In bicicletta lungo l'Arno: al contrario c'è più gusto
Il modello è il Danubio, quei fantastici 350 chilometri da Passau fino alle porte di Vienna, ma anche la Drava lungo Val Pusteria non scherza, per 500 km di saliscendi da Dobbiaco (quasi 600 però se parti dalle porte di Bressanone) attraverso l’intera Carinzia fino oltre Maribor al confine sloveno-croato. Fiato, amore e fantasia. Pedalare lungo un fiume, e senza le auto che ti sfiorano e ti incipriano di scarichi. Perché non proviamo a farlo lungo l’Arno? Magari a ritroso, 270 km o poco meno dal Tirreno fino a Stia attraverso pianure rigogliose e bellissimi borghi, e poi a mezza costa di colline ammantate di vigne e olivete tra pievi e borghi, e le città e le valli… Il sogno di una ciclovia fuori dal traffico esiste, ma ancora l’intero percorso è di là da venire, in Italia, si sa, tra il dire e il fare… E comunque, dai, che c’è da pedalare ma anche da godere. Giro di tre giorni, si parte ben attrezzati: una solida city bike o una bella gravel, magari a pedalata assistita, non c’è mica da vergognarsi anche se i dislivelli non saranno da capogiro, e gomme con un buon tassellato per i tratti fuoristrada. Munirsi di borse: sottosella, al telaio, al manubrio, utili per ricambi, cibi di emergenza (ma non siamo nel deserto…), documenti eccetera. Costruitevi il percorso con una traccia sul gps, non vi perderete. Si parte dal mare, e la Ciclabile del Trammino (il vecchio percorso del tram) da Bocca d’Arno ci porta in centro a Pisa, con un po’ di attenzione si arriva alle Piagge e il bel viale alberato vi introduce ai primi 21 km di ciclabile sull’argine del fiume fino a Cascina. Verso Pontedera si lascia il fiume per qualche tratto di bosco, poi da Montopoli a San Miniato si esce all’aperto. Passata Empoli, in riva destra si evita il traffico fino a Montelupo, anzi a Camaioni. Siamo a Signa, e ci possiamo fermare per la prima tappa. Mattino dopo, via verso Firenze. Tutta sull’argine, la pista dei Renai (con il parco e il laghetto) che porta alle Cascine, il polmone verde della città. Lungarni con il naso qua e là, ed è ciclabile fino al Girone. Dopo, ahimé, si rientra sulla statale, e sarà così fino a Incisa Valdarno: la strada, fra l’altro, riserva anche qualche salitella. Dopo Figline, meglio lasciare il fiume e salire a mezza costa, sui dolci saliscendi tra gli olivi dell’antica Strada Setteponti, che attraversa bei borghi, ville, vigne, pievi romaniche. Secondo stop, direi, tra San Giustino Valdarno e Castiglion Fibocchi. Terzo start, ed ecco il Ponte a Buriano, che alcuni vorrebbero ritratto da Leonardo sul fondale della Gioconda: qui l’Arno si fa fiume vero, da qui potremo lasciare, anche se non del tutto, il traffico. Entreremo in Arezzo, perché ne vale la pena (Piero della Francesca…), poi punteremo verso il Casentino tra strade bianche e comode ciclabili. Destinazione Stia, dove l’Arno è un torrentello scherzoso. La sorgente è lassù, sul Falterona: fino a Croce ai Mori sono 12 km di salita, poi a piedi. Ma ne sarà valsa la pena.