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PIETRAPERTOSA. CULLA DEL SILENZI0 . TRA STORIA E POESIA

"Nascere e crescere a Pietrapertosa vuol dire conoscere il silenzio", scrive Ione Garrammone in ‘Alveare d’arenaria’ (Villani editore), non mancando...

di GIUSEPPE DI MATTEO
6 aprile 2025
MAGIA SENZA TEMPO Pietrapertosa, un vero borgo-gioiello nel cuore delle Dolomiti lucane

MAGIA SENZA TEMPO Pietrapertosa, un vero borgo-gioiello nel cuore delle Dolomiti lucane

"Nascere e crescere a Pietrapertosa vuol dire conoscere il silenzio", scrive Ione Garrammone in ‘Alveare d’arenaria’ (Villani editore), non mancando di dedicare a questo incantevole borgo incastonato nel Parco regionale di Gallipoli Cognato e delle Dolomiti Lucane (siamo in provincia di Potenza) una raccolta di poesie. E infatti prosegue: "Adagiata sul bianco selciato/nella controra/cadenzata da poche cicale stanche/Pietrapertosa pare una vecchia odalisca/che riposa le carni tra cuscini d’arenaria".

E dai suoi oltre mille metri guarda tutti dall’alto, compresa la vicina Castelmezzano. Che da Pietrapertosa si può raggiungere addirittura volando: merito di un cavo d’acciaio, lungo un chilometro e mezzo, che collega i due paesi. Il viaggio, che dura un minuto e mezzo, da queste parti lo chiamano il Volo dell’Angelo. Ed è solo una delle tante attrazioni del sogno scolpito nella pietra che si chiama Pietrapertosa. Il nome – pietra perciata, cioè forata –, lo deve all’enorme buco di una rupe visibile all’ingresso del borgo. Che, come spesso accade, raccoglie l’eredità di diverse dominazioni. La sua nascita potrebbe risalire all’VIII secolo a.C. ad opera dei Pelasgi; poi di popoli ne sono passati tanti: i Greci, i Goti, i Longobardi e i Saraceni.

E proprio di questi ultimi è l’impronta più visibile, senza tralasciare il contributo dei Normanni e degli Svevi. Passeggiare nel centro cittadino, continuamente accarezzato dalla roccia dolomitica, è un’esperienza indimenticabile. Con un’attenzione particolare al quartiere dell’Arabata (o Rabata), che rivela, come il nome suggerisce, il passato arabo di Pietrapertosa. Poco distante si trova invece il castello, risalente al IX secolo: utilizzato prima dai Saraceni e diventato in seguito roccaforte Normanno-Sveva, domina il paese dall’alto. Per raggiungerlo, infatti, bisogna percorrere una scalinata che rivela il rapporto viscerale di Pietrpertosa con le rocce. E prima di intravedere la sagoma del maniero se ne incontrano diverse con sembianze antropomorfe, frutto di una natura ingegnosa e paziente, che lasciano di stucco.

Ma non basta: dal castello è possibile perdersi con lo sguardo in mezzo ai monti, ai fiumi e ai torrenti del luogo. Fratelli che paiono rincorrersi. Tornando indietro, stavolta in discesa, si arriva invece alla chiesa di San Giacomo, di fondazione quattrocentesca su una fabbrica preesistente, che custodisce testimonianze dell’arte lucana tra XV e XVIII secolo. Meritevole di una visita è anche il convento di san Francesco d’Assisi, fondato nel 1474 e impreziosito da opere artistiche di pregio.

Tra queste, una tela dell’Apparizione del Bambino a Sant’Antonio di Padova (1631) attribuita all’artista lucano Giovanni De Gregorio, detto ’Il Pietrafesa’ e l’Immacolata di Francesco Guma (1628). Ma Pietrapertosa offre anche incantevoli passeggiate. Una delle più suggestive è il Percorso delle Sette Pietre, un antico tratturo contadino che lega il destino di Pietrapertosa a quello di Castelmezzano. Percorribile in circa in un’ora e mezza, il cammino prevede una serie di tappe in parte legate a una storia tratta dal libro ‘Vito ballava con le streghe’ di Mimmo Sammartino (Hacca edizioni), e regala un viaggio tridimensionale alla scoperta di luoghi magici e antichi.