Busan e Jeju-do, la Corea del Sud che guarda e vive il mare
Spiagge e clima tropicale caratterizzano la città costiera e l’isola vulcanica, apprezzata meta turistica internazionale paragonata alle Hawaii
La Corea del Sud viene ancora in parte identificata con Seoul, capitale e città più popolosa del ‘Paese del calmo mattino’.
Comprensibile vista la sua mostruosa excalation nella popolarità mondiale, ma riduttivo se pensiamo alle altre mete che meritano di essere visitate. Circondata dai giganti Cina e Russia e con il Giappone, ex invasore e colonizzatore dal 1910 al 1945 sull’altra sponda del mare, la penisola coreana è piccola se paragonata a costoro, tuttavia ricca di posti incantevoli e da scoprire. Noi ve ne raccontiamo due, Busan e Jeju-do (Isola di Jeju).
Busan
Busan oppure Pusan, altro modo in cui è scritta sulle mappe, è la seconda città più popolata della penisola con 3.650.000 abitanti e sorge sulla costa sudorientale, affacciata sullo stretto di Corea. Guarda verso l’isola nipponica di Tsushima ed è il porto marittimo più importante del Paese,oltre ad essere il quinto più trafficato del mondo. Per raggiungerla abbiamo attraversato la Corea del Sud tagliandola longitudinalmente, a bordo del treno veloce KTX. Il fascino di questa splendida città costiera è formidabile, come sanno bene i turisti stranieri, americani in primis, che vi prendono casa contribuendo ad alzare moltissimo i prezzi di mercato. Un bellissimo approdo anche con meteo avverso, figuriamoci in alta stagione con il sole a indorare le sue spiagge. Ricca di baie e insenature naturali da vivere in estate, Busan è all’incrocio di due mari e battuta da forti venti, però protetta dall’isola di Yeongdo, visibile dalla spiaggia di Haeundae, una delle più belle della città.
Fiorente centro urbano, Busan possiede quella mescolanza di quartieri ad alta densità abitativa, in cui risiedono soprattutto le vecchie generazioni con i loro punti di riferimento, i ristorantini a conduzione famigliare specializzati in zuppe di pesce dove all’ora di pranzo si guarda il K–Drama del momento, e quegli esterni su cui grondano edifici dai rivestimenti sbrecciati, disordine, insegne gigantesche dai colori sbiaditi una sull’altra, nei cui vicoli all’improvviso sbuca una berlina di lusso e facce da bulli di zona, a evocare scenari inquietanti come in un film di Park Chan-wook. Dall’altra parte, palazzi alti e stilosi a poche decine di metri dai quartieri antichi, con la lunga sfilata di caffetterie alla moda, saloni di bellezza e hair stylist di grido. E’ l’alternanza ravvicinata di semplice, umile e patinato a colpire di più.
Busan vanta un’interessante offerta culturale, che si allunga fino alle spiagge, come vedremo, dove residenti e villeggianti possono poi rilassarsi. Da non perdere il villaggio culturale di Gamcheon, agglomerato di abitazioni variopinte disposte in filari paralleli sovrapposti a terrazza, e decorate con opere di artisti locali. E’ soprannominato il Machu Picchu di Busan perché aggrappato sul pendio di una montagna. Vale la pena salirci sia per visitarlo sia per la vista magnifica della baia.
Per dare invece un’idea della sua espansione economica, nel 2019 l’ex capitale del Gyeongsangnamdo ha prodotto una valuta locale, il Dongbaekjeon, fondata sulla tecnologia blockchain. Si può usare in negozi e per altre operazioni in loco e dà diritto a un cashback del 6%. Un ulteriore tassello nel mosaico delle originalità made in Korea. Busan tra i suoi eventi più attrattivi può contare sull’emozionante Lotus Lantern Festival, che celebra la nascita di Buddha con il lancio di migliaia di lanterne colorate da vari punti e che ha il suo fulcro nel tempio Samgwangsa. Qui si trova anche la pagoda più alta dell’Asia, la torre Dabotap, alta 30 metri. Altrimenti potete optare per il Busan Fireworks Fest, evento pirotecnico più importante del Paese che ogni autunno attrae oltre un milione di persone grazie al suo show di luci al laser. La città è da non perdere in ottobre, quando ospita il Busan International Film Festival, la mostra cinematografica internazionale più importante di tutta l’Asia. E sapendo quanto conta oggi il cinema di matrice asiatica, capite bene che sia un must per gli appassionati.
