Vi siete mai chiesti come sarebbe camminare sulla Luna? Surreale, emozionante, terrorizzante, magnifico e… sicuramente impossibile! O forse no. Senza abbandonare il nostro Pianeta, l’esperienza, o, almeno, qualcosa di molto simile, si può tentare
volando in Bolivia e “passeggiando” sul Salar de Uyuni. Con i suoi 10.582 chilometri quadrati, il Salar
è la più grande distesa salata della Terra e, senza dubbio alcuno,
una delle mete più affascinanti per i viaggiatori che amano i luoghi estremi. Situato a
oltre 3.600 metri di quota, nell’altipiano andino meridionale della Bolivia, tra Potosí e Oruro, il Salar nasce del
prosciugamento graduale di diversi laghi, su tutti il Minchin, lago salato preistorico. Luogo magico e incontaminato, regala istantanee maestose, dove le riserve di sale si colorano con le sfumature del cielo. Si tratta di una delle aree più belle, in cui è possibile ammirare paesaggi incantevoli, con la
sensazione di trovarsi davvero “dirottati” su un altro pianeta.
Salar de Uyuni, un paesaggio coperto di sale
L’etimologia: Salar tradotto dallo spagnolo significa “salato”; mentre Uyuni è equiparabile a “recinto” in lingua boliviana. La peculiarità del luogo è la sua
distesa coperta da una crosta di 11 strati, dalla quale ogni anno vengono estratte circa 20.000 tonnellate di sale. La
storia geologica di questo splendido posto è associata a una
trasformazione graduale e costante (fin dalla preistoria) di diversi bacini d’acqua. Il fango lacustre unitosi al sale diventa una salamoia satura e compone la base della superficie che contiene una grande quantità di
sodio, potassio, litio, magnesio. Non stupisce che sia proprio la Bolivia a detenere il 7% delle risorse di litio conosciute al mondo.
Dalla geologia alla leggenda: la storia della fanciulla Tunupa
La geologia ci porta tra gli strati della Terra, alla scoperta dell’origine dei luoghi. La geologia parla alla mente, le leggende al cuore, e
la leggenda della fanciulla Tunupa non può lasciare indifferenti. Gelose della sua bellezza, le donne del villaggio rapirono la sua bambina e Tunupa,
piangendo disperatamente per le sorti della piccola,
diede vita al lago salato. In un secondo mito locale, Tunupa era una gigantessa che, scoperto il tradimento del marito Kusku, pianse ininterrottamente riempiendo la distesa con le sue lacrime che si trasformano in chicchi di sale.
Un altro racconto degli Inca narra che all’interno del Salar de Uyuni ci sono gli
Ojos del Salar (occhi del deserto salato), pozze impossibili da vedere a occhio nudo a causa del forte riflesso. Simili a perfidi “buchi bianchi terrestri” nel corso dei decenni
hanno inghiottito intere carovane!
Un regno di miraggi, dove il cielo si riflette in uno specchio
La rivista australiana Lonely Planet ha descritto il Salar de Uyuni come "
un regno surreale di miraggi, con il suo paesaggio secco che
riflette il cielo come uno specchio”. Questa “lavagna” espansa di sogni al litio che ricopre un'area di 11mila chilometri quadrati offre ai viaggiatori avventure impareggiabili. Sulla strada ci si ferma per esplorare
l'isola dei cactus, i campi tempestati di geyser, lagune perdute, scoprendo gli angoli più nascosti della Bolivia, così desolati da farvi credere di essere atterrati su Marte.
Gli echi di antiche civiltà
Meta davvero remota fino a poco tempo fa,
il Salar de Uyuni negli ultimi anni è stato scoperto dal turismo. Diverse le tappe per i visitatori giunti in terra boliviana, come ad esempio il
cimitero dei treni, una delle principali attrazioni turistiche. Si tratta, come si evince dal nome, di un vero e proprio "cimitero", nel quale si possono trovare diversi vagoni abbandonati e in dissesto, dopo la chiusura dell’industria negli anni Quarata.
L’Isla del pescado, invece, formatasi principalmente da
sedimenti calcarei marini e materiale vulcanico, è un isolotto all’interno dell’altopiano di Salar de Uyuni, la cui forma ricorda quella di un pesce. In quest’area sono stati ritrovati diversi
reperti archeologici Tiahuanaco (civiltà precolombiana che si si affermò soprattutto per la grande padronanza delle tecniche agricole), le
rovine Inca, trentuno caverne e undici gallerie naturali.
Boom di prenotazioni dall’Italia, grazie al cantante Blanco
Nel periodo recente il Salar de Uyuni ha avuto un boom di prenotazioni dall’Italia; questo grazie al nuovo album di Blanco intitolato “Innamorato” (pubblicato lo scorso 14 aprile).
Il videoclip, infatti, è stato registrato proprio sull'altopiano.