Destinati a scomparire a favore dei “colleghi” più avveniristici che si librano nel vuoto siderale (i satelliti), antichi simulacri di un’epoca in cui la loro luce salvifica portava speranza ai marinai,
i fari conservano un fascino quasi metafisico. Quante vite hanno salvato le “torri di fuoco” e i loro guardiani nel corso dei secoli? Il conto si perde nelle pieghe del tempo. Si stagliano contro il cielo e contro il mare, ne sfidano le piogge e i flutti, i più nobili, quelli in pietra, sono immersi nell’acqua, resistono alle maree,
sentinelle dell’oceano. Il faro è sinonimo
di solitudine, di contemplazione, di quiete e di tempesta, paura e salvezza, non è un viaggio per tutti, ma per chi ama questi “angeli custodi delle acque” e anela a perdersi nelle storie dei loro guardiani, “i signori sedentari dei deserti salati”,
la costa della Bretagna, affacciata su un tratto di mare notoriamente insidioso,
schiude un vero paradiso, in particolare nel distretto di Finistère.
La Route des Phares, tra leggende e panorami mozzafiato
Le coste della Bretagna, nel Nord della Francia, custodiscono la più alta concentrazione di fari al mondo, in circa 90 chilometri ce ne sono
17, di cui 13 immersi nelle acque del mare, cui si affiancano 85 torrette e 204 boe segnaletiche. Solitamente i fari sono aperti nella bella stagione, da aprile a settembre, e il costo per visitarli non è elevato, ma non tutti sono accessibili (sempre meglio verificare in anticipo). In tal caso non resta che ammirarne la bellezza dall’esterno, immergendosi in contesti naturalistici davvero preziosi.
Il percorso si muove tra Brest e Brignogan e può essere fatto in entrambi i sensi. Partendo da Brest, il primo che si incontra è il
Faro del Petit Minou, posto all’entrata della rada, con i suoi 26 metri di altezza risale alla metà del XIX secolo (precisamente al 1848). Collegato alla terraferma con un piccolo ponte in pietra, si affaccia sulla baia e sulla spiaggia di Minou, regalando un panorama difficile da dimenticare.
Sull’isola di Ouessant
Si prosegue alla volta del
Faro di Saint Mathieu, a Plougonvelin, immerso in un complesso che comprende una cappella in pietra e una
vecchia abbazia dedicata al culto di San Matteo Evangelista. La costruzione,
realizzata nel 1835, si erge su un promontorio a strapiombo sul Mare d’Iroise, per raggiungere la cima si percorrono 163 scalini. Oggi automatizzato, il faro ha ospitato un guardiano fino a tempi relativamente recenti (il 2006). Procedendo lungo la costa si incontrano il
Faro di Kermorvan,
Pointe de Corsen (il punto più a Ovest di Francia) e il
Faro di Trézien (182 scalini per ammirare l’arcipelago di Molène e Ouessant). Di fronte, l’
isola di Ouessant, raggiungibile tramite traghetto (2 ore e mezza da Brest, un’ora da Le Conquet, che è situata a circa 10 minuti dal Faro di Saint Mathieu). Sulla punta occidentale dell’isola si erge, per 53 metri,
il Faro di Créac’h (in bretone promontorio), con la sua
portata luminosa pari a circa 60 chilometri è uno dei più potenti del mondo. Alla base si può visitare il
Museo dei Fari e delle Boe, inaugurato nel 1988. Rimanendo sull’isola, si può raggiungere il
Faro dello Stiff, costituito da due torri coniche. Attivo fin dal lontano 1.700 è
il più antico di Francia.
Tra terra e oceano: il Menhir de Kerloas e il Phare du Four
Ritornando sul continente, dal faro di Trézien, nei pressi di Plouarzel, si può fare una
piccola deviazione per ammirare il Menhir de Kerloas, risalente a circa 4.000 anni fa, è il megalite più alto attualmente in piedi. Si trova nella campagna tra Plouarzel e Saint-Renan, circondato da campi, immerso in un contesto particolarmente calmo. Passando per
il castello di Kergroadez, costruito nel 17° secolo, e muovendo di nuovo in direzione della costa, ecco il
Phare du Four. Davvero impressionante questa costruzione che si trova
a due chilometri dalla terra ferma, al confine tra oceano Atlantico e Canale della Manica. L’itinerario prosegue attraversando l’
Aber Wrac’h, suggestivo fiordo, e dirigendosi verso il
faro in pietra tagliata più alto del mondo, quello dell’Île Vierge (raggiungibile in barca solo con l’alta marea), con 82,5 metri e 365 scalini di scala a chiocciola. Le ultime tappe della strada dei fari ci portano al
posto di guardia di Meneham, suggestivo villaggio di pescatori, e, infine, al
Faro di Cap Fréhel. Costruito tra il 1946 e il 1950, interamente in pietra da taglio su uno dei più bei promontori della costa bretone, si trova a circa due ore da Brignogan.
Ar-Men, il faro più famoso, sfida le acque dell’oceano
Costruito tra il 1867 e il 1881 all'estremità della Chaussée de Sein, sulla punta occidentale della Bretagna, il
Faro di Ar-Men (in bretone pietra, oppure roccia), dichiarato patrimonio storico, è di certo
il più famoso e inquietante. Realizzato per illuminare l’insidiosa zona di scogliere che si estende per circa 24 chilometri a Ovest dell'
Île de Sein, a causa di un’asta di bronzo conficcata nella roccia
rimbomba sotto i colpi delle onde, quasi a richiamare il suono delle campane di Notre-Dame. Automatizzato nel 1990,
era soprannominato dai guardiani che vi ci lavoravano l’inferno degli inferni. A tal proposito, è bene ricordare che il popolo del mare soleva classificare i fari in tre categorie: “Inferno” (per i fari immersi nelle acque), “Purgatorio” (per quelli posti sulle isole) e “Paradiso” (per le costruzioni su terra ferma). «Bisogna essere degli idioti per non avere paura all’interno di un faro»
scriveva lo scrittore francese Jean-Pierre Abraham (il suo libro più famoso si intitola proprio “
Armen”), guardiano di Ar-Men dal 1959 al 1964. Ar-Men si trova a circa 20 km da Sein e richiede
una suggestiva e affascinante escursione di circa 3 ore per attraversare la Chaussée de Sein e il suo caos roccioso e raggiungere anche i fari di Tévennec e La Vieille, con possibilità di incontrare foche e delfini. Indispensabili macchine fotografiche alla mano per
immortalare le onde che si infrangono contro il faro. Uno scatto davvero iconico.