Bulgaria in area Schengen, via libera al turismo: 3 mete da non perdere

Stop ai controlli doganali, visitare il Paese ora è più agile. Dall’anfiteatro romano all’antico monastero patrimonio Unesco, ecco le attrattive più interessanti

di LAURA DE BENEDETTI
9 marzo 2025
Il Tempio Alexander Nevsky a Sofia (credits: Bulgaria, Ministero del Turismo)

Il Tempio Alexander Nevsky a Sofia (credits: Bulgaria, Ministero del Turismo)

Trasferimenti via terra più rapidi, tra Italia e Bulgaria (così come tra Italia e Romania): dallo scorso 1 gennaio 2025, infatti, non è più necessario fermarsi per i controlli doganali o di immigrazione ai confini.

Il Consiglio dell'Unione europea ha completato infatti il 12 dicembre 2024 il lungo iter, eliminando gli ultimi ostacoli ai controlli ai confini interni terrestri, già aboliti per i transiti aerei e marittimi dal 31 marzo 2023. La Bulgaria (e così la Romania), dunque dall’1 gennaio 2025 è a pieno titolo nell’area Schengen (l’accordo risale al 1985, la convenzione al 1990), che promuove la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali: i Paesi europei che ne fanno parte sono dunque ora 29. E a fronte dell’’abbattimento di quest’ultima ‘barriera’ (l’iter per i due stati dell’Est Europeo è iniziato nel 2007 con l’ingresso nell’Unione europea), la Bulgaria è pronta ad aprire ancora più le porte al turismo. I viaggiatori provenienti da altri stati Schengen, come l'Italia, non saranno più soggetti a controlli di frontiera: basterà un documento di identità valido. 

Dunque, ecco tre mete da non perdere per chi farà per la prima volta il proprio ingresso da cittadino europeo in Bulgaria. 

Sofia, la capitale e l’iconica cattedrale

Alexander Nevsky a Sofia (Credits Bulgaria, Ministero del Turismo)
Alexander Nevsky a Sofia (Credits Bulgaria, Ministero del Turismo)

Le origini di Sofia risalgono all'VIII secolo a.C., quando le tribù tracie fondarono un insediamento chiamato Serdika. Conquistata dai Romani nel I secolo a.C., divenne un importante centro amministrativo dell'Impero al punto tale che Costantino il Grande (306-337) disse: "Serdika è la mia Roma". La città, crocevia strategico che collega l'Europa occidentale con Istanbul, nei secoli venne fortificata. Caduta sotto il dominio ottomano nel 1382, rimase sotto il controllo turco per cinque secoli, fino alla liberazione nel 1878. Il 3 aprile 1879, Sredets ribattezzata Sofia alla fine del XIV secolo in onore della Basilica di Santa Sofia, fu proclamata capitale della Bulgaria indipendente. Oggi, dunque, Sofia conserva numerose tracce del suo passato, tra cui i resti della Porta Orientale dell'epoca romana, la Basilica di Santa Sofia, costruita sotto l'imperatore Giustiniano, e la Cattedrale di Sant'Alexander Nevsky, eretta nel 1912, oggi simbolo iconico della città.

Il patrimonio storico e religioso della città comprende anche la Rotonda di San Giorgio, una delle chiese più antiche della Bulgaria, la Chiesa Petka Samardzhiyska dell'XI secolo, la moschea Banya Bashi, risalente al XVI secolo, e la Sinagoga centrale, che ospita un museo sulla comunità ebraica locale. Questa coesistenza di edifici cristiani, islamici ed ebraici fa di Sofia una delle città europee con la più alta concentrazione di luoghi di culto di diverse fedi.

Il Museo Archeologico Nazionale conserva preziosi reperti, mentre la città, offre molti eventi culturali di rilievo, tra cui il festival "Sofia Music Weeks", tra maggio e giugno.  L'Università di Sofia "San Clemente di Ocrida", è tra le più antiche della regione. Le opportunità di svago sono numerose, grazie alla presenza di parchi cittadini come il Parco Borisova Gradina e il Parco Sud, ideali per passeggiate e attività all'aperto. Il Monte Vitosha (Sofia si trova a 550 metri slm), con il suo Parco Naturale, offre sentieri escursionistici e impianti sciistici, rendendo la città una destinazione apprezzata dagli sportivi in ogni stagione. Sofia è nota per le sue sorgenti termali, con strutture dedicate al relax e alla cura del corpo; il viale Vitosha, cuore pulsante della vita cittadina, offre un'ampia scelta di negozi, caffè e ristoranti che offrono piatti della tradizione culinaria bulgara. Ogni anno, il 17 settembre, la capitale celebra la sua festa in onore di Santa Sofia e delle sue figlie, Fede, Speranza e Carità.

