I colori dell'autunno: a piedi lungo l'Appennino per ammirare il foliage

di STEFANO MARCHETTI
1 ottobre 2022

Cervo su sfondo tramonto (Foto di Graziano Capaccioli)

C’è un momento dell’anno in cui il mondo cambia colore. E l’azzurro del mare dell’estate, ormai chiuso nel cassetto dei ricordi, lascia il posto al rosso, all’ocra e all’arancione: il giallo limone dell’acero ricco, il color vinaccia del frassino orniello, la tinta ruggine dorata del faggio, ovvero tutta la tavolozza della natura d’autunno. Sui nostri monti, e in particolare sull’Appennino fra Romagna e Toscana, stanno arrivando i giorni del ‘fall foliage’, la meraviglia del fogliame degli alberi che si preparano all’inverno, uno spettacolo impareggiabile che ogni anno richiama migliaia di escursionisti e di fotografi, pronti a ‘catturare’ tanta bellezza. Il Parco delle Foreste Casentinesi, in particolare, è il regno del foliage: le antichissime foreste, iscritte nel patrimonio dell’Umanità Unesco, sono dette “le più colorate d’Italia” proprio perché si trovano sul confine geografico e climatico tra due grandi regioni, l’area mediterranea e quella europea, con un’eccezionale biodiversità. Alcuni tra i faggi di Sasso Fratino hanno più di 500 anni: erano arbusti quando Michelangelo dipingeva la Cappella Sistina, ora essi stessi formano un affresco straordinario. I periodi migliori per ammirare il foliage sono usualmente le ultime due settimane di ottobre (in particolare nella fascia montana sopra gli 800 - 1500 metri) e le prime due di novembre (soprattutto nell’area collinare, fra i 500 e gli 800 metri). Nel parco il punto di osservazione più famoso è la cima del monte Penna, sopra la Foresta della Lama, che si raggiunge dal passo dei Fangacci, sulla strada che collega Badia Prataglia (Arezzo) all’Eremo di Camaldoli. Di grande fascino anche la foresta di Campigna, che si lascia scoprire risalendo dall’omonima località (in provincia di Forlì Cesena) al passo della Calla lungo la mulattiera Granducale e scendendo per il sentiero della fonte del Reggio. Attorno al santuario della Verna (Arezzo), poi, è l’incanto del bosco monumentale di faggi, aceri e abeti. Per non dimenticare la salita al Monte Tiravento da Premilcuore (Forlì Cesena) e la Valle dell’Acquacheta da San Benedetto. Al ‘fall foliage’ il parco dedica un festival su più weekend, con feste, escursioni, aromi e profumi di stagione. Info su www.parcoforestecasentinesi.it Nell’Appennino emiliano tanti luoghi in autunno acquistano nuovi colori. Per esempio le valli dei colli piacentini, e in particolare la Val Nure dove i vigneti conquistano cinquanta sfumature di rosso, insieme a faggi, castagni, noccioli e frassini, e il borgo di Grazzano Visconti ci porta a spasso nel tempo. Oppure i boschi attorno a Cerreto Laghi (Reggio Emilia), tra Emilia Romagna, Liguria e Toscana e, sempre nel parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, le querce e i castagni dei boschi di Carrega (Parma). Nella foresta dell’Alta Val Parma, sabato 15 ottobre si aprirà eccezionalmente la Riserva Guadine Pradaccio per consentire a un gruppo di visitatori (accompagnati dai Carabinieri Forestali) di ammirare la bellezza mozzafiato della faggeta dal lago Pradaccio con il suo abito d’autunno. Info su www.parcoappennino.it
TOP 5

1. Santa Sofia dal cuore slow

Cuore romagnolo del Parco delle Foreste Casentinesi, a Santa Sofia (che fa parte del circuito delle Città Slow) si visita anche il parco fluviale che è come una galleria d’arte all’aperto. E nei dintorni la colossale diga di Ridracoli, dove l’ingegneria incontra la natura, con il suo lago artificiale, l’ecomuseo e tante iniziative dedicate ai ragazzi.

2. In treno a Marradi per i marroni

Bellissimo il panorama che si ammira anche dal Treno di Dante, il convoglio storico che ogni sabato e domenica (ancora per tutto ottobre) scavalca l’Appennino tra Ravenna e Firenze. Nelle domeniche 9, 16, 23 e 30 ottobre il viaggio da Firenze farà una sosta a Marradi per la celebre sagra delle castagne e del marron buono.

3. Funghi a Bagno di Romagna

Da venerdì 21 a domenica 23 ottobre a Bagno un evento dedicato ai colori e ai sapori dell’autunno, con tartufi e funghi in primo piano. Fra i piatti tipici della zona spiccano i ‘basotti’, tagliolini cotti al forno. Ed è sempre l’occasione giusta per dedicarsi anche una sosta di relax nel calore benefico delle acque termali.

4. Il panno casentino

Quasi a rispecchiare le tinte del foliage, il verde e l’arancio sono i colori più famosi del celebre panno casentino, le cui origini si perdono nei secoli. Da panno rustico e robusto dei ‘barrocciai’ a tessuto di alta moda, si ottiene da lane di pecore allevate su queste montagne ed è ‘follato’ per renderlo impermeabile. Le tessiture di Stia (AR) custodiscono le lavorazioni tradizionali.

5. Il bosco di Francesco

Un bosco di faggi, aceri e abeti circonda il Santuario della Verna, a 1128 metri di altezza, a pochi chilometri da Chiusi della Verna. Qui nel 1224 San Francesco ricevette le stigmate, e tutto il luogo è permeato da un’intensa spiritualità. Nella chiesetta dedicata a Santa Maria degli Angeli e nella basilica maggiore, le splendide terrecotte invetriate di Andrea Della Robbia.