Val d’Aveto, la più bella del mondo. Parola di Ernest Hemingway
Cosiì il celebre scrittore americano definì questo angolo di entroterra ligure, tra Graveglia e Sturla, ricco di sapori unici, miniere, pascoli e abbazie

il borgo di Cassagna nel Comune di Ne
Il Levante genovese senza il mare? Potrebbe sembrare uno sgarbo, un’eresia turistica o quantomeno un peccato di lesa maestà per Portofino, Santa Margherita o Chiavari. Ma via, un vero viaggiatore non si accontenta dell’accomodante comfort zone rivierasca. Semmai ha un’attrazione fatale per l’entroterra e per i luoghi rigenerativi che non conoscono la molestia dell’over tourism. Certo, le strade non sono mai diritte da queste parti. E forse sono intriganti proprio per questo.
Serve un punto di partenza per eddentrarsi nelle Valli del Parco dell’Aveto? Ci pensa Ne, il grosso Comune che forma la Val Graveglia, nota per i paesini in pietra e le miniere. Il Passo del Bocco non è lontano e ci si addentra nella Valle Sturla incorniciata da pascoli e castagneti, cercando di conquistarla seguendo il tracciato panoramico che transita dal Passo del Ghiffi, che sfiora le rovine dell’antica chiesa di San Martino di Licciorno e che prima di Borzonasca, permette di raggiungere l’abbazia benedettina di Borzone.
Meglio fare subito i conti con il tempo a disposizione e il meteo. Ma la curiosità è più forte di ogni contrattempo. E allora diventa imperativa la sosta tra i portali e le volte del borgo di Ventarola. Quando si arriva a Rezzoaglio, difficile non ricordare che da queste parti ci sia passato il grande Ernest Hemingway con le truppe americane nel ’45 e abbia poi scritto sul diario "Oggi ho attraversato la valle più bella del mondo". Ottimo spunto. Anche se non vale quello più popolare: la ricca presenza di caseifici dove acquistare i formaggi più tipici come il ’Cabanin’, prodotto con latte crudo di una razza bovina autoctona e il ’San Stè’ tipico del Caseificio Val d’Aveto, sempre con latte, disponibile in tre differenti stagionature.
L’inerzia porta a rendere ancora più immersiva l’esplorazione in una Liguria amatissima da chi cerca un rapporto tattile con la natura. E si arriva così a Santo Stefano d’Aveto piccola capitale di questo Tibet ligure che un’abbondante letteratura riempie di personaggi fiabeschi e leggende. Curiosa la presenza del Santuario ’Madonna di Guadalupe’ dai rimandi messicani. E illuminanti le storie di vita vera che confermano la rinascita di questa zona montana di transizione oggi spesso scelta come destinazione per posare i bagagli. Nel weekend, c’è pure la possibilità di sfruttare la seggiovia per Prato della Cipolla, attorno ai 16.00 metri, provvidenziale quando la neve imbianca la skiarea e perfetta quando arriva la bella stagione.
Qui e là, pascoli, faggete, vette che marcano il confine fisico e mentale con l’Emilia. E in cerca di una meta che diventi la summa di una Riviera di Levante lontana dal chiasso, si sceglie di puntare al Penna, montagna sacra consacrata dagli antichi liguri al culto del dio Pen e luogo del cuore scelto da Margherita Schiappacasse e Matteo Beppato assieme alla piccola Elettra per avviare un’azienda agricola e intercettare un turismo interessato alla Liguria più wild. La vista si allarga fino al mare del Tigullio, talvolta perfino alla costa della Corsica. E in un amen, arriva l’assoluzione piena. Dal citato peccato di lesa maestà.