Quando si pensa al
Marocco, vengono subito in mente le sue città esotiche, i suoi affascinanti paesaggi desertici, gli altopiani simili alla steppa e le
montagne dell’Atlante. Quasi in maniera inaspettata si può però anche ammirare uno dei luoghi storici più scenografici e meglio conservati del Paese e di tutto il continente africano:
Volubilis. Un'antica città romana, che al suo apice ospitava circa 20.000 persone, e che sorge in una fertile vallata a pochi chilometri da
Fez e da
Meknes, una traccia di storia stampata tra campi di uliveti, la testimonianza più visibile dell'impero romano in Marocco. Fino
alla metà del XVIII secolo le rovine erano intatte, ma il terremoto che colpì anche Lisbona le danneggiò in maniera sensibile. Intervennero poi i saccheggiatori hanno preso anche alcune pietre per altri edifici. Tuttavia le rovine rimaste sono più che sufficienti per dare ai visitatori un’idea di come doveva essere la città. Il sito è ricco di opere d'arte come statue in bronzo e marmo, oltre elaborati mosaici.
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Un po' di storia
Situata ai margini dell'Impero, a 1.800 chilometri da Roma, Volubilis si è evoluta sotto l'influenza dei suoi sovrani. A cominciare dallo stesso
Giulio Cesare. A quel tempo, nel I secolo a.C., era la capitale del regno di
Mauretania (che comprendeva gli attuali
Marocco e Algeria) e aveva un suo re,
Boco I, fedele alleato di Cesare. Ma dopo l'assassinio del dittatore, i due figli ed eredi del monarca si schierarono su fronti diversi: uno a sostegno di Ottaviano e l'altro a favore di Marco Antonio. Prevalse il primo,
Boco II, morto nell'anno 33 a.C. senza lasciare un successore. Da quel momento in poi il regno di Mauretania venne annesso all'Impero e amministrato da Roma. L'imperatore Augusto nominò re di Mauretania Giuba II, che avrebbe sposato la figlia di Marco Antonio e Cleopatra:
Cleopatra Selene. A quel tempo Volubilis aveva cessato di essere capitale. Tuttavia, fonti storiche suggeriscono che avrebbe potuto ospitare una residenza reale. L'unico erede della coppia reale,
Tolomeo, fu l'ultimo sovrano del regno.
Caligola infatti lo convocò e lo fece giustiziare a Roma, perché vedeva in lui una potenziale minaccia al suo potere. Il suo successore,
Claudio, concedette a Volubilis lo status di municipio romano. La città iniziò un periodo di forza che raggiunse il suo apice all'inizio del III secolo. Il suo declino avvenne alla fine di quello stesso secolo con
Diocleziano, quando i Romani abbandonarono la zona.
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Cosa rimane oggi dell'antica capitale
Al suo apice Volubilis era una città vivace. La sua arteria,
il decumano massimo, era fiancheggiata da portici e botteghe. I patrizi avevano ville riccamente decorate con mosaici e perfino terme private. Ancora oggi è perfettamente visibile la disposizione del decumano massimo: un percorso lungo 400 metri e largo 12 che collega l'
arco trionfale di Caracalla con la
Porta di Tangeri, uno a ciascuna estremità. L'arco fu eretto in onore dell'imperatore Caracalla, che nell'anno 212 concesse la cittadinanza romana agli uomini liberi di tutto l'impero. Anticamente il monumento era coronato da una statua in bronzo che rappresentava il presidente e sua madre, Giulia Domna, alla guida di un carro trainato da sei cavalli. Per quanto riguarda la Porta di Tangeri, era la più grande delle otto porte che la città aveva a metà del II secolo. Volubilis venne poi murata e dotata di una quarantina di torri. Al centro del sito archeologico si trova il foro, che era il centro della vita pubblica e sociale. Si possono vedere i resti della tribuna da dove gli oratori si rivolgevano al popolo e proprio di fronte ai piedistalli dove un tempo venivano erette le statue degli imperatori e dei leader locali. Ai margini della piazza si trovano invece i resti del più grande edificio pubblico della città:
la basilica, da dove si governava il comune e si amministrava la giustizia. Dietro la basilica si trova
il Campidoglio, forse il tempio religioso più importante della regione. Era consacrato alle tre divinità principali del pantheon romano: Giove, Giunone e Minerva, la cosiddetta triade capitolina. Le vestigia più spettacolari di Volubilis sono forse i suoi mosaici, numerosi e sorprendentemente ben conservati, che oggi servono a identificare le case. Come la
casa di Orfeo, quella del
seguito di Venere, quella
delle fatiche di Ercole o quella
dell'efebo. Erano ville lussuose e spaziose, dotate di bagni privati e perfino di frantoi e dighe petrolifere. Da notare che già in epoca romana gli ulivi facevano parte del paesaggio. Tanto che la città basava la sua prosperità sulla produzione e sul commercio dell'olio. Sebbene al suo apice Volubilis superasse i 42 ettari, attualmente però il sito attuale occupa circa 20 ettari, ma c'è ancora una parte sepolta che non aspetta altro che essere portata alla luce per raccontare l'altra metà della storia.