il salame San Marco, la cui lavorazione risalirebbe proprio ai colonizzatori normanni.

Per gli amanti del mare c’è ovviamente l’intera costa nord, che vanta luoghi rinomatissimi come Cefalù e spiagge mozzafiato. Ma la Sicilia è una miniera anche per gli appassionati di archeologia. Ed eccoci a Himera (siamo sempre nel Palermitano): fondata nel 648 a.C., fu una delle più importanti e antiche colonie greche in Sicilia. Oggi troneggia al centro del golfo tra i promontori di Cefalù e di Termini Imerese e a ridosso della foce del fiume Imera Settentrionale o Fiume Grande.

I primi scavi regolari a Himera, che fa parte del Parco archeologico di Himera Solunto e Iato e il cui sito venne identificato fin dal XVI secolo, vennero effettuati nel 1926-27 dalla Soprintendenza di Palermo nella necropoli orientale. Notevole e maestoso il Tempio della Vittoria dedicato a Minerva, costruito nel 480 a.C. per celebrare la vittoria sui Cartaginesi. Nel 409 a.C., però, questi distrussero la città, segnandone per sempre il destino.

Giuseppe Di Matteo