Viaggio a Zurigo, la città dei primati dove è bello vivere

Storia, arte e architettura contemporanea. Ma anche locali di tendenza, un tuffo nel lago, una fontana di cioccolato alta 9 metri e il mondo del calcio nel museo Fifa

di MONICA GUZZI
31 luglio 2024
Panorama di Zurigo

Panorama di Zurigo

Una metropoli con 1200 fontane di acqua potabile, 50 musei e 500 chilometri di piste ciclabili. Un lago dove dopo una giornata passata in ufficio puoi andare a fare il bagno. Un viadotto ferroviario che ha trasformato una ferita urbanistica in un quartiere di tendenza, ricco di localini e boutique, perfettamente integrato nella città. Una fabbrica, quella del cioccolato Lindt, capace di aprire un museo che fa il tutto esaurito anche a metà settimana. E poi un Politecnico arroccato su una collina fiorita dal quale sono passati ben 21 premi Nobel, Albert Einstein in testa.

Zurigo, il centro
Zurigo, il centro

Siamo a Zurigo e non è un caso se per sette anni consecutivi, dal 2001 al 2008, questa città è stata classificata prima fra le 320 metropoli al mondo dove è meglio vivere sulla base di 39 indicatori dall’indagine Mercer Quality of Living. E lo scorso anno si è piazzata seconda, alle spalle di Vienna e davanti ad Auckland. Una città che ha il tocco di Re Mida, dall’arte al relax, dalla gastronomia (ben duemila i locali tra ristoranti e bar) all’urbanistica.

Zurigo West
Zurigo West

Zurigo combina con grande maestria vita metropolitana, natura e piacere. La città si trova all’estremità settentrionale del lago e sul fiume Limmat. Il panorama migliore si gode con una gita in battello sul lago con vista sulle Alpi.

Le radici sulle sponde del fiume Limmat

Cos’hanno in comune Einstein, James Joyce e Wagner? Tutti sono stati entusiasti abitanti di Zurigo. Il fascino della città dell’acqua con il suo intatto centro storico sulle sponde del fiume affascina chiunque, attraverso oasi, vicoli e angoli nascosti.

Il Politecnico
Il Politecnico

Il Politecnico, arroccato su una terrazza dalla quale si gode uno straordinario panorama sulla città, si può raggiungere con una passeggiata fra giardini e ville antiche o con la funicolare dell’Ottocento. A pochi passi c’è l’Università, dove una chaise longue blu ricorda la storia di Emilie Kempin-Spiry, prima svizzera laureata in giurisprudenza e prima docente donna dell’ateneo. Nipote della scrittrice che creò Heidi, si battè fino all’ultimo per l’emancipazione femminile per poter lavorare. Una lotta che finì per farla ammalare e morire a soli 48 anni. 

La funicolare
La funicolare

Oggi la chaise longue di Pipilotti Rist ne ricorda l’esempio. Scendendo nella parte più bassa della città si incontra una cabina telefonica sopravvissuta all’era degli smartphone: da qui è possibile chiamare gratis in Svizzera e restare “connessi” in caso di blackout digitale. Fra mille fontane si possono raggiungere le chiese più significative, quella di Fraumünster, uno degli emblemi di Zurigo, con la sua torre verde e le vetrate di Chagall famose in tutto il mondo, o il Grossmünster, punto di inizio della Riforma sotto Huldrych Zwingli e Heinrich Bullinger, famosa per la finestra del coro di Augusto Giacometti (1932), le porte in bronzo di Otto Münch (1935 e 1950), e il Museo della Riforma nel chiostro, e ancora la Chiesa di San Pietro e il suo enorme orologio alto 6 metri e con il doppio conteggio di ore e minuti.

Zurigo, il centro
Zurigo, il centro

Zurigo in prima fila anche con i movimenti artistici. Da qui partirono anche i dadaisti, pionieri di correnti come il surrealismo e la pop art. Nel cuore dell’allora vizioso quartiere “Niederdörfli” si ritrovarono nel 1916 gli artisti esiliati. A soli pochi metri dalla casa di Lenin, Hugo Ball aprì insieme alla futura moglie Emmy Hennings il Cabaret Voltaire, ritrovo per gli artisti, dove qualunque stile e pensiero era il benvenuto.

Il centro di notte
Il centro di notte

Fu così che i dadaisti avviarono le sperimentazioni con la poesia sonora e simultanea, con i collage e i montaggi fotografici, divenendo gli artisti più internazionali, aggressivi, rumorosi e forse i più innovativi del loro tempo.