Ma più di tutto lasciatevi attrarre dal suo cono di luce impareggiabile. Perché Busan è il posto dove la vita si spinge il più possibile verso il mare. Prima di toccare la battigia, ci sono tre mercati storici da vedere e che risentono dell’aria del mare. A Bupyeong Khangtong troverete i migliori assaggi di cucina locale, la zuppa di pesce palla, le rinomate Busan eomuk (polpette di pesce, una vera squisitezza) e le fettuccine piccanti in agrodolce. Mentre gli esperti di korean–movies potranno riconoscere il mercato Gukje, comparso nel film 2014 ‘Ode To My Father’, che narra la storia della Corea dagli anni ‘50 del secolo scorso ai giorni nostri.
Le spiagge
Con la sagoma del Gwangandaegyo Bridge sullo sfondo, in mezzo all’acqua, la spiaggia di Gwangally appare all’improvviso come un sogno a occhi aperti, con le nuvole nel cielo azzurro che giocano a nascondino fra le campate del ponte sospeso. Prima di toccarne la sabbia e mettersi in posa per una foto souvenir sulle altalene, merita di essere percorsa per intero la lunga avenue che vi ci porta. Una passerella di ristoranti specializzati in Korean barbecue - da provare una volta nella vita … - ma anche tipicità di mare, si paleserà davanti ai vostri occhi, insieme a due dei fenomeni che contraddistinguono usi e costumi locali. Partiamo dagli insaeng net keot (“vita in quattro tagli”), le macchinette per farsi le foto, di cui i giovanissimi vanno pazzi. Un ricordo molto coreano da portare a casa. L’altra usanza sono i caffè con decine di bevande al latte, versione calda o ghiacciata, nei gusti di stagione, dal Matcha alla fragola all’albicocca. Per chi è allergico o fa fatica a digerirlo, ci sono altrettante varianti prive di latte, con foglie di frutta o fiori di un profumo intenso. Proposte dissetanti che qui vanno tantissimo. Bene, non vi resta che vivere Gwangally di giorno e di notte. Per i bagni non era ancora stagione – a marzo – eppure ho visto un gruppetto di ragazzini in età scolare fare a gara a chi riusciva a immergere più parti del corpo possibile nelle acque fredde del Mar del Giappone, urlando di dolore. Gwangally è tutta da vivere, con la sua sabbia fine e dorata, in estate nuotando nelle sue acque dense ma finalmente calme e facendo kitesurf, oppure passeggiando sul lungomare guardando una performance di strada oppure ancora, verso sera, ascoltando le note di un deejay con consolle posata direttamente in spiaggia, aspettando che si faccia l’ora per lo show di luci di M Drone, spettacolo ipnotizzante proiettato da droni sulla sabbia e sulla fetta di cielo tagliata dal ponte, che vi lascerà a bocca aperta. La spiaggia e il mercato Jagalchi sono lo sfondo di un’adrenalinica scena di inseguimento di automobili nel film ‘Black Panther’ del 2018.
E’ il momento di esplorare l’altra grande spiaggia di Busan. Panoramica, abbagliante, romantica, non dimeticheremo mai la passeggiata in controluce che ci ha condotti a Haeundae. Magnifica, si prende un pezzo intero di litorale, dagli iconici tre grattacieli che compaiono in ogni cartolina virtuale di Busan fino al quadrante di hotel, boutique e resort alla sinistra del campo visivo. Al centro, una distesa di sabbia finissima la rende un anfiteatro naturale di estrema bellezza. Haeundae è la spiaggia più grande della Corea e fa da set alle serie tv di maggior successo. Non dimentichiamoci, infatti, che accanto agli idols del K – Pop ci sono gli attori dei K – Drama, come Son Seok – goo e Lee Do – hyun. A questo proposito c’è da dire che in Corea la conoscenza, se non proprio il fanatismo, legati ai divi musicali o cinematografici del proprio Paese non ha età: vi capiterà di sentir nominare con gridolini di giubilo le star preferite anche da persone anziane. Ad Haeundae Beach sono possibili numerose attività ricreative fra cui farsi le foto. La scenografica scritta rossa compare negli album di famiglia, delle coppie di fidanzati e dei turisti mordi e fuggi, da ogni prospettiva. E non potrebbe essere il contrario. Posta all’incrocio fra cielo e mare celesti, diventa un’attrazione irresistibile. Alle vostre spalle a metà lungomare, ecco una struttura a forma di nave. E’ il bellissimo ‘Sea Life’, l’acquario di Busan che vanta una selezione di rare specie marine e anfibie. Nelle sue vasche abbiamo ammirato uno straordinario esemplare di polipo gigante del Pacifico, cuccioli della più piccola specie di lontra marina, piranha, tartarughine striate e testuggini, pinguini polari molto ‘ruffiani’ con i visitatori, come una Manta sorridente che condivide le acque con varie tipologie di squali, Ambystoma mexicanum (salamandre bruna e bianca fosforescente) e rane maculate del genere Dendrobates leucomelas. Dopodiché, sulla via del ritorno si può comprare un sacchetto di deliziosi pesciolini dolci ripieni di marmellata di azuki.
