Nobile Trieste, inafferrabile e cosmopolita
In meno di ottomila chilometri quadrati il Friuli Venezia Giulia fa da scrigno a una molteplicità di paesaggi che vanno dal mare alla montagna (le Alpi Giulie), dalla laguna (a sud, quella di Grado) alla collina con punteggiatura di borghi antichi, natura avvolgente e tradizioni consolidate. Gabriele Salvatores per illustrarne l’anima da portare a Expo ha scelto Trieste e il limitrofo Castello di Miramare. La città giuliana è conosciuta per la bora che la spazza con venti anche a cento chilometri l’ora e se la natura identifica anche i luoghi, l’essenza del capoluogo va ricercata nella sua sfuggente inafferabilità. Come del resto vuole la sua storia. Trst in sloveno significa canneto, nel 50 a.C. era solo un borgo di pescatori quando divenne colonia romana e il nucleo abitativo venne cinto da forti mura e arricchito di importanti costruzioni quali il Foro e il Teatro, i cui resti sono visibili ancora oggi sul colle di San Giusto. Poi dall’inizio del III secolo d.C venne spazzata dalle invasioni barbariche, nel 1300 divenne libero comune ma già dal 1382 entrò nell’orbita asburgica ponendosi sotto la protezione di Leopoldo III.
Nel 1719 Carlo VI decretò la libertà di navigazione, aprendo così le porte al commercio e assegnando alla città il privilegio di porto franco. Il che favorì quel cosmopolitismo che ancora oggi si ritrova nei luoghi di culto, nel dialetto e nei cognomi stessi degli abitanti. Una prosperità che determinò nell’Ottocento la nascita di grandi gruppi assicurativi, di compagnie di navigazione e della Borsa. Nel 1918 il passaggio all’Italia retrocesse però la città al ruolo di ‘porto qualunque’ e gli fece perdere, una volta svincolata dal contesto mitteleuropeo, la sua unicità. Il secondo conflitto mondiale le sottrasse anche le terre della penisola Istriana, passate alla neocostituita Jugoslavia che avanzò a lungo pretese anche su Trieste. E solo nel 1954, con la firma del Memorandum di Londra, la città e il suo entroterra furono restituiti all’Italia. Il 26 ottobre di quell’anno la folla che acclamò l’arrivo delle truppe italiane era assiepata in Piazza Unità d’Italia, la piazza aperta sul mare più grande d’Europa su cui affacciano gli edifici simbolo della sua grandeur: il palazzo del governo in stile liberty, quello delle Assicurazioni Generali e del Lloyd Triestino pilastri dell’Emporio e, costruito per ultimo, il palazzo del Municipio.
Tra i luoghi più amati c’è anche il Molo Audace, sorto tra il 1743 e il 1751 sul relitto del San Carlo, una nave affondata in porto. Settecentesco è anche il Canale Grande realizzato da Matteo Pirona come perno del nuovo piano urbanistico che ha portato alla costruzione del Borgo Teresiano laddove un tempo c’erano le saline. Dal mare al colle alle sue spalle per salire a vedere il castello di San Giusto che sorse nel luogo del castelliere, il primo nucleo abitato di quella che poi in epoca romana divenne Tergeste. Un’epoca alla quale far risalire anche l’Arco di Riccardo, nel cuore della città vecchia, una porta romana aperta forse nel I secolo d.C. nelle antiche mura fatte costruire da Augusto nel 33 a.C. è su un colle, quello di Gretta, anche il faro della Vittoria inaugurato nel 1927, a 60 metri sul livello del mare, sulle antiche strutture del forte austriaco Kressich del 1854.
ARTE Benvenuti nella patria del Tiepolo
Il Duomo di Udine sorge laddove era la chiesa di San Girolamo. Attraversato il Portale della Redenzione ci si immette in un interno a croce latina. Sull’altare della cappella di San Giuseppe si trova la Pala di Pellegrino da San Daniele mentre in quella della Santissima Trinità il capolavoro di Giovan Battista Tiepolo. Un trionfo di ori e argenti è l’attiguo Museo del Duomo: la ricchezza del clero cittadino lo trasformò in collezione preziosa come dimostra il ciclo di Vitale da Bologna con le storie di San Nicolò.
UDINE L’orologio di piazza delle Erbe
Il luogo d’incontro per eccellenza della città di Udine è la bellissima piazza delle Erbe dominata dalla cinquecentesca chiesa di San Giacomo il cui orologio incastonato sopra il portale serviva per scandire le ore dei mercanti che potevano anche seguire la messa senza abbandonare i banchi perché il prete celebrava dal balcone. E’ il simbolo della città. Dalla piazza si sale fino al Castello, oggi sede dei Musei Civici, ideali per una visita con i bambini.
SAURIS Il gusto di andar per malghe tra formaggi unici e tradizione
Sauris è la partenza ideale per andare per malghe e soggiornare laddove ci si può svegliare con lo scampanio delle mucche al pascolo (malghefvg.it). Qui si trova anche la Scuete Fumade, una ricotta affumicata da grattuggiare sui Cjalsons, i ravioli tradizionali. Bello anche il centro storico, le cui case sono realizzate con la tecnica dei Block bau, ovvero tronchi sovrapposti e incastrati agli angoli con tetto in scandole di legno. Il dialetto che vi si parla è un tedesco del XIII secolo influenzato dalle circostanti lingue romanze come spiega il locale Centro Etnografico Haus van der Zahre. Solo qui, infine si mangia un prosciutto crudo senza eguali al mondo per la leggera affumicatura su legno di faggio (wolfsauris.com).