Plovidiv, l’anfiteatro romano e la Città antica

Lo spettacolare anfiteatro di Plovdiv (credits: Bulgaria, Ministero del Turismo)
Lo spettacolare anfiteatro di Plovdiv (credits: Bulgaria, Ministero del Turismo)

Plovdiv, seconda città della Bulgaria per grandezza, con una fondazione risalente al 4000 a.C., è tra le più antiche d'Europa. In origine, l'insediamento sorgeva sulle colline Nebet, Taksim e Dzhambaz, dove i Traci costruirono la più grande città fortificata della regione. Nel IV secolo a.C. venne conquistata da Filippo il Macedone, che la rinominò Philippopolis e la circondò di imponenti mura. Dopo un periodo di alternanza di potere tra Traci e Macedoni, nel I secolo d.C. la città entrò stabilmente nell'orbita dell'Impero Romano. Oggi, come Roma coi suoi sette colli, Plovdiv si sviluppa attorno a sette colline, le Plovdiv Tepes, trasformate in parchi ben curati.

Col nome di Trimontium, Plovdiv divenne un importante centro regionale romano come testimoniano ancora oggi le sue strade acciottolate, mura, edifici e sistemi idrici. Nei secoli successivi fu contesa tra Bulgari e Bizantini, per poi cadere brevemente sotto il dominio dei Cavalieri della quarta crociata, fino all'invasione ottomana del 1364.

Uno scorcio caratteristico del borgo di Plovdiv (Credits: Bulgaria, Ministero del Turismo)
Uno scorcio caratteristico del borgo di Plovdiv (Credits: Bulgaria, Ministero del Turismo)

Durante il Rinascimento bulgaro, tra il XVIII e il XIX secolo, Plovdiv emerse come un fiorente centro economico con la costruzione di sontuose residenze. Solo il 6 settembre 1885, con l'annessione al Principato di Bulgaria, Plovdiv tornò a essere parte integrante del Paese. Questo evento, che segnò una svolta nella storia bulgara, viene celebrato ogni anno come festa ufficiale della città.

Oggi Plovdiv è il principale centro economico e culturale dopo Sofia, ospita la Fiera Internazionale, numerosi festival culturali, teatrali e cinematografici, e, a testimoniare la ricchezza del suo passato è possibile visitare siti archeologici traci, romani e bizantini. Tra questi spiccano il quartiere dell'Antica Plovdiv, con le sue case colorate risalenti al Rinascimento bulgaro, e l'anfiteatro romano, simbolo iconico della città, restaurato e ancora utilizzato per spettacoli. L'antico foro è il più grande tra i resti romani in Bulgaria. Esteso su un’area di 11 ettari, fu costruito alla fine del I secolo d.C. quando Philipopolis venne adattata allo schema urbanistico romano; l'antico Odeon (teatro coperto) ha 300-350 posti a sedere e fungeva da sede del Consiglio comunale di Philipopolis prima di divenire un teatro.

Il Monastero di Rila, patrimonio Unesco

Il Monastero di Rila (credits: Bulgaria, Ministero del Turismo)
Il Monastero di Rila (credits: Bulgaria, Ministero del Turismo)

Il monastero di Rila, che fa parte dei beni storici della Bulgaria e che nel 1983 è stato incluso tra i beni tutelati dall'Unesco, è una destinazione turistica di grande fascino e richiamo. Fu fondato nel X secolo vicino alla grotta dove dimorava San Ivan di Rila, primo eremita bulgaro, le cui spoglie furono dapprima sepolte nella grotta, quindi traslate a Sofia, quando probabilmente fu canonizzato come Santo, e quindi restituite al Sacro chiostro di Rila nel 1469. Per secoli il monastero è stato centro spirituale, educativo e culturale della Bulgaria. Durante il Rinascimento bulgaro tra 18esimo e 19 secolo, l’abbazia istituì cinquanta metochioni (ambasciate ecclesiastiche della tradizione ortodossa orientale, dipendenti dal monastero) in città e villaggi, dove i monaci più istruiti di Rila fondavano scuole, celebravano riti e raccoglievano adepti.

L'attuale Chiostro sacro di Rila risale in gran parte al diciannovesimo e ventesimo secolo: l'edificio più antico è la torre di Hrelyo,costruita nel 1335. Era la fortezza del monastero e anche il luogo in cui i monaci dimoravano nei momenti difficili. La cappella della Trasfigurazione di Dio si trova al quinto e ultimo piano della torre alta 24 metri. La chiesa principale del monastero è dedicata alla Natività della Vergine Maria e conserva la sepoltura di San Ivan, un'icona miracolosa dell'Addolorata del XII secolo ed altre icone ritenute da baciare per i credenti. Per la sua lunga storia e il suo valore culturale il complesso monastico custodisce al proprio interno anche dei musei dedicati alle attività agricole e di allevamento, a costumi nazionali e ad opere intagliate nel legno tra cui 36 scene bibliche e oltre 600 miniature. All'esterno un sentiero conduce alla grotta di San Ivan, a circa quattro chilometri di distanza.

L'intera superficie, tra monastero, edifici residenziali ed agricoli è di 8.800 metri quadrati, circondanti da mura alte 22 metri. All'interno ci sono circa 300 stanze, di cui 100 sono celle dei monaci. Il monastero è ancora oggi funzionante, ed ha dei negozi di souvenir e di tradizione bulgara.