Il volto come espressione dell’anima. Al Museo Civico San Domenico di Forlì fino al 29 giugno ‘Il Ritratto dell’artista’. Un suggestivo percorso espositivo dall’antichità al Novecento attorno al ruolo dell’autoritratto nella poetica dei pittori più famosi

A primavera inaugurano le esposizioni più belle in lungo e in largo per lo Stivale

di Redazione Itinerari
2 marzo 2025
A primavera inaugurano le esposizioni più belle in lungo e in largo per lo Stivale

A primavera inaugurano le esposizioni più belle in lungo e in largo per lo Stivale

Guardateli negli occhi. Provate a riconoscerli. Divertitevi a scoprirli. Giovanni Bellini è lì, tra i fedeli che attorniano la ’Presentazione di Gesù al Tempio’, Michelangelo si cela nel volto di Nicodemo della ’Pietà Bandini’, Sofonisba Anguissola si raffigura alla spinetta, Luca Giordano nelle vesti di San Giovanni Evangelista, Salvator Rosa come un guerriero, e Francesco Hayez nel volto del tormentato doge Francesco Foscari, che negli stessi anni Giuseppe Verdi avrebbe reso protagonisti di una delle sue opere giovanili. Giorgio De Chirico è seduto, a torso nudo, Renato Guttuso fuma una sigaretta. Lungo i secoli, tutti gli artisti hanno deciso di effigiare se stessi, di osservarsi e farsi osservare.

"Dall’antichità al ‘900 l’autoritratto è il sublime ricordo del mito di Narciso, che si specchiava nelle acque. E Leon Battista Alberti vide proprio in Narciso l’inventore della pittura", spiega Gianfranco Brunelli, direttore della grande e affascinante mostra su ’Il ritratto dell’Artista’ che fino al 29 giugno, al Museo Civico San Domenico di Forlì, presenta una carrellata di più di 210 opere che ‘raccontano’ come pittori, scultori e incisori di tutti i tempi si siano autoritratti. Svelandoci, in fondo, qualcosa della loro anima.

"Per conoscere se stessi bisogna guardarsi allo specchio. Ognuno di noi, al risveglio, si guarda allo specchio, e oggi il cellulare ci consente di farci infiniti autoritratti", spiega Cristina Acidini, storica dell’arte, fra i curatori della ricchissima esposizione. In effetti il percorso di mostra abbraccia tutti i temi legati all’autoritratto, dalle antiche maschere (in passato il termine ‘persona’ indicava la maschera) agli specchi, fino a tutte le declinazioni dell’identità di sé, ripresa in un’immagine. Nelle undici sezioni, circondati da volti che ci scrutano e ci interrogano, ritroviamo firme celeberrime, arrivando al contemporaneo, con il ’Self portrait, Submerged’ del videoartista Bill Viola e la sofferenza sul viso nella ’Ecstasy II’ della serie ’Eyes Closed’ di Marina Abramovic. ’Ebe’ di Canova, che si riverbera fra una miriade di specchi, chiude il percorso. Restituendoci un’eterna bellezza.