Grado, l’isola del Sole nel cuore di un’oasi naturale
Una laguna di 90 chilometri quadrati più volte premiata come miglior riserva regionale d'Italia. Con le sue spiagge, le barene e i Casoni con le valli di pesca, è regno di una biodiversità che si rispecchia anche nei piatti tipici
Arrivare a Grado, l’Isola del sole, attraverso i 5 km di striscia d'asfalto che appena emerge dal mare, fa cogliere subito al visitatore l’essenza dell'antico borgo e della sua immensa laguna di 90 chilometri quadrati. La cittadina con i suoi tre chilometri di spiaggia sempre soleggiati, il lungomare, i viali e i parchi, le terme, la ‘Gravo vecia’ racchiusa nei resti del castrum romano, sono il cuore di un immenso habitat naturale di quella che è stata più volte premiata come miglior riserva regionale d’Italia, grazie alle 340 specie faunistiche presenti sulle 500 italiane, di cui 163 di soli uccelli.
L'attuale ponte Matteotti, inaugurato nel 1936 e poi riqualificato nel dopoguerra con l'aggiunta di una struttura girevole per non bloccare il traffico marittimo, ha consentito di rendere più agevole il collegamento con la terraferma, verso Belvedere e Aquileia, rinforzando la vita economica e culturale di Grado. Ma resta, per i turisti, un vero e proprio spartiacque, un invito a lasciarsi alle spalle la pianura e calarsi in un mondo a parte, in una città in cui l'acqua salmastra della laguna entra tra le case attraverso due canali che, a forma di Y, sì riunificano al Mandracchio, la parte più interna del porto.
Cosa vedere a Grado
La comunità gradese è molto orgogliosa della propria identità e peculiarità, di questa isola-promontorio dove si alternano la Bora (che fa ‘emborezzar’ e agita i bambini): persino il dialetto è diverso da quello della ‘Serenissima’ Venezia. Molto si deve alla sua storia peculiare. L’antico Castrum romano, era collegata al porto di Aquileia da un fiume navigabile, ora ridotto ad un canale. Ma fu con le invasioni prima degli Unni poi dei Longobardi, che si stabilirono nell’entroterra nel 568 dC, che la popolazione venne spinta verso le zone paludose della Costa e verso l'isola di Grado la quale, da quell'anno, divenne sede del Patriarca, che aveva lasciato Aquileia, fino al 1451 quando venne l’istituzione venne spostata a Venezia. A questo periodo si devono la costruzione delle Basiliche di Sant'Eufemia e di Santa Maria delle Grazie, in Campo dei Patriarchi, mentre in Piazza Biagio Marin, cantore di grado, si trovano i resti della Basilica della Corte (alcuni tratti di quello che doveva essere l’antico porto sono sotto il pavimento in vetro nella Caffetteria Fonzari).
In particolare a Sant’Eufemia si trovano un mosaico di 700 mq, con riprodotte, tra le altre cose, le ‘pelte’ ossia le piccole onde che si formano con la bassa marea, e la città stessa con le sue fortificazioni, il mausoleo con il monogramma del patriarca Elia (Helias Episcupvs), che consacrò la chiesa nel 579, il museo Lapidario e il battistero, oltre alla Madonna degli Angeli, portata in processione in mare durante il rito religioso del Perdon de Barbana. Le basiliche non hanno cripte: alcune zone della città sono di qualche centimetro sotto il livello del mare per cui l'acqua tede ad affiorare, specie in concomitanza con altri fenomeni atmosferici. Le calli hanno il fascino di quelle veneziane, con l’aggiunta delle formelle ceramiche dipinte che danno nome e immagine della via.
Grado, tornò a rifiorire sotto la dominazione asburgica essendo divenuta, 141 anni fa con un proclama, stazione climatica termale e di cure. C'era un Ospizio marino per bambini che soffrivano di rachitismo, ma era molto frequentata per periodi che andavano da uno a tre mesi anche dagli austriaci, come dimostrano alcune splendide ville affacciate sul lungomare (tra cui Ville dei baroni Bianchi) ed oggi divenute hotel di lusso. Il fascino dell'ex impero aleggia anche al Grand Hotel Astoria, da cui si gode, dalla terrazza e dal ristorante, il panorama più alto su Grado e la sua Laguna (hotelastoria.it).
Un legame che è rimasto molto stretto anche oggi (Grado, col resto del Friuli, venne unita all’Italia nel 1918) in quanto bastano un paio d’ore per aggiungere la città lagunare dall'Austria (all’epoca esisteva un collegamento postale giornaliero Grado-Vienna). La città ospita una mostra dedicata alla principessa Sissi e domenica 5 maggio 2024 ci sarà una sfilata di abiti femminili austroungarici. Dal 2023 un settore della spiaggia ha dei baldacchini in ricordo dell’usanza dei reali astroungarici, mentre da quest'anno c'è una spiaggia rosa in collaborazione con l'ospedale per raccogliere fondi di beneficenza. Tra gli sport il kitesurf, in un'area particolarmente ventilata, e il kayak.
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Isola della Barbana e il ‘Perdon’
È dal 1238 che i gradesi via mare la prima domenica di luglio (preceduta da un sabato profano a base di pesce fritto e canti per le strade) si recano in processione con le barche all'isola della Barbana, che deve il suo nome a Barbano, uno dei due Eremiti che l'abitavano. Si narra che dopo una forte mareggiata venne trovata un'immagine in legno della Vergine. Il patriarca Elia decise dunque di fare costruire un monastero sull'isola, luogo del miracolo. Proprio dal santuario Mariano della Barbana inizia il cammino Celeste (circa 200 chilometri) che conduce, attraverso Aquileia, fino al santuario tarvisano del Monte Santo di Lussari. L’oasi verde nella Laguna è aperta tutti i giorni da aprile a ottobre ed è fruibile con visita libera o guidata grazie al collegamento coi traghetti.
Sette Padri benedettini accolgono i pellegrini che provengono non solo dall'Italia ma anche da Austria, Germania e Slovenia. L’antico santuario, al cui ingresso si trova il diavolo piegato dall’acqua santa, è stato ricostruito negli anni ‘20: sulle pareti sono affissi centinaia di dipinti ex voto mentre sono incisi su marmo sopra il portone i pellegrinaggi compiuti da diverse comunità nel corso dei secoli allo scopo di rendere grazie alla Madonna per aver liberato persone e animali da malattie mortali malattie contagiose, tra cui il colera. Nella cappella dell'apparizione, del 1854, edificata dove venne ritrovata l’immagine della Madonna, sono dipinte la processione del Perdono, la Vergine circondata dai Monaci e scene di vita lagunari. A Barbana ci sono anche un ristorante e un edificio ad uso foresteria, con 50 posti letto, utilizzato da chi vuole effettuare un ritiro di qualche giorno o settimana.
Casoni e barene
Lo scenografico paesaggio lagunare, fulcro della vita della comunità gradese e crocevia marittimo tra Trieste e Lignano (e da lì verso Venezia), è dominato dalle barene, terreni o lingue di terra che emergono dall’acqua salmastra, a seconda della marea, alcune delle quali poi fortificate, e da numerose ‘mote’, isolotti su cui sorgono i casoni, abitazioni (una volta di fango) col caratteristico tetto di canne lacustri dove da inizio Novecento i pescatori vivevano tutto l’anno, recandosi a Grado solo per le feste. Ancora oggi sono dotate di una sola grande stanza col focolare, con pilastri in legno, e di un soppalco, senza elettricità e con l’acqua che arriva da un pozzo. Pier Paolo Pasolini, affascinato dalla vita nei casoni, ha girato alcune scene del film Medea del 1969 alla mota Safon nella Laguna di Grado. Molte di queste ‘case’ lagunari sono state riconvertite ad uso turistico, talvolta con l’alimentazione a pannelli solari, altre sono ancora utilizzate da chi possiede ‘valli di pesca’, una sorta di piccole lagune nella laguna, usate come vasche naturali dove i pesci, il novellame o le uova, entrano con l’alta marea e vi restano imprigionati, oggi anche grazie ad un sistema di chiuse. Nelle reti, e poi a tavola, finiscono branzino (o spigola), orata ed il cefalo, molto richiesto sul mercato gradese per la griglia o per il boreto alla graisana, o brodetto di pesce, piatto tipico della cucina povera, cucinato dai pescatori col pesce di scarto invenduto. Tra i volatili domina il gabbiano reale, che non disdegna di prendere l'aperitivo accanto a voi sull'isola, ma ci sono poi tante specie di uccelli trampolieri, che ricavano Il nutrimento dal limo durante la bassa marea e dormono il resto del tempo, i colombacci, i fringillidi della famiglia dei passeri, la volpoca anatra che deve il nome al fatto di assomigliare ad un oca e fare il nido nelle tane come le volpi, e l’bis sacro, specie importata che si mangia uova e pulcini nelle garzaie. Dall’acqua salmastra arriva anche la salicornia veneta, rossa d’inverno, pianta acquatica conosciuta sin dall’antichità come l’asparago dei poveri, utilizzata nella cucina gradese. La vegetazione è alofila, si adatta cioè alla presenza del sale, con le tamerici (quelle ‘salmastre ed arse’ di d'annunziata memoria) e i limonium dal fiore lilla. Tutta la laguna dai primi anni 90 è zona Ramsar, ossia soggetta a tutela di conservazione.
