Il pesce spada e le emozioni dello Stretto
Antonella Donato, comandante della feluca Padron Marco a Ganzirri, racconta la pesca sostenibile a bordo delle feluche, un'attività radicata nella cultura locale e valorizzata per la sua selettività.
È un gioco d’attesa. E chiunque abbia letto ‘Il vecchio e il mare’ di Hemingway lo sa. Lo sa Antonella Donato, comandante della Padron Marco, una delle 16 feluche che da tempo immemorabile si dedicano alla cattura del pesce spada nello Stretto di Messina.
Il quartier generale di ciò che per questo lembo affascinante della Sicilia (e per uno spicchio della Calabria) è una ragione di vita si trova a Ganzirri, pittoresco borgo marinaro a pochi chilometri da Messina e vicinissimo a Torre Faro, dove l’isola finisce a nord-est. Poche case che si parlano tra loro formando vicoletti deliziosi, l’immancabile torre saracena e, soprattutto, la possibilità di affacciarsi alla finestra e scegliere: da un lato il mar Tirreno, dall’altro il lago (il toponimo Ganzirri deriva forse dall’arabo Gadir, stagno, palude). Un piccolo paradiso da vivere anche fuori stagione.
Non che non ci sia nulla da fare. Ce lo dicono le feluche, eredità solida e tangibile della cultura araba, che solcano lo Stretto alla ricerca del pesce spada. Da anni Antonella si dedica a questo tipo di attività. Le giornate le passa nel suo regno galleggiante, con tanto di torre a ricordare l’albero maestro e di ponte a prua, da cui parte la caccia all’oro dei messinesi. Che è tale non per caso: stando ai dati di Fedagri pesca, sono 2.200 le tonnellate di pesce spada immesse sul mercato nel 2023. Valore: 20 milioni di euro. "Noi pescatori delle 16 feluche lo pendiamo con l’arpione – spiega Donato – perché è considerata la pesca più selettiva e più sostenibile". A catturarlo ci pensa ‘u lanzaturi’, che porta con sé l’antica tecnica dei Greci, che adoperavano le lance. Anche per loro il pesce spada era una cosa seria: c’è una dracma che lo raffigura.
La Padron Marco va. E incontra altre colleghe durante il tragitto. Ma niente è fatto a caso. Ogni imbarcazione ha la sua posta, cioè la sua fetta di mare a disposizione (a Messina ce ne sono 8 per un totale di 11 barche, le altre si trovano in Calabria, a Scilla e a Bagnara), come stabilito nel verbale di sorteggio delle poste della Capitaneria, dove ogni anno vengono decise le regole del gioco. A proposito: quali sono quelle del pesce spada? L’Italia ha una sua quota annuale relativa alla pesca, che però non viene mai raggiunta. "Il settore merita attenzione – spiega Antonella – e l’Italia non deve cedere rispetto alle richieste. Quest’anno è andata bene, ma il mare è troppo caldo e questo è un problema. Non è il numero che conta. È importante che il pesce spada sia valutato per ciò che vale, e cioè che venga pagato il giusto prezzo".
Quello più grande in assoluto mai pescato da queste parti era un colosso da 260 chili. "Noi ne abbiamo preso uno da 110 ed era già troppo grande", scherza. Il motore della sua feluca, che gestisce con altri due soci, si chiama passione. E per i locali di Ganzirri è una medaglia.