Taejongdae. Che cos’è Taejongdae? Semplice. Un luogo che si nutre del profumo del mare, uno scenario fantastico e una vista superba delle onde più selvagge. Con sorpresa finale. Come vi si accede ? Il Taejongdae Park si trova sull’estrema punta meridionale di Yeongdo-gu, a Busan. Si prende un pullman della linea blu per approcciare un grande ex villaggio di pescatori dove la vita, incredibilmente, scorre ancora lenta e la fisionomia cambia radicalmente rispetto alla City. Tante le botteghe di frutta e verdura, vestiti all’ingrosso e dove si prepara sul momento il pesce fresco.
Per girare il parco si sceglie fra due opzioni: una bella camminata fiancheggiando la foresta oppure si prende il Danubi train, simile a uno dei nostri trenini per i bimbi, dove ci si mescola ai turisti locali. Il percorso circolare toccherà vari spot, fra cui diverse formazioni geologiche, scogliere a picco sul mare e rocce plasmate in modi bizzarri. Spalancato davanti a voi avrete lo Stretto di Corea.
I tratti più affascinanti sono l’area del faro di Yeongdo e le rocce Sinseonbawi e Mangbuseok. Spazio culturale marittimo che comprende un museo di storia naturale, una libreria nautica e un teatro, il faro bianco di Yeongdo illumina le vie del mare da oltre un secolo e per arrivarci passerete accanto a un’enorme scultura composta da arco rosso e dardo d’acciaio, che sembra conficcarsi nel Mar del Giappone. Le rocce sopracitate corrispondono invece al punto in cui i vecchi eremiti delle favole trascorrevano il loro tempo. Fate come loro e ascoltate la brezza dell’oceano mentre lo sguardo corre sull’orizzonte infinito.
Mangbuseok si dice fosse una donna una volta, che divenne pietra dopo aver atteso troppo a lungo in piedi il marito, portato via dai pirati giapponesi. Col bel tempo si vede l’isola Tsushima. E la sorpresa ? Sulle rocce si abbattono le onde di un mare in burrasca, provocando bellissime creste che si infrangono sugli scogli. Su quelli più grandi e levigati, famiglie di pescatori opportunamente vestiti e riparati da casette di legno si preparano il pranzo, che poi imbandiscono in pentoloni fumanti e in tavolate a ridosso del mare, quando si calma un poco. Le sfumature verde giada del mar del Giappone sommate a questo scenario domestico, nel punto dove meno ce lo aspetteremmo, sono un plus del viaggio.
Jeju-do
Entrata nelle destinazioni turistiche degli stranieri solo in anni recenti, l’isola di Jeju rappresenta il lato selvaggio e disinvolto della Corea. Ma anche il romanticismo. L’isola infatti è la meta prediletta per la Luna di miele dei coreani e di molti asiatici, che vi trovano una fantastica varietà di ecosistemi, un paradiso di spiagge di smisurata ampiezza e granelli di sabbia dorata, oltre a sedimentazioni vulcaniche formatesi più di 2 milioni di anni fa. Soprannominata Hawaii della Corea, Jeju è caratterizzata da inverni miti e asciutti ed estati caldissime che ne fanno una meta tropicale, dunque di villeggiatura, molto importante.
L’amministrazione della provincia è molto occupata a tutelare il suo paesaggio naturale, poiché il turismo è fonte principale della sua economia, producendo volumi d’affari che coprono una percentuale molto elevata del Pil nazionale. Jeju-do conta tre siti patrimonio Unesco, dei quali il primo è la più vasta rete al mondo di caverne di origine vulcanica, ricoperte da soffitti multicolore; il secondo è l’Hallasan, la montagna più alta della penisola che vanta un ecosistema di biodiversità superiore a qualsiasi altra vetta del mondo (oltre 1.500 le specie vegetali censite). In cima sorge l’antico cratere del vulcano, cuore del Parco nazionale di Hallasan, ora un lago. Il terzo sito Unesco si chiama Seongsan Ilchulbong ed è un cono di tufo simile a un castello che sbuca dalle acque dell’oceano. Anche qui, c’è una sorpresa. Avete mai sentito parlare delle pescatrici subacquee? Donne che provvedono al sostentamento della famiglia tramite questa particolare tecnica di pesca, fra i pochissimi esempi di comunità matriarcale della Corea. Sono loro le capofamiglia, addestrate a pescare in apnea fin da giovani a partire dal 434 d.C., di cui si ha notizia dal Seicento e che nel Settecento superarono in numero gli uomini, nella pesca subacquea. Si chiamano haenyeo e l’Unesco le ha protette col distintivo di patrimonio intangibile.
