Le Grotte di Castelcivita, meraviglia senza tempo

1 giugno 2023
Grotte di Castelcivita_Caverna Boegan

Grotte di Castelcivita_Caverna Boegan

Entrare in una grotta è come aprire le porte di un nuovo mondo. Per capirlo, è possibile andare alle porte del Parco nazionale del Cilento, in provincia di Salerno, dove sorge, o, meglio, “sprofonda” un incredibile complesso di cavità noto come le Grotte di Castelcivita. Avventurarsi all’interno rappresenta un’esperienza unica, un tuffo nell’abisso della natura e della storia, dove ogni percorso assume la forma di un viaggio interiore e ogni forma creata dal tempo quella di un ricordo o di un racconto tramandato. E non è un caso che le chiamino anche Grotte di Spartaco. Secondo alcuni storici, infatti, il gladiatore ribelle si rifugiò, assieme alla moglie Norce, proprio nelle cavità sotterranee tra i monti Alburni, dopo essere stato sconfitto dall'esercito romano. E la leggenda vuole che l’eroico combattente nascose nella spelonca un piccolo tesoro. Tesoro che non fu mai trovato e che, probabilmente, non è mai esistito, ma che contribuì a creare curiosità intorno a quelle che oggi conosciamo come Grotte di Castelcivita, rimaste inesplorate per secoli. Infatti, fu soltanto nel 1889 che i fratelli Ferrara, di 14 e 16 anni, di Controne, un piccolo comune in provincia di Salerno, tentarono la conquista e si calarono nell’antro armati solo di lampade a olio e qualche fiammifero. La spedizione improvvisata, però, non fu fortunata e i due rimasero imprigionati per sei lunghi giorni prima di essere localizzati. Dopo il tragico epilogo - solo uno dei due giovani venne estratto vivo - ci vollero altri quaranta anni prima che Nicola Zonzi, un farmacista di Castelcivita, decidesse di tornare nelle Grotte per un’esplorazione preliminare. Tra gli anni Venti e Trenta, poi, piano piano le Grotte vennero mappate in modo sistematico dagli speleologi e iniziarono a esserci anche i primi visitatori. Qui, tra le caverne sotterranee sono state rinvenute tracce di occupazione da parte dell'uomo di Neanderthal, la cui comparsa in questa regione è stata datata a 40.000 anni fa, e significativo è stato anche il ritrovamento di resti di Squalius squalus, trote e anguille, che ha contribuito ad ampliare la conoscenza delle loro abitudini alimentari. Fortunatamente, oggi, visitare le Grotte di Castelcivita, complesso speleologico tra i più estesi dell’Italia meridionale - con un totale di circa 4.800 metri di lunghezza -, è molto meno complicato. “La porta del Cilento sotterraneo”, come viene chiamato questo sistema di incavi naturali, particolarmente ricchi di stalattiti e stalagmiti dalle più disparate forme, è visitabile ogni giorno e in ogni mese dell’anno, anche se è sempre obbligatoria la prenotazione. Anche i percorsi sono tanti e suddivisi in base alle difficoltà e al numero di visitatori.

Il percorso turistico

Il percorso turistico, in tutto, dura circa un’ora. La prima sala a pochi metri dall’entrata è la Sala del Guano che fino agli anni Sessanta è stata il rifugio ideale dei pipistrelli. Andando solo qualche metro più avanti, appaiono le prime stalattiti e le stalagmiti che, grazie alla particolarità della roccia sedimentaria combinata all’acqua piovana, si sono sviluppate in enorme quantità in tutta la cavità. Si entra poi nella Sala del Castello con il suo gruppo di stalagmiti che ricorda appunto un antico castello medioevale posto in cima ad una collina. Qui, il tragitto si dirama in due cavità e al passaggio principale si può scegliere il condotto adiacente per visitare la Sala del Coccodrillo, mentre, proseguendo per l’altro tragitto c’è d’ammirare la formazione del limone, della cipolla, dell’aglio e della melanzana, in quella che viene chiamata appunto la Sala degli Ortaggi. Qui ci si può avvicinare e toccare con mano, osservare il tragitto e l’irruenza delle acque, ben evidente nonostante il lungo tempo trascorso. Il tragitto prosegue poi nella Sala Bertarelli, poi si prende un’altra diramazione che si ricongiungerà al camminamento, circa 70 metri più avanti. Eccoci al cospetto della Pagoda, forse la formazione più nota delle Grotte e, tutt’intorno, altre formazioni che ricordano costruzioni orientali.

Il percorso speleologico amatoriale

Il percorso speleologico amatoriale dura circa 4 ore e, anche in questo caso, la prenotazione è obbligatoria. Non solo: la visita si effettua solo al raggiungimento di almeno otto partecipanti. In questo caso, l’esplorazione è resa più suggestiva già dalla particolarità con cui viene effettuata: il casco con illuminazione incorporata (fornito dall’organizzazione) dà una visione differente del tratto che si percorre, consentendo di vivere appieno le varie zone che raccontano ognuna una parte della vita delle Grotte. Il percorso speleologico amatoriale inizia a circa 1.200 metri dall’ingresso, cioè dopo aver effettuato il percorso turistico. Il tratto visitabile è di ulteriori 1.800 metri, e passa attraverso vari ambienti, alcuni ampi e ricchi di formazioni (come la caverna Principe di Piemonte, la cascata rosa, le cortine sonore e il tempio), altri con morfologia differente in cui è possibile individuare i vari momenti della formazione delle Grotte.

La GeoEsperienza

Di recente, tra le possibilità di visita delle Grotte di Castelcivita, è arrivata anche la GeoEsperienza, della durata di circa un’ora e quindici minuti. Si tratta di un nuovo tipo di offerta multisensoriale, indirizzata a chi vuole vivere le cavità del sottosuolo sulle orme degli esploratori che, circa un secolo prima, si avventurarono per primi nel Ramo Nord tra stupore, meraviglia e desiderio di scoperta. Questa estensione delle Grotte di Castelcivita, infatti, prima d’ora non era mai stata aperta al pubblico e offre la possibilità di trovarsi di fronte ad aspetti speleologici e biologici peculiari del mondo sotterraneo. Dai batteri brillanti alla trama del fico, dalla giacitura delle rocce ai drappi dentati. L’ambiente è intatto, mai raggiunto dall’illuminazione o dalle piste calpestabili. Si comincia con una botola, una fune e una discesa di 10 metri fino al livello sottostante. Muniti di caschi, torce, i visitatori possono mettervi piede dopo un secolo dalle prime esplorazioni. Stesi tra le rocce, inginocchiati, in arrampicata, si seguono le orme lasciate dall’acqua che ha scavato la roccia e si entra in contatto con essa. Ovviamente, il percorso sarà guidato da due professionisti, esperti in geologia e valutazione e controllo ambientale. La sicurezza prima di tutto!