Cosa sono gli Orridi?
"Orrore di un'orrenda orrendezza", così, secoli fa,
il poeta e scrittore Sigismondo Boldoni descriveva la gola di Bellano (paese dove nacque il 5 luglio 1597),
formatasi ben 15 milioni di anni fa grazie all’opera del torrente Pioverna e del ghiacciaio dell’Adda. Gli Orridi, dunque, altro non sono che
profonde spaccature create dall’erosione dell’acqua, si insinuano nella montagna dando vita a
cascate spettacolari in quei tratti dove fiumi e torrenti precipitano verso grotte e anfratti. E, al contrario del nome con cui sono conosciuti, sono semplicemente bellissimi,
uno spettacolo della natura che appaga gli occhi e regala, nelle calde giornate estive (che a breve ci attenderanno al varco), un luogo fresco dove rifugiarsi.
L’Orrido di Bellano
E’
senza dubbio il più conosciuto, protagonista di numerose leggende, come quella di Taino, valoroso guerriero che si narra sia sepolto proprio nelle profondità dell’Orrido insieme al suo immenso tesoro (ovviamente mai trovato). L’Orrido di Bellano
si trova in provincia di Lecco, sulla
sponda orientale del Lago di Como. Qui il torrente Pioverna ha scolpito il fondovalle, scavando un solco stretto e profondo che, da Taceno, attraversa la Valsassina arrivando fino al Lario. Testimone silenzioso di secoli di storia - proprietà privata della prestigiosa famiglia Denti fino al 1994 -, è oggi la
principale attrazione turistica del paese.
Le passerelle ancorate alle pareti e le scale rendono il
percorso fruibile e permettono ai visitatori di godere di un
panorama di stordente bellezza, assolutamente vietato a chi soffre di vertigini! La
vegetazione lussureggiante e il frastuono della
cascata sembrano portarci mille chilometri lontano dalla civiltà.
La Ca’ del Diavol
Per chi ama
i misteri e il brivido, l’Orrido di Bellano regala anche spunti poco rassicuranti e, per questo, irresistibili. Al suo ingresso si trova
la famosa Ca’ del Diavol, una torretta di tre piani a pianta pentagonale eretta a strapiombo sul Pioverna. Ad accoglierci un
demone armato di forcone, una delle tre figure che adorna la facciata, che, assieme ad altri
affreschi di stampo mitologico (tra cui un satiro), contribuiscono ad avvolgere la costruzione in un’atmosfera “stregonesca”.
Si narra che all’interno si svolgessero
festini licenziosi e rituali satanici, da qui il nome.
Recentemente ristrutturata, l’enigmatica torre oggi offre ai visitatori un percorso punteggiato da installazioni multimediali che raccontano
la storia e le origini del territorio.
L’Orrido di Caino
Ci spostiamo a Erba, immergendoci nella
Riserva Naturale Valle Bova (istituita nel 2007). Anche in questo caso il nome riecheggia storie funeste, si narra che qui si nascondessero ladri e criminali. E anche questa volta, a dispetto della leggenda, ci aspetta una passeggiata (il tempo di percorrenza è di un’ora) ricca di meraviglie non solo nella bella stagione ma
anche in autunno, quando il bosco si accende di colori. Tra i punti di interesse della zona, ci sono anche
Buco del Piombo, una delle grotte più famose di tutta la Lombardia scavata quasi totalmente nel calcare detto Maiolica, e
l'Eremo San Salvatore, ex convento di Cappuccini.
L’Orrido di Nesso
Nesso è un
paesino davvero incantevole della sponda comasca, un piccolo gioiello incastonato nella roccia e situato lungo la strada che collega Como a Bellagio. Qui
i due torrenti Tuf e Nosée precipitando tra le rocce si uniscono formando una spettacolare cascata con un dislivello di 200 metri. L’
Orrido di Nesso si trova nella frazione di Coatesa, dall’
antico Ponte della Civera se ne gode la vista migliore. Non per nulla un certo
Alfred Hitchcock qui ha girato alcune scene di “Il Labirinto delle passioni” (noto anche come “Il giardino del piacere”), film muto nonché opera prima del maestro. Per raggiungerlo bisogna scendere…
qualche scalino, 340 per la precisione. Ma ne vale la pena.
L’Orrido del Sanagra
E’ il meno conosciuto e
ci porta al comune di Maneggio (che lo scorso aprile ha deciso di destinare circa 120 mila Euro per la riqualificazione del sito). Ci troviamo in
Val Sanagra. Per arrivare all'orrido si può parcheggiare alla fine di via Burgatto (a Maneggio) o nei dintorni per poi seguire i segnavia blu.
Il percorso si snoda tra boschi, passaggi scavati nella roccia, passerelle e ponti sospesi sopra il fiume Sanagra. Una volta usciti dall'orrido è possibile proseguire fino al
Ponte di Tobi, realizzato in pietra, nelle cui vicinanze sorge la cappellina dedicata alla Madonna del Latte. Imboccando il sentiero sulla destra del ponte, infine, si arriva ad una grotta e da qui a un piccolo promontorio: la vista di una
cascata nascosta conclude l'itinerario.