Andalusia: sole, flamenco e influssi gitani
Da Siviglia a Cadice, passando per Cordoba e Granada, tra suggestioni arabe, paesaggi di sogno, gastronomia tipica e tradizioni antichissime. Viaggio nell'affascinante regione nel sud della Spagna
Vivace, misteriosa, colorata, vibrante e, soprattutto, caliente. Sono solo alcuni degli aggettivi che potremmo scegliere per descrivere l’Andalusia, affascinante regione nel sud della Spagna che seduce per la sua bellezza e per le sue mille contraddizioni.
Caratterizzata da un ricchissimo patrimonio storico e culturale, allea influenze islamiche e tradizioni gitane, città cosmopolite e pueblo blancos (i caratteristici villaggi di casette bianche), spiagge spettacolari nella Costa del Sol e parchi naturali che si estendono tra montagne, vallate e paludi nella Sierra Nevada. Senza dimenticare le atmosfere arabe da mille una notte, la passionalità del flamenco, la sacralità delle feste religiose e la convivialità delle tapas.
L’Andalusia è così, con una doppia anima, scatenata e solenne e per questo (e per molto altro), è una vacanza da regalarsi assolutamente. Per apprezzarla al meglio, l’ideale è un road trip, un viaggio sulle strade andaluse che, tra monumenti maestosi, tradizioni ancestrali e paesaggi incantevoli, porterà da Siviglia a Cadice passando per Cordoba, Granada e Malaga, alla scoperta di luoghi davvero unici.
Siviglia
Siviglia, oltre ad essere la città più grande dell’Andalusia, è quella che ne incarna meglio lo spirito. Culla del flamenco, sede delle più antica plaza de toros di tutta la Spagna e famosa per le sue feste religiose e popolari (come la famosissima Feria), incanta con il suo mix di architetture arabe, influenze gitane e tradizioni tipicamente spagnole. Tra chiese, musei, palazzi storici e monumenti, Siviglia è davvero ricca di luoghi da non perdere, testimoni del suo passato e anfitrioni del suo futuro.
Primo tra tutti, l’Alcázar (conosciuto anche come Reales Alcazares o Palazzi Reali), patrimonio mondiale dell’Unesco. Il nucleo originario di questo straordinario complesso è una fortezza difensiva costruita nel 912 a cui si aggiunsero nei secoli edifici progettati come residenza dei nobili spagnoli cui si deve l’affascinante mescolanza di stili mudejar, rinascimentale, romanico e granadino. Passeggiando tra giardini, palazzi, sale sontuosamente decorate, finestre arabe, vasche e fontane, si perde la cognizione del tempo e questo senso di smarrimento è uno degli elementi di fascino dell’Alcázar. A contendergli il primato, la Cattedrale con la Torre della Giralda, la terza chiesa più grande del mondo, lunga 126 metri e con cinque navate. In stile gotico, custodisce un patrimonio artistico unico, nonché la monumentale tomba di Cristoforo Colombo. La Giralda, invece, alta 90 metri, originariamente era il minareto almohade della moschea sui cui resti venne costruita la Cattedrale. Sulla sua cima, svetta El Girardillo, una banderuola in bronzo, simbolo di Siviglia.
D’obbligo concedersi una passeggiata nell’immensa Plaza de España, nel cuore del parco Maria Luisa, costruita per l’Esposizione Iberoamericana del 1929 e anch’essa diventata un’icona della città. Dalla forma ellittica (a rappresentare l’abbraccio tra la Spagna e le antiche colonie), si sviluppa su 50 mila metri quadrati e ospita la piazza ovale, un edificio semicircolare in stile rinascimentale-neoclassico con due torri e un canale lungo 515 metri attraversato da quattro ponti che rappresentano gli antichi regni di Spagna: Castiglia, Aragona, Navarra e Leon. Lungo tutto il perimetro della piazza, inoltre, si trovano 48 nicchie con panchine che rappresentano le province spagnole. Opinioni sulla corrida a parte, non si può non visitare la Plaza de Toros Real Maestranza, la più antica arena spagnola, da vedere sia per la bellezza della sua architettura sia per capire quanto la corrida sia profondamente radicata nella cultura spagnola. L’edificio ovale, color bianco e giallo ocra, è caratterizzato da una facciata in stile tardo-barocco spagnolo, da archi e balaustre in marmo ornati da sculture. Poco distante si trova la Torre dell'Oro, un’antica torre di guardia che oggi ospita il Museo Navale di Siviglia, mentre per ripercorrere la storia delle relazioni con le colonie, si dovrà andare all’Archivio General de Indias, il principale archivio dedicato alla dominazione spagnola in America.
