Da Bodø a Røst, il sole di mezzanotte e le cinque stagioni della Norvegia

In viaggio dalla prima capitale europea della cultura nel Circolo Polare Artico all’isola dello stoccafisso amica dell’Italia

di MONICA GUZZI
8 giugno 2024

L'isola di Querini, Lofoten

Dal sole di mezzanotte all’aurora boreale. Il cielo è magico sopra Bodø e le isole più vicine, il paradiso delle Lofoten. Lo racconta il cartellone che quest’anno con un calendario di mille eventi accoglie i visitatori in questa vivace città di 50mila abitanti affacciata sul mare. Questo per Bodø è infatti è un anno particolare: quello da capitale europea della cultura.

Il porto di Bodø
Il porto di Bodø

Una stagione in più

Le stagioni artiche sono scandite dal magico rapporto di questa terra con la luce. Se il 22 dicembre è il giorno più buio, con soltanto 4 ore che squarciano la notte polare, il 22 giugno è quello più luminoso. Da giugno si può ammirare il sole di mezzanotte e il suo infinito tramonto sul livello del mare fino al 15 luglio. Una breve pausa fino al termine di agosto, e già comincia lo spettacolo dell’aurora boreale, che qui si può inseguire fino ad aprile. E il programma del Festival della cultura, inaugurato con uno spettacolo di luce e musica su una piattaforma galleggiante, è articolato in cinque stagioni, dove la quinta è proprio legata al ritorno del sole e alla voglia di vivere che dà la luce.

Ma il cielo non è l’unico motivo per cui vale la pena di arrivare fino alla Norvegia del Nord. Il programma di quest’anno propone eventi legati a numerosissime mostre d’arte e natura in un mix di tradizione e contemporaneità, e poi pesca e navigazione, giovani e cultura, con un occhio di riguardo alla cultura Sami, popolazione indigena oggi in minoranza, che conta ben 10 lingue diverse, con teatro, danza e musica, da gustare magari dopo una calda sauna. Il 22 giugno la città ospiterà la festa chiamata Midsummer Mistery, con il pubblico in maschera; a settembre l’artic food; e poi c’è la land art; il viaggio in treno; il Nordland by night a novembre. E ancora sassofonisti subacquei nelle grotte, trekking e casette dove distillare profumi con le erbe e i fiori raccolti. Una città vivace, che ospita una famosa Biennale d’arte e quest’anno festeggia i dieci anni del centro culturale Stormen, progettato nel porto di Bodø dallo studio inglese Drdh Architects, che ospita una sala da concerti da 900 posti e una magnifica biblioteca pubblica in cui regna sovrano il legno.

La corrente più famosa del mondo

Ma Bodø è nota non solo per il Festival. Rasa al suolo dai nazisti nella seconda guerra mondiale, la città si è ricostruita seguendo un’architettura semplice ed essenziale, sapendo di poter contare sulla sua storia e sulle bellezze naturali poco distanti, nove parchi e il grande ghiacciao Svartisen. La più famosa è legata al fenomeno dei vortici a Saltstraumen, alla fine di uno degli itinerari più belli della Norvegia, per terra e per mare. Basta salire sui potenti motoscafi della compagnia Stella Polaris per addentrarsi fra fiordi e isolette e raggiungere questo stretto con una delle correnti di marea più forti del mondo.

Il Museo dell'aviazione
Il Museo dell'aviazione

Quattro volte al giorno un enorme volume di acqua si getta violentemente nello stretto, in alcuni punti largo appena 150 metri, creando enormi vortici tra i fiordi. In tutto 400 milioni di metri cubi di acqua marina che si muove a una velocità media di 13 chilometri l’ora, molto più velocemente quando la corrente è alla sua massima potenza. Non stupisce quindi che i viaggiatori arrivino anche da lontano qui nella Norvegia settentrionale per osservare un fenomeno naturale famoso in tutto il mondo, visibile anche dalla strada o da sotto l’ardito ponte che sovrasta lo stretto. Il momento ideale per osservarlo è quando c’è la luna nuova o la luna piena, e fino a tre giorni dopo, quando la corrente di marea è al massimo, con una differenza fra alta e bassa marea che può arrivare fino a tre metri.

Il viaggio alle Lofoten
Il viaggio alle Lofoten

Un popolo di navigatori e aviatori

Un destino raccontato da due musei unici, il Norwegian Aviation Museum e il Jekt Trade Museum. Il primo, costruito 40 anni fa come un aereo, con tanto di torre di controllo affiancata, racconta il volo, dal sogno di Icaro agli aerei più moderni, civili e militari, passando dalle mongolfiere alle spedizioni polari, dal simulatore di volo fino all’iconico aereo spia U-2, che ha collocato la città (base Nato fino al 2022) sulla mappa durante la Guerra Fredda.

Suggestioni ben diverse quelle offerte dalla Anna Karoline, la nave conservata in uno dei musei più amati dalla città, focalizzato sul particolare tipo di imbarcazione (jekt) che fin dal Medioevo consentì il traffico commerciale lungo le coste del Nord.