Valle Cavanata
Valle Cavanata era proprio una valle da pesca poi acquistata dalla Regione Friuli Venezia Giulia e divenuta una riserva naturale regionale gestita dal comune di Grado e aperta 6 giorni su 7: si arriva in auto, in bus o in bici (10 chilometri da Grado) al centro visite, poi un percorso di 15 km consente ai visitatori di ammirare le meraviglie paesaggistiche del luogo. Tra le particolarità il fatto di essere sulle rotte dei fenicotteri: in inverno si arriva anche a 500 uccelli.
Isola della Cona
Può capitare di arrivare e assistere alla schiusa di alcune uova, coi pulcini che escono dai gusci. Di sicuro, l’Isola della Cona, cioè della ‘grande palude’, la più grande Riserva Naturale del Friuli Venezia Giulia, nel Comune di Staranzano, alla foce del fiume Isonzo, ospita centinaia di specie avicole e non solo: è ‘normale’ vedere uccelli camminare sui propri ‘trampoli’, altri cercare cibo nel fango (il limo), ma anche cavalli bianchi (di razza Camargue) allo stato brado che corrono sulle barene (ma sono addomesticati e si possono fare anche delle passeggiate lungo i sentieri). La particolarità sta nel fatto che questa oasi faunistica è frutto di un progetto di rinaturalizzazione di un’area agricola voluto fortemente dal naturalista Fabio Perco e realizzato tra il 1980 e 1990: è stato ricreato un habitat d’acqua dolce, con acqua ‘presa’ dal fiume grazie alla chiusura di uno dei canali, che si distingue dunque sia dalle zone salmastre che da quelle marine alla foce.
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Un luogo che consente ad anfibi e numerosi volatili ed uccelli migratori, di vivere e riprodursi. Oggi ospita 347 specie di uccelli. Il centro visite e quelli di osservazioni nascono da ex stalle. Ci sono anche un bar, una foresteria con 20 posti letto (5 stanze), e parti comuni che ospitano birdwatcher, studenti universitari, ma anche pellegrini della via Flavia (strada romana di oltre 100 chilometri da Grado-Aquileia verso Trieste e l’Istria). I due percorsi, con osservatori a protezione degli animali, sono adatti a persone di ogni età (molte scuole, famiglie e sportivi in visita): un sentiero ad anello da 45 minuti e il sentiero del Mondo unito che porta ai prati del Biancospino, al Mezza Cona ed alla Foce, con un tempo di percorrenza di circa 3 ore andata e ritorno. Tra le tante opportunità offerte anche corsi di acquarello naturalistico, gite in canoa (dopo 1 luglio), passeggiate a cavallo. Info: coop. Rogos. Telefono: 3334056800 e-mail: [email protected]
Laguna di Grado: alcune curiosità
Negli anni ‘40 in laguna si pattinava sul ghiaccio: l’acqua dolce rimaneva in superficie e si passava allo stato solido. La laguna di Grado, oggi Sic, sito di interesse comunitario, si è originata attorno al V secolo. I fiumi torrentizi Isonzo e Tagliamento nel corso delle piene depositano alla foce sedimenti che vengono poi presi in carico dalle correnti marine e ridistribuiti nella laguna. Oggi però l’area viene manutenzionata al fine di preservarne il delicato equilibrio. Nella laguna, dove l’acqua arriva al massimo ad 1 metro e mezzo di altezza, si gira con le battelle a fondo piatto. Ma esiste una ‘litoranea veneta’, che attraverso canali d’acqua più profonda, segnati dalle briccole (pali di farnia), consente di andare da Trieste e Venezia. Esiste anche un collegamento ciclabile tra Grado e Monfalcone, lungo la litoranea. Anche Grado è a rischio per l’innalzamento del livello del mare, come Venezia, oltre che per i fenomeni naturali. Piazza San Marco però si trova a 80 cm slm mentre Grado a 1 metro e 15 cm: la laguna però è troppo estesa senza bocche come nella Serenissima per cui non può essere ‘chiusa’ con meccanismi quali il Mose. A Grado vivono circa 8mila residenti; ma viene pieno della stagione turistica si arriva a un milione e mezzo di persone.
Laguna di Grado: cosa e dove mangiare
Prima di consigliare dove mangiare è giusto dare un’idea di cosa. Una cucina di un posto come Grado che ha il mare tutto intorno a sè, che tramite i canali ha un porto interno nel proprio centro cttà e che ha a disposizione delle valli di pesca in laguna non può che essere il pescato di ogni forma, con la capacità di dare gusto anche a quello più popolare e considerato meno pregiato. Quindi cefalo ma anche sarde (in ‘savor’ o nel sugo), seppie, capesante, cozze, gamberoni, poi branzino, orate e via dicendo, proposte anche come ‘tartare’ grazie alla freschezza messa in tavola. La tipica fetta di polenta bianca accompagna diversi piatti. Nella Laguna di Grado c’è un locale sull’isoletta di Anfora, raggiungibile solo con delle imbarcazioni o un taxiboat. Si tratta del ristorante Ai Ciodi: si mangia dell’ottimo pesce a miglia marine zero. Ai Ciodi ha anche vinto una nota sfida tv tra ristoratori della zona, complice l’ottima cucina di pesce, la tranquillità e amenità del luogo. Per info: portobusoaiciodi.it. Da gustare sia la pasta con cozze e vongole, sia il ricco e saporito fritto misto.
La Cooperativa pescatori di Grado nel 2010 ha deciso di aprire un locale lungo in canale, proprio accanto al magazzino dove viene scaricato il pescato e l’ha chiamato, appunto, Zero Miglia (info zeromiglia.it): l’ambiente è genuino come la cucina, coi sapori tipici delle ricette dei gradesi, a partire dal boreto. Per le vie del centro sono numerosi i ristoranti caratteristici con spazi all’aperto: tra questi, nell’antico castrum romano, c’è il ristorante Agli Artisti (ma c’è anche l’Osteria de Mar affacciata sul suggestivo Porto Madracchio), ambiente raffinato con ampia scelta di vini da abbinare a piatti coi sapori della cucina locale. SI affaccia direttamente sul lungomare, invece, e sui tramonti che caratterizzano l’isola, la terrazza del ristorante dell’hotel Marea, aperto anche a coloro che non sono ospiti dell’albergo. Tra le specialità da assaggiare c’è il Biscotto di Grado al profumo di Santonego, liquore fatto con erbe locali.
Dove dormire:
Hotel Riva Palace, affacciato sulla laguna, il 4 stelle offre un ambiente moderno, spazioso e raffinato, con uno spazio welness a disposizione tutto l’anno e una piscina luminosa in cui immergersi a filo d’acqua. Grand Hotel Astoria, capostipite della tradizione alberghiera gradese. Isola del Paradiso, campeggio tra Grado e Aquileia, nel mezzo della laguna; servizi minimii ma tanta natura Hotel
Grado, come arrivare
In auto autostrada A4 Venezia-Trieste o l'A23 Tarvisio-Venezia, uscita casello di Palmanova; seguire poi la statale 352 per circa 18 km. Da Trieste, uscita Redipuglia-Monfalcone Ovest e seguire il raccordo stradale SR14-SP19 fino all'incrocio con la SP19 Monfalcone-Grado. In treno, Grado è a 22 km dalla stazione Trieste Airport-Ronchi dei Legionari e a 19 km dalla stazione Cervignano-Aquileia-Grado. Da entrambe le stazioni ci sono bus frequenti per Grado. In aereo: l'aeroporto più vicino è il Trieste Airport-Ronchi, a 22 km da Grado. Di recente Ryan air ha aperto nuove rotte verso il nord Europa e si attende un incremento di turisti anche dall’Inhilterra e dall’Irlanda.