Seogwipo
In questa città nella parte sudoccidentale dell’isola ci siamo imbattuti nelle prime, vere esplosioni della fioritura, sul sentiero che conduce alle Cheonjieon Falls, le più belle probabilmente fra le cascate che costellano il territorio. Il biglietto per visitarle costa un nonnulla, in compenso il sito merita per le acque pulite cristalline che ricevono riflessi smeraldo dai muschi che ricoprono la roccia. Fidanzati e amici vengono qui attrezzati con mirror less e cavalletti e vi trascorrono mezzore alla ricerca dello scatto perfetto. Il porticciolo, la marina, lo scenografico ponte bianco sormontato da una scultura a forma di vela issata e il sentiero che si dipana una volta ridiscesi, intersecandone un altro vicino al miglior belvedere su uno degli isolotti al largo della costa rendono Seogwipo un centro molto attrattivo. Ottima base per partire all’avventura verso le spiagge a sudest.
Il mare blu nella tonalità più intensa lo si trova a Jungmun Saekdal, scelto appositamente quale sfondo di serie tv e film coreani, ma tutta la riviera abbonda di sfumature scintillanti, fra cui la iconica spiaggia di Hyeopjae, con le sue onde turchesi e lunga 9 km, orlata da una foresta sempreverde. Prendendo invece la strada panoramica costiera Aewol-Hagwi, a un certo punto si può mollare la macchina, o scendere alla fermata d’autobus corrispondente, e inoltrarsi a Gwakchi Beach, collegata da un sentiero sul mare alle spiagge Geumneung e Hyeopjae.
Jeju-do è fitta e diversificata vegetazione, con i boschi di Bijarim e Hwansang. Bijarim è la più estesa foresta monotematica al mondo, con 3.000 alberi di età compresa fra i 500 e gli 800 anni, fra cui un esemplare nonno che si stima abbia 820 anni, mentre all’interno di Hwansang si snoda il sentiero Saryeoni, che possiede proprietà benefiche per l’essere umano date dalle emissioni di fitoncidi, prodotti da querce, cipressi e cedri giapponesi.
Mesi consigliati per Jeju-do sono maggio, inizio della bella stagione con le baie circondate dalle rocce basaltiche a costituire un richiamo irresistibile, e l’inverno per gustare le sue arance, profumatissime e dal gusto unico. Richiami all’eros e al paradiso terrestre compaiono sui piccoli murales delle case, mentre i ristorantini con le specialità dell’isola attendono i turisti, con i loro pancake di pesce – sorta di pizza farcita con crostacei, una delizia – e dulcis in fundo i caffè che cominciano a fine marzo ad aprire le verande. Pochissimi lungo la via parlano inglese, ma le giovani generazioni complice anche un turismo estero in aumento stanno invertendo la rotta.
Love Land
Questa è veramente una chicca, conosciuta da pochi. Accanto al Museo d’Arte di Jeju, che poggia le fondamenta nell’acqua e ospita questi mesi i capolavori di Henri Matisse e Raoul Dufy, abbiamo trovato ‘Love Land’, grande museo all’aperto dedicato all’eros e al sesso, con almeno 140 sculture che raffigurano ogni posizione sessuale, falli e vagine giganti, un bassorilievo bianco a tema Kamasutra, fotografie d’autore di nudi femminili, fontane e un piccolo caffè che sforna tortini dal disegno inequivocabile. he volete di più?
raspare nel popolo coreano anche da questi esempi, agli occhi di un occidentale, un’allegria e una spensieratezza contagiose. Ci siamo chiesti il perché. Per identificare il carattere coreano occorre sapere che proviene da un passato di grande sofferenza dovuta alla povertà patita dopo la guerra e alla persecuzione da parte dei giapponesi. Dolori da cui ha saputo risollevarsi con grande tenacia e fierezza. Un aspetto che emerge chiaramente nel loro comportamento, più vi si trascorre del tempo insieme.