In bicicletta lungo l'Arno: al contrario c'è più gusto

di PAOLO PELLEGRINI
6 maggio 2022

Arno

Il modello è il Danubio, quei fantastici 350 chilometri da Passau fino alle porte di Vienna, ma anche la Drava lungo Val Pusteria non scherza, per 500 km di saliscendi da Dobbiaco (quasi 600 però se parti dalle porte di Bressanone) attraverso l’intera Carinzia fino oltre Maribor al confine sloveno-croato. Fiato, amore e fantasia. Pedalare lungo un fiume, e senza le auto che ti sfiorano e ti incipriano di scarichi. Perché non proviamo a farlo lungo l’Arno? Magari a ritroso, 270 km o poco meno dal Tirreno fino a Stia attraverso pianure rigogliose e bellissimi borghi, e poi a mezza costa di colline ammantate di vigne e olivete tra pievi e borghi, e le città e le valli… Il sogno di una ciclovia fuori dal traffico esiste, ma ancora l’intero percorso è di là da venire, in Italia, si sa, tra il dire e il fare… E comunque, dai, che c’è da pedalare ma anche da godere. Giro di tre giorni, si parte ben attrezzati: una solida city bike o una bella gravel, magari a pedalata assistita, non c’è mica da vergognarsi anche se i dislivelli non saranno da capogiro, e gomme con un buon tassellato per i tratti fuoristrada. Munirsi di borse: sottosella, al telaio, al manubrio, utili per ricambi, cibi di emergenza (ma non siamo nel deserto…), documenti eccetera. Costruitevi il percorso con una traccia sul gps, non vi perderete. Si parte dal mare, e la Ciclabile del Trammino (il vecchio percorso del tram) da Bocca d’Arno ci porta in centro a Pisa, con un po’ di attenzione si arriva alle Piagge e il bel viale alberato vi introduce ai primi 21 km di ciclabile sull’argine del fiume fino a Cascina. Verso Pontedera si lascia il fiume per qualche tratto di bosco, poi da Montopoli a San Miniato si esce all’aperto. Passata Empoli, in riva destra si evita il traffico fino a Montelupo, anzi a Camaioni. Siamo a Signa, e ci possiamo fermare per la prima tappa. Mattino dopo, via verso Firenze. Tutta sull’argine, la pista dei Renai (con il parco e il laghetto) che porta alle Cascine, il polmone verde della città. Lungarni con il naso qua e là, ed è ciclabile fino al Girone. Dopo, ahimé, si rientra sulla statale, e sarà così fino a Incisa Valdarno: la strada, fra l’altro, riserva anche qualche salitella. Dopo Figline, meglio lasciare il fiume e salire a mezza costa, sui dolci saliscendi tra gli olivi dell’antica Strada Setteponti, che attraversa bei borghi, ville, vigne, pievi romaniche. Secondo stop, direi, tra San Giustino Valdarno e Castiglion Fibocchi. Terzo start, ed ecco il Ponte a Buriano, che alcuni vorrebbero ritratto da Leonardo sul fondale della Gioconda: qui l’Arno si fa fiume vero, da qui potremo lasciare, anche se non del tutto, il traffico. Entreremo in Arezzo, perché ne vale la pena (Piero della Francesca…), poi punteremo verso il Casentino tra strade bianche e comode ciclabili. Destinazione Stia, dove l’Arno è un torrentello scherzoso. La sorgente è lassù, sul Falterona: fino a Croce ai Mori sono 12 km di salita, poi a piedi. Ma ne sarà valsa la pena.

Il consiglio

L’Arno è poco distante, il Bisenzio a un passo. Il parco Renai è un unicum a Lastra a Signa nei pressi di Firenze. Un lago-spiaggia attrezzato per ogni tipo di attività all’aperto

Casentino

Nelle foreste abitate dalla preistoria tra sapori incredibili e spiritualità Valle stretta circondata da monti boscosi (sul versante appenninico in buona parte compresi nel Parco delle Foreste Casentinesi), abitato fin dalla preistoria e fiorente in periodo medievale, il Casentino è terra di misteri in cui convivono profonda spiritualità cristiana (ci sono la pieve di Romena, il Santuario della Verna, l’Eremo di Camaldoli) e antiche leggende legate a mondi popolati di streghe. Oggi però il Casentino è anche luogo di sapori e gusti: si è scoperto che i terreni si prestano a vitigni come il Pinot Nero, e a Rassina il macellaio Simone Fracassi offre un’ampia gamma di tagli di razze bovine e suine tipiche del territorio.

Signa

Prima di Signa, tra Brucianesi e La Lisca, l’Arno si rinserra in una sorta di gola stretta: è la porta di ingresso (di uscita per noi che veniamo dal mare) del Valdarno Inferiore. Un punto ameno e pittoresco, conosciuto e apprezzato fin dal Medioevo, e tuttavia con un che di inquietante. Già, perché siamo alla Gonfolina, dove sulla strada che costeggia la sponda sinistra dell’Arno incombe il Masso della Gonfolina, un pietrone in singolare equilibrio sotto il quale già Leonardo, come ricorda una lapide posta là sopra, raccontava che un tempo c’erano due laghi. E c’era di sicuro un porto fluviale, per le cave di pietra serena.

Arezzo

La Strada Provinciale 1 di Arezzo, meglio nota come Strada dei Setteponti (tanti erano infatti, in antico gli attraversamenti sull’Arno), scorre per circa 40 km tra Castelfranco di Sopra e il Ponte di Buriano, ed è certamente tra gli itinerari più suggestivi del cuore della Toscana. Tra i borghi più ameni merita una visita Loro Ciuffenna, che prende il nome di chiara impronta etrusca dal vicino torrente. Tra il paese e i dintorni, da visitare l’antico mulino per le castagne del 1100, numerose chiese tra cui la pieve di San Pietro a Gropina risalente al XII secolo, e il borgo-castello del Borro a San Giustino, oggi tenuta di Ferruccio Ferragamo.