Un mondo di cioccolato nel Museo della Lindt

Museo Lindt, la fontana di cioccolato
Museo Lindt, la fontana di cioccolato

A Kilchberg, sul lago di Zurigo, in un’impressionante nuova costruzione degli archistar Christ & Gantenbein, l’universo esperienziale Lindt invita tutti gli amanti del cioccolato a visitarlo. Ad attendere all’ingresso i golosi di tutte le età c’è una fontana di vero cioccolato alta 9 metri, biglietto da visita di una mostra multimediale interattiva che accompagna gli ospiti attraverso un viaggio nei sette mondi incentrati sul cioccolato, nei quali vengono coinvolti tutti i sensi. L’origine del pregiato cioccolato svizzero, la sua storia, le degustazioni: in questo museo aperto nel 2020 e sempre pieno di visitatori da tutto il mondo non manca proprio nulla. In un impianto produttivo dimostrativo, i più curiosi scoprono la storia del cioccolato dal Sudamerica alla Svizzera, la nascita della tavoletta di cioccolato al latte (una svolta favorita dal latte condensato), i segreti del processo di concaggio che rende morbida una materia che prima si presentava come una massa sabbiosa, friabile e amara, e tutte le più recenti tecniche di produzione e automazione.

Museo Lindt
Museo Lindt

Nel percorso si può assaggiare il cioccolato, dalla fase morbida fino alla tavoletta, assaporandone tutti i gusti. E nella straordinaria atmosfera della “Lindt Chocolateria”, alla guida esperta dei maître chocolatier, i visitatori approfondiscono la conoscenza del cioccolato e creano i propri capolavori. Si possono prenotare anche corsi sul cioccolato per gruppi fino a 60 persone.

Tutto il calcio nel FIFA Museum

Un viaggio nella storia e nel presente del calcio, fra documenti, memorabilia, filmati, mostre temporanee dedicate agli eroi degli stadi. Su tre piani, il museo della FIFA (nata a Parigi nel 1904 ma con sede a Zurigo dal 1932) accoglie chi entra con un arcobaleno di colori: sono le magliette delle 211 federazioni, più delle nazioni iscritte all’Onu. Tante le curiosità, come la maglia dell’Italia, all'inizio in bianco, nel fascismo in nero e poi colorata con l’azzurro dei Savoia. Quando è morto il re di Thailandia invece hanno mandato una maglietta nera, che per un anno di lutto ha sostituito quella azzurra.

FIFA Museum
FIFA Museum

E poi i pionieri, con la nascita della prima associazione calcio nel 1863, con 13 regole, e l’ingresso dell’Italia nel 1905. Nel 1947 la partita fra l’Inghilterra e l’Europa per segnare la riconciliazione perché nel dopoguerra gli inglesi non volevano la Germania. Altra data indimenticabile il 1970, con i mondiali in Messico vinti dal Brasile contro l’Italia e la conquista della Coppa Rimet, rubata due volte. La prima nel ’66, pochi mesi prima del mondiale: fu trafugata a Londra e ritrovata da un cane avvolta in un giornale. La seconda, sparita durante un’esposizione a Rio de Janeiro.

FIFA  Museum
FIFA Museum

Un’altra curiosità: i cartellini rosso e giallo nati nel mondiale del ’74. E il pallone a scacchi? Nacque nel ‘70 dal satellite Telstar che trasmise la Coppa del mondo. E ancora il ’91, col primo mondiale delle donne, vinto dalla Cina. In galleria, anche la Coppa del mondo, realizzata nel ’74 dallo scultore milanese Silvio Cazzaniga: la ditta Bertoni ogni quattro anni la riceve per incidere nel piedistallo il nome della nazionale vincitrice per poi restituirla subito al museo, mentre una winner cup simile ma meno preziosa (l’originale pesa 6 chili, 5 dei quali di oro massiccio) resta nella bacheca dei vincitori.

Non solo curiosità al museo, ma anche giochi interattivi, un flipper gigante, le storie delle leggende del calcio, la pipa di Bearzot, gli occhiali di Lippi. La storia dello sport più bello del mondo raccontata in un museo che diverte grandi e piccini. Perché tutti possono sfidare la paura di tirare un calcio di rigore.

L’arte al Kunsthaus

Il più grande museo d’arte della Svizzera entusiasma fin dall’esterno con il suo luminosissimo ampliamento di David Chipperfield e con una delle più importanti collezioni del paese. All’interno di due strutture, l’edificio Moser e l’ampliamento di David Chipperfield (inaugurato nel 2021), collegate da un corridoio sotterraneo, il Kunsthaus presenta la più grande collezione di Munch al di fuori della Norvegia, nomi come Picasso, Van Gogh, e Chagall, Monet e Renoir. A completare la collezione, ci sono opere che hanno plasmato il tardo XX e XXI secolo, come quelle di Warhol, Rothko o Beuys, e ancora Installazioni come l’immersivo “Turicum Pixelwald” di Pipilotti Rist, videoinstallazioni e mostre temporanee.

Renoir, ritratto di Irène Cahen alla Kunsthaus
Renoir, ritratto di Irène Cahen alla Kunsthaus

Fra le chicche, il celebre ritratto di Irène Cahen di Renoir. Irène Cahen aveva 8 anni quando venne ritratta da Renoir per volontà del padre, ricco borghese parigino desideroso di accreditarsi nell'alta società parigina. Il ritratto, un capolavoro dell'impressionismo, non piacque al padre. E non piacque nemmeno a Hitler quando i nazisti requisirono tutti i beni alle famiglie e ai collezionisti ebrei. Irène fu l'unica della famiglia a sopravvivere ad Auschwitz e riuscì a tornare in possesso del suo ritratto. Per poi rivenderlo. Oggi la destinazione finale del quadro della bambina con il nastro blu è quasi un paradosso: si trova infatti in questo museo, nella collezione Bührle.

Emil Bührle, che pure acquisì in modo legale il Renoir da una galleria, era un mercante d’armi, la cui grande fortuna derivò anche dai rapporti intrattenuti con il terzo Reich. Della stessa collezione fanno parte tante opere che hanno scritto la storia dell'arte.

La città contemporanea e la scoperta di Zurigo West

Dalla riqualificazione del celebre Viadotto alla zona dei vecchi cantieri nautici, fino all’Università ospitata nell’ex fabbrica del latte e dello yogurt Toni, dal Museo d’arte contemporanea nell’ex fabbrica della birra fino alla torre di container che fa da contraltare al vetro e acciaio della moderna Prime Tower.

Zurigo West e la Prime Tower
Zurigo West e la Prime Tower

L’anima innovativa e geniale di Zurigo sta proprio qui.

Un antipasto della città del design (con un museo su tre sedi) lo si trova nel parco che costeggia il lago, dove le più belle ville d’epoca, i battelli e i bagnanti convivono tra il verde e l’azzurro con un tempio cinese e, poco più in là, il padiglione Le Corbusier.

Padiglione Le Corbusier
Padiglione Le Corbusier

Qui trova spazio l’ultima costruzione del grande architetto, designer e artista svizzero-francese: al posto del cemento armato tanto utilizzato, Le Corbusier nel suo ultimo edificio (morì prima di avere realizzato l’opera progettata per la collezionista Heidi Weber) ha pensato a una costruzione interamente in vetro e acciaio, dove il colore la fa da padrone. Ci si arriva facilmente con il tram numero 4, che collega le diverse sedi del museo del design, come quella principale e infine il Toni-Areal, il campus dell'Istituto Superiore di Arte di Zurigo, dove si trova la seconda sede del Museo di arti figurative, che contiene fra l’altro una rassegna delle principali invenzioni di oggetti di culto svizzeri, dal mitico coltellino alla pinzatrice, fino al pelapatate.

A due passi la torre Freitag, l’iconico marchio di borse e zaini realizzati dai teloni dei camion lavati e riciclati: basta salire le scale all’interno di 17 container impilati per godere il panorama sulla città più moderna, riqualificata con fantasia e rispetto all’insegna della sostenibilità. E sotto il Viadukt è bello perdersi tra negozietti, giardini urbani e locali alternativi.

Dal Viadotto al primo vegetariano, dove mangiare è un’arte

Partiamo dalla città contemporanea, con il ristorante Markathalle im Viadukt, che in estate propone piatti internazionali contemporanei e della tradizione in un fresco giardino colorato (ma è possibile mangiare anche sotto le volte in pietra realizzate all’interno, sotto le arcate del viadotto ferroviario recuperato alla vita). La tradizione è protagonista al Restaurant Münsterhöfli, dove il piatto forte è lo spezzatino alla zurighese con vitello e funghi servito con rosti di patate.

Dalla produzione al piatto al ristorante
Dalla produzione al piatto al ristorante

Da Stadtkäserei & Restaurant Zürich, a due passi dalla ferrovia, è invece possibile vedere la produzione di ciò che si mangia (in particolare la fondue) grazie a un oblò affacciato sul laboratorio dei formaggi più gustosi. Infine non si può lasciare Zurigo senza una cena da Hiltl, nato nel 1898 e primo ristorante vegetariano al mondo, nel cuore della città, un locale raffinato, con specialità vegetariane dai vari continenti.

Come muoversi: la Zurigo Card

Muoversi senz’auto a Zurigo è facilissimo, grazie a una fitta rete di tram, treni e battelli, oltre alle piste ciclabili. Grazie alla Zürich Card, è possibile risparmiare tempo e denaro. Per 24 o 72 ore la Zürich Card offre: viaggio gratuito su tram, bus, treni e funicolari in tutta la città e dintorni; libera circolazione su battelli; ingresso gratuito o riduzioni ai musei; riduzioni sulla visita guidata “Storie del centro storico” di Zurigo Turismo; 10% di sconto in negozi tradizionali e trendy; sorpresa culinaria nei ristoranti e tante altre avventure. I prezzi: da 19 a 29 franchi svizzeri per 24 ore; da 37 a 56 per 72 ore. Info: www.myswitzerland.com/it