Messina e lo Jonio, infinita armonia
Goethe nel 1817 scriveva della Sicilia: “La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra. Chi li ha visti una sola volta, li possederà tutta la vita”. Mi piace pensare che parlasse della provincia di Messina e in particolare della riviera ionica. Circa 34 chilometri di costa, da capo Scaletta a Taormina, con l’orizzonte diviso a metà, da un lato la Calabria e dall’altro il Mediterraneo. Qui d’estate l’aria profuma di origano, gelsi, zagara e salsedine, e i colori si accendono: la ginestra, i fiori dei capperi, il verde dei Peloritani e il blu del mare.
È un susseguirsi di paesini stretti, quasi infilati tra il mare e i monti, cuciti insieme da una strada - la Statale 114 - che in certi orari sa farsi detestare ma che ha alcuni tratti, come quello quasi a picco sulla spiaggia va dalla fine di Itala Marina al capo Alì, di una bellezza rara. Una zona ancora non invasa da turisti e che però sta cercando di farsi conoscere. è di pochi giorni fa la terza Bandiera Blu in due anni: Roccalumera si aggiunge ad Alì Terme e Santa Teresa di Riva. Resta comunque una terra ancora genuina e ricca di dicotomie. L’acqua (le fonti, i ruscelli, le terme) e il fuoco (l’Etna in lontananza, le ceramiche), i pescatori e contadini. Le barche di legno colorato punteggiano le spiagge, mentre bastano poche curve in salita per ammirare i terreni terrazzati strappati alla montagna e sentire gli animali al pascolo. Si sarà capito, un viaggio da queste parti è per chi non va di fretta. Per chi preferisce i piccoli riti: fare colazione con la granita, comprare la verdura e il pesce in strada dalla “lapa” (ape car), “passiare” (passeggiare) di sera sul lungomare.
Il mare. In balia degli elementi dello Stretto e all’ombra dell’Etna, è un mare spartano: c’è spesso vento e il fondale degrada velocemente. L’acqua è fredda ma così trasparente che sembra di poter toccare i sassi sul fondo. Le spiagge sono libere e non sono mai affollate. I lidi attrezzati compaiono mano a mano che si procede da nord a sud. Quasi tutte hanno le docce pubbliche, le passerelle, i cestini e alcune anche il bagnino. Per chi cerca le chicche, isolata e scenografica è la spiaggia di capo Alì, ci si arriva però solo a piedi. Un’altra spiaggia da non perdere e più accessibile è quella di Sant’Alessio: si fa il bagno in un mare pulito dalle correnti dello stretto, guardando il castello che sovrasta il capo.
L’entroterra. Per cercare la storia meglio lasciare la costa e addentrarsi nell’entroterra. A Itala Superiore e Casalvecchio Siculo sorgono stupende due chiese “sorelle” arabo normanne del 1100. Quella di Itala è più piccola, quando si sposa qualcuno, le donne arrivano dai paesi vicini e si siedono all’ombra degli alberi per “cuttigghiare” (letteralmente fare taglio e cucito). Quella di Casalvecchio, è imponente, una sorta di fortezza cristiana nel mezzo della vallata d’Agrò. Poco distante c’è Savoca, famosa per aver fatto da set ad alcune scene del Padrino. Ma più che andare allo stravisitato bar Vitelli, meglio perdersi per il paese, visitarne le chiese e la piccola cripta dei cappuccini con le sue mummie.
BIRRA MESSINA
Il boccale racconta
Ricchezza, generosità e passione sono i valori che ispirano Birra Messina e che ritroviamo in questa terra piena di meraviglia, ovvero la Sicilia. Per rendere omaggio all’unicità di questa terra, Birra Messina ha invitato i siciliani a condividere le proprie storie per permettere a tutti di vedere i luoghi dove vivono con i loro occhi. Un viaggio nella Sicilia più autentica alla scoperta della natura e della cultura, oltre che delle tradizioni più radicate e oggi reinterpretate in chiave moderna. Tutto questo è il racchiuso nel progetto “La Sicilia si sente”, piattaforma di comunicazione che prende vita grazie ai canali social e digital del brand attraverso Instagram e Facebook (il racconto completo è sul sito web del brand e sul canale YouTube). A due anni dal lancio di Birra Messina Cristalli di Sale, questa iniziativa offre la possibilità di immergersi nella Sicilia più autentica e lo fa attraverso volti e voci dei suoi diversi protagonisti con le loro esperienze, tutte legate a profonde radici e tradizioni. Nove storie di meraviglia inaspettata raccontate da chi è nato in Sicilia e ha scelto di viverci trasformando antichi mestieri e attività che valorizzano le bellezze naturalistiche e culturali dell’isola, quelle più inattese. Il racconto spazia da Palermo a Mazara del Vallo, da Favara a Modica, da Catania a Ganzirri, da Enna ad Augusta e Caltanissetta: immagini evocative che con un ritmo delicato permettono di rivivere quello che i nove protagonisti degli episodi vivono nella loro quotidianità.
I MUST
Arancini e focaccia
I tre must eat: arancini (ottimi quelli del Magazzino di Alì Terme); la focaccia tradizionale; la granita con la “brioscia cu tuppu” (da provare quella di gelsi del bar Lumaca di Scaletta Zanclea). I più curiosi possono provare la “canni nfunnata” ordinandola nelle macellerie di paese: carne di pecora cotta per ore nei tradizionali forni di mattoni, da accompagnare con cipolla rossa nell’aceto. Obbligatorio riposino post prandiale.
RISTORANTI E MOVIDA
Il miglior pescato
Il pesce migliore si mangia o a Nizza, al piccolo e spartano “Il veliero”, oppure “Da Onofrio” a Furci Siculo, un’istituzione. Per un po’ di movida invece, ci si può spostare al Plays di Roccalumera, al lido Mammamia di Santa Teresa, al locale Talia o al teatro Val d’Agrò.
DINNAMMARE
Vista sullo Stretto
Per gite più naturali, splendida la strada che da Fiumedinisi, attraversando boschi e greggi, scavalca la montagna e arriva a Dinnammare, da dove la vista sullo stretto è spettacolare. Per un’escursione a piedi, in bici o a cavallo, imperdibile il cammino dell’Anello del Nisi, che regala scorci indimenticabili tra terra e mare. Infine, imperdibile una giornata alle gole dell’Alcantara, tra gli scenari più belli della Sicilia.