La casa dei gabbiani
La casa dei gabbiani

La via Querinissima

Sarà il nuovo itinerario culturale, candidato al Consiglio d’Europa nell’ambito di Bodø 2024, e calcherà le orme di un’amicizia fra due popoli che dura da secoli, legando l’Italia e in particolare il Veneto alle isole Lofoten, e in particolare a Røst. Una vicenda nata da un naufragio raccontata nell’autunno scorso all’Arsenale di Venezia dalla prima internazionale della Querini Opera. Composta nel 2012 da Henning Sommerro e Ragnar Olsen e messa in scena da un intero paese che ha volato fino a Venezia (300 dei 465 abitanti di Røst, compresa la sindaca Elisbeth Mikalsen) segnalata tra gli highlights di Bodø 2024, l’opera ricostruisce la storia del nobile mercante veneziano Pietro Querini che, partito nel 1431 con la sua nave carica di tessuti per Bruges, fu vittima di un naufragio che lo spinse alla deriva, fino a che la Corrente del Golfo non portò l’anno successivo gli undici naufraghi su un isolotto vicino alla più meridionale delle Lofoten, Røst.

Lo stoccafisso ad essiccare
Lo stoccafisso ad essiccare

Ospitati per tre mesi dai pescatori locali, Querini e i suoi ebbero modo di apprezzare l’ospitalità, ancora oggi proverbiale, degli abitanti dell’isola, e soprattutto di conoscere lo stoccafisso, il merluzzo essiccato all’aria, dove viene steso dopo un’accurata selezione. Al suo ritorno in patria, il mercante descrisse la sua esperienza al Senato veneziano, e diede vita a un commercio fiorente che ancora oggi porta in Italia la maggioranza dei merluzzi pescati in questi mari e lavorati a Røst.

Intorno a Røst
Intorno a Røst

Røst e l’isola di Querini

Dopo avere indossato le calde tute galleggianti, il motoscafo parte proprio davanti al Bryggehotell, il piccolo albergo di una ventina di camere che costituisce la struttura ricettiva più importante della piccola Røst, l’ultima dell’arcipelago che conta ben 365 isole e isolette, una per ogni giorno dell’anno. Il viaggio fino all’isola dedicata a Pietro Querini con tanto di stele sulla sommità è di una bellezza commovente, tra isolette, gabbiani, cormorani (il simbolo dell’isola sono tre cormorani), aquile e ucceli “pulcinella” a cui viene dedicato persino un festival, e poi acqua, verde e piccoli cottage rossi. L’isola di Querini è una delle più alte della zona (basti pensare che a Røst il punto più elevato è alto 11 metri), ma si può raggiungere la stele con un piccolo sforzo e ammirare il panorama mozzafiato.

In viaggio alle Lofoten
In viaggio alle Lofoten

L’arte dello stoccafisso

Chi arriva a Røst, richiamato da un turismo lento ed equilibrato, non può non stupirsi dallo spettacolo degli stoccafissi stesi al sole e al vento. “Nei primi mesi dell’anno il merluzzo abbandona le acque fredde del mare di Barents per arrivare da noi a riprodursi sospinto dalla calda Corrente del Golfo - spiega Olaf Pedersen, country manager in Italia di Tørrfisk fra Lofoten, per 13 anni direttore commerciale di Glea, la società di famiglia che lavora il merluzzo -. Da noi viene pescato, pulito, selezionato ed essiccato. E diventa stoccafisso. Ogni esemplare che arriva in Italia è passato da almeno 15 mani (tante le fasi di lavorazione) secondo una logica di produzione tutta artigianale e sostenibile”.

Olaf e Ansgarr Pedersen nel regno dello stoccafisso
Olaf e Ansgarr Pedersen nel regno dello stoccafisso

Selezionare è un’arte, perché il prodotto viene suddiviso in diverse qualità in base al peso, al manto e all’odore. Line, 38 anni, è una donna bionda dal sorriso dolce. E’ la selezionatrice dei merluzzi dell’azienda John Greger, affiliata al consorzio che sigla tutta la produzione col marchio Igp Tørrfisk fra Lofoten, dove ogni prodotto è tracciato con un qr code. Sorride e racconta la sua avventura: “Ho iniziato spostando il pesce, poi ho cominciato a farmi domande e a studiare, imparando tutti i giorni”.

Dalla pesca alla tavola

Non è un caso che a Røst si mangi benissimo. Fuori dal Querini Pub & Restaurant c’è una targhetta che ne certifica l’affiliazione alla Veneranda Confraternita del bacalà (con una c sola) alla Vicentina. Un ristorante consigliato dalla confraternita dove si possono gustare crostini al baccalà mantecato e l’originale orzotto al baccalà, uscito dalle sapienti mani della chef norvegese Anna Cecilia.

La Confraternita del bacalà
La Confraternita del bacalà

Il turismo gentile e la moda

Røst, a 100 chilometri dalla terraferma, è il più piccolo comune del Nordland, interamente votato al merluzzo ma con un occhio volto al turismo gentile. Oggi, fra locande e case private, offre ai turisti non più di 320 letti. Ma il desiderio è di continuare a fare convivere la tradizione della pesca con quella nuova del turismo.

Ora c’è anche un marchio di moda sportiva legato alla nostalgia di quest’isola: non a caso il simbolo è quello dei tre cormorani. Si chiama Caya, acronimo di “Come as you are”, dalla frase che la vecchia nonna di Annemette e del marito Hans George diceva a chi le si presentava vestito di tutto punto: “Vieni come sei”.

E con il mare e le sue leggende, meritano una tappa la piccola casa museo dove fare merenda, la casa dei gabbiani nata da una ristrutturazione, o l’antica torre dell’acqua trasformata da un fotografo in luogo di meditazione. E il traghetto che collega le isole alla terraferma è gratis.