Provenza, piccola regina di Francia tutta da pedalare

di PAOLO GALLIANI -
6 settembre 2023
Summer cycling beside Pont Saint Benezet, Avignon, France

Summer cycling beside Pont Saint Benezet, Avignon, France

Parafrasando Nietzsche che tesseva l’elogio della camminata si potrebbe davvero sostenere che ‘Solo i pensieri che si fanno pedalando valgono qualcosa’. Forzatura perdonabile: in fondo è solo un’estensione del suo pensiero. Perché non c’è mai stata un’epoca più bisognosa di ‘tempi lenti’ come quella attuale. E non sorprende che la voglia di esplorazione senza fretta esploda in Francia, seconda destinazione mondiale per il turismo sulle due ruote. In modo particolare in Provenza (www.provenceguide. com) dove la bicicletta è la Petite Reine, la ‘piccola regina’ come amano definirla i transalpini. Specie nelle settimane settembrine che si apprestano a dire bye-bye all’estate, a salutare l’equinozio d’autunno e a celebrare come meritano la vendemmia, le vigne, le cantine e sua maestà il vino. E allora diventa un enoturismo immersivo quello che prende il via da Avignone, capoluogo del Vaucluse, per poi affidarsi alle ‘voies vertes’, le ciclabili che seguendo la Via Rhona raggiungono Châteauneuf-du-Pape, delizioso ‘village médiéval’ al centro di una delle più reputate zone vitivinicole d’Oltralpe grazie ai suoi “rossi’ fruttati e speziati a base di uve Grenache, Syrah e Mourvèdre. Istintivo perdersi tra i vicoli in pavé che portano alle rovine del vecchio castello, sulla sommità del borgo. Meta illuminante: aiuta a intuire cosa abbia spinto i Papi durante la cosiddetta ‘Cattività Avignonese’ a stabilire proprio qui la loro residenza estiva; ad abbracciare in un solo sguardo l’intera Valle del Rodano; e a capire quanto sia importante il Mistral per l’immaginario collettivo della Provenza, vento che, quando arriva, picchia davvero duro. Ma via, è il mondo vitivinicolo a prendersi la scena. E allora si macinano chilometri in sella alla bike per scoprire dettagli che i viaggiatori motorizzati non sanno e non possono notare. Facile (3 ore circa) l’anello ondeggiante che da Châteauneuf-du-Pape arriva alla Plaine de l’Ouvèze toccando le graziose località di Sorgues e Bedarrides. Ma sono ancora più emozionanti i percorsi dentro il mare di vigne che a Sarrians e a Beaumes-de-Venise va a sbattere contro i profili delle Dentelles de Montmirail e del superbo Mont Ventoux, la ‘Montagna sacra della Provenza’, roba tosta anche per chi ha fiato e buone gambe e per gli stessi campioni di ciclismo impegnati nei Tour de France. Ovvio, gli incontri con i vigneron s’impongono. E tra le tenute raccomandabili, spiccano il Clos du Mont-Olivet e il Domaine André Brunel. Ma per conoscere i grandi vini di Châteauneuf-du-Pape basta anche attardarsi nella Vinotheque, grande vetrina dell’enologia locale dove ogni giorno si possono assaggiare 4 vini d’appellation (3 rossi e 1 bianco). O al Musée Brotte, dove la visita si conclude con una degustazione guidata. E per giunta, gratuita. Da aff rontare comunque con reverenza. Perché quello che finisce nel calice è pur sempre il ‘vino dei Papi’.