Per godere di una vista mozzafiato su tutta la città, la location ideale è il Metropol Parasol, un progetto urbano di riqualificazione di Plaza de la Encarnacion, divenuto emblema moderno della città. Realizzato in legno e poliuretano (è la più grande struttura in legno al mondo) e inaugurato nel 2011, è innovativo per forma (ricorda un gruppo di funghi tanto che i sivigliani lo chiamano “las setas” che significa proprio i funghi) e funzione poiché accoglie il Mercado de la Encarnacion, un mercato coperto di antica tradizione, un museo archeologico interrato, dove ammirare le rovine romane e moresche scoperte durante i lavori di costruzione, uno spazio open-air al primo piano, bar e ristoranti e all’ultimo piano, il mirador, una passerella in legno a forma di serpente che funge da terrazza panoramica. Infine, non si può lasciare Siviglia senza essere andati al vivace e caratteristico Barrio di Triana, che sorge sulla sponda occidentale del fiume Guadalquivir, quella opposta al centro storico. È l’ex quartiere dei gitanos, che, considerato la culla del flamenco e il luogo originario di produzione delle splendide ceramiche e piastrelle di Siviglia, conserva un’atmosfera davvero suggestiva. E a proposito di flamenco. Siviglia ospita l’unico Museo del Baile Flamenco al mondo, che ripercorre la storia di questo ballo dal passato ai giorni nostri e offre spettacoli dal vivo su un tipico tablao.
Córdoba
Lasciata la capitale andalusa dirigendosi verso est, in un’ansa del fiume Guadalquivir, nel cuore dell’Andalusia, si incontra Córdoba, antica capitale del Califfato arabo. Conosciuta come la città delle tre culture (cristiana, musulmana ed ebraica) deve il suo fascino alla bellezza dei suoi monumenti, basti pensare che nell’VIII secolo, dopo la conquista moresca, rivaleggiava con Costantinopoli come capitale dell’arte, della cultura e delle scienze. In primis, la Mezquita (o Grande Moschea di Cordoba), affascinante espressione dell’arte arabo-islamica e dell’architettura gotica e rinascimentale dell’Andalusia. Costruita nel 785, è un tripudio di mosaici d’oro, giganteschi archi con 856 colonne e giochi di luce che si rincorrono lungo i 23 mila metri quadrati dell’edificio che oggi è la Cattedrale di Santa Maria Assunta. Entrando dalla Puerta del Perdon, in stile mudejar, all’interno si trovano il Patio de los Naranjos, il cortile degli aranci, il mihrab, la nicchia di preghiera del muro qibla che indica la Mecca con, di fronte, la maksura, il luogo dove pregavano i califfi.
Al centro, sorge la cattedrale cristiana costruita nel XIII secolo. Da non perdere anche Alcázar de los Reyes Cristianos, la Fortezza dei Re Cristiani, costruita nel 1328 da Alfonso XI sulle fondamenta dell’antico Alcazar musulmano e circondata da mura difensive di cui oggi restano solamente quattro torri. Al suo interno, si trovano numerose sale reali con oggetti storici, tra cui spicca il Sálon de los mosaicos con un importante collezione di mosaici di epoca romana, mentre il suo cortile in stile arabo, il Patio Morisco, ricorda il Cortile dei Leoni dell’Alhambra di Granada, ma è stato costruito circa cinquant’anni prima. Tra gli altri monumenti da vedere: la Torre de la Calahorra, torre-fortezza costruita dai musulmani sulle rive del Guadalquivir in uno dei due estremi del Ponte Romano, ora sede del Museo Vivo di al-Andalus, che, dedicato alla Cordoba delle tre culture, sottolinea il ruolo di cristiani, ebrei e musulmani nella storia della città; e il Palacio Viana, del XIV secolo, dichiarato Monumento Storico Artistico Nazionale nel1981 per i suoi cinque secoli di storia e i suoi dodici cortili cordovesi che racchiudono la quintessenza dell’architettura romana e araba tipica di Córdoba. In pieno centro, si trova la Juderia, il quartiere ebraico, un labirinto di stradine strette acciottolate e vicoli ciechi in cui coesistettero per secoli ebrei, musulmani e cristiani. Testimonianza ne sia la Sinagoga, del 1315 e con decorazioni mudéjar, una delle tre antecedenti al XV secolo rimaste in Spagna; il Suk Municipale, uno dei cortili cordovesi aperti al pubblico tra i più visitati con laboratori di artigiani, soprattutto ceramica e cuoio; la Calleja de las Flores, una via che permette di ammirare gli edifici bianchi del quartiere decorati con fiori e vasi colorati; la Calleja del Pañuelo, una delle vie più strette, larga quanto un fazzoletto aperto; e la Casa Andalusì, un palazzo del XII secolo esempio delle abitazioni di al-Andalus che oggi ospita una collezione di monete antiche e il Museo della Carta. Prima di lasciare Córdoba, merita davvero gustare un salmorejo (zuppa fredda base di pomodori, pane, aglio e olio di oliva), una mazamorra (un’altra zuppa fredda in cui l’ingrediente principale è la mandorla), un flamenquín (filetto di maiale arrotolato con prosciutto e formaggio, impanato e fritto) e altre specialità locali nelle tapas dei quartieri di Santa Marina, San Lorenzo e San Andrés.
Granada
Dopo Cordoba, la prossima meta è Granada, uno dei gioielli dell’Andalusia, fondata dai Romani ai piedi della Sierra Nevada. Lungo il percorso, non si può dimenticare di fermarsi ad Antequera, che custodisce numerosi monumenti storici, alcuni dei quali risalgono all’età del bronzo. Passeggiando per il centro, da scoprire, il Palacio de Najera, la Real Colegiata Santa María La Mayor e le fortificazioni dell’Alcazaba, mentre, appena fuori dalla città, sorgono i dolmen di Menga e El Romeral. Arrivati a Granada, impossibile rimanere indifferenti al suo fascino, frutto del mix di architetture moresche, gioielli del Rinascimento e strutture moderne. La meraviglia di Granada però, è senza alcun dubbio l’Alhambra, la suggestiva fortezza araba, ricca di palazzi nasridi decorati e circondata dal verde. Insieme ai giardini del Generalife e all’Albaicín, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Costruita tra il IX e il XIV secolo e ultima roccaforte dei Mori nell’Europa occidentale, l’Alhambra permette di tuffarsi in atmosfere da mille e una notte semplicemente passeggiando tra corti, patios e giardini in un susseguirsi di mosaici di zellige, specchi d’acqua, fontane e stanze sontuose con decori lavorati come filigrana. Tappa obbligata per concludere la visita, i giardini del Generalife, l’opulenta residenza estiva dei sultani, con cortili, fontane in pietra, frutteti, canali d’acqua e siepi di mirto. Dopo l’Alhambra d’obbligo esplorare l’Albaicín, il quartiere arabo che ha conservato le stradine strette, i vicoli contorti, i cortili con alberi e fiori, le cisterne, le fontane e le terrazze del suo passato. Si parte da Calle Elvira, che inizia da Plaza Nueva, la più antica della città, dominata dalla facciata della cancelleria reale del XVI secolo e dalla Chiesa di Santa Ana, riconoscibile per il minareto di una precedente moschea. Seguendo Carrera del Darro si raggiunge El Bañuelo, i vecchi bagni arabi, risalenti all’XI secolo e perfettamente conservati.
Da non perdere anche la Cattedrale di Granada, in stile gotico- rinascimentale, la Cappella Reale, il monumento cristiano più importante della città, la Colegiata del Salvador, chiesa cinquecentesca costruita sulla principale moschea del quartiere, l’Arco de las Pesas, porta di accesso all’Albaicín, il Mirador San Nicolas, che offre una vista spettacolare sulla Sierra Nevada, e la Mezquita Mayor de Granada. Infine, non si può non immergersi nell’atmosfera suggestiva di Calle Caldereria Nueva, la via delle teterias, le famose sale da tè mediorientali, dove la sera sembra di essere in una città marocchina; oppure non fare shopping all’Alcaiceria, l’antico mercato della seta dell’epoca musulmana, ricostruito in gran parte dopo l’incendio nel 1843; o, ancora, non provare la gastronomia locale, gustando il migas (un piatto povero che riutilizza il pane raffermo con aggiunta di verdure e carne di maiale), il remojón (un’insalata con baccalà, arance, uovo sodo e olive nere), le fave con jamón, la tortilla del Sacromonte (frittata con cervello, intestino e testicoli d’agnello) e il gazpacho. A pochi minuti da Granada si trova la casa-museo di Federico Garcia Lorca (conosciuta come Huerta de San Vincente), dove lo scrittore, grenadino d’eccellenza, ha realizzato alcune delle sue opere più prestigiose. L’edificio ha mantenuto la struttura originaria e custodisce ancora gli arredi e alcuni oggetti personali dell’artista come il pianoforte, la scrivania e alcuni disegni e manoscritti realizzati prima di morire fucilato dalla truppe franchiste.
Loja
Da Granada, si parte per raggiungere la Costa del Sol e, più precisamente, Malaga. Lungo la strada, si fa tappa a Loja, un affascinante villaggio storico a circa 45 minuti di auto da Granada, dove ammirare la Iglesia Mayor de la Encarnación, risalente al XVI secolo e dichiarata Bene di Interesse Culturale, l’Alcazaba, l’antica fortezza militare e Lo Giacimento di Sierra Martilla, dove si trova una necropoli megalitica. Loja è caratterizzata anche dalla presenza di molte fontane e sorgenti naturali sparse per il centro storico, come quella dei 25 Zampilli, la Fuente Santa, conosciuta per le sue acque medicamentose.
Malaga
Da Loja si arriva a Malaga, capitale culturale ed economica della Costa del Sol e città natale di Pablo Picasso. Oltre alle spiagge soleggiate e alla vivace vita notturna, che la rendono un’ambita meta turistica, vanta un ricco patrimonio culturale grazie alla presenza di oltre quaranta strutture mussali tra cui spiccano il Museo Pablo Picasso, il Museo di Arte Contemporanea, il Museo Carmen Thyssen, l’unico Centro Pompidou esistente fuori dalla Francia, il Museo Russo, il Museo del Vino, il Museo dell’Automobile e della Moda e il Museo delle Belli Arti. Tanti anche i monumenti, testimonianza del suo passato, tra cui la Cattedrale, una delle più maestose al mondo, soprannominata “La Manquita” perché la sua torre destra non fu mai completata; il Teatro Romano, che risale al I secolo dopo Cristo; l’Alcazaba, fortezza di epoca musulmana che custodisce rovine antiche, statue, stanze reali e giardini arabi; il Castillo de Gibralfaro, collegato all’Alcazaba da una lunga muraglia, che, costruito nel XVI secolo offre una vista mozzafiato sul centro storico di Malaga, il porto, la costa, la Plaza de Toros e, se si è fortunati e la giornata è limpida, la vista spazia fino al Marocco e alla catena montuosa africana del Rif. Per vedere un altro aspetto, sicuramente diverso, della città, basta recarsi a Muelle Uno, un complesso ricreativo contemporaneo nella zona del porto, o a Soho, un quartiere artistico dal sapore bohémien. Malaga è nota anche per le sue specialità enogastronomiche come l’espetos, uno spiedino di pesce arrostito al fuoco; la fritura malagueña, un fritto misto a base di palombo, alici, seppie, triglie e calamari; il gazpachuelo, zuppa con brodo di pesce e patate a cui viene aggiunta una maionese all’aglio; le conchas finas, vongole giganti da consumare crude; e i bouquerones, alici impanate e fritte. Se il nome vi sembra familiare non vi state sbagliando, i giocatori del Malaga Club de Futbol e i loro tifosi sono chiamati proprio “bouquerones” in onore di questo piatto. Dopo Malaga e le spiagge della Costa del Sol, è tempo di godersi il paesaggio della campagna andalusa che abbraccia la strada che porta alla Costa de la Luz.
Ronda
Lungo il percorso che porterà a Cadice, d’obbligo fare una sosta a Ronda, nell’entroterra della provincia di Malaga, che si rivela una delle località più interessanti in un itinerario alla scoperta dei Pueblos Blancos (i paesini dalle case immacolate come Arcos de la Frontiera, Medina Simonia e Vejer de la Frontiera). La città, che fu abitata da Celti, Fenici, Romani e Arabi, sorge su un promontorio ai due lati del Tajo de Ronda, una stretta gola, profonda più di 150 metri. Da un lato si trova la città vecchia (che conserva testimonianze arabe e medievali e vanta un centro storico dichiarato Bene di Interesse Culturale), dall’altro la città nuova, costruita a partire dal secolo XVI. A unirle, diversi ponti, tra cui il Puente Nuevo, che ha ispirato Ernest Hemingway per il libro “Per chi suona la campana”. Ronda, conosciuta anche e come la “città dei castelli”, era difesa da un alcazaba di cui oggi restano le mura e alcune porte di accesso alla città, come la Porta dell’Almocábar (XIII secolo), la Porta di Carlos I (XVI secolo) e la Porta dell’Exijara che conduceva al quartiere ebraico.
A testimonianza della dominazione araba ci sono la grande moschea del XIII secolo, di cui sono rimasti l’arco del mihrab eil minareto, riconvertito in campanile, e i bagni arabi costruiti nel XIII secolo sulle rive del fiume. Sempre nella città vecchia, da vedere, il palazzo di Mondragón, un tempo residenza di re musulmani e cristiani, oggi sede del Museo Archeologico, e l’arena della corrida, costruita nel 1785 e una delle più antiche di tutta la Spagna. Attraversando il Paseo de Hemingway, ci si potrà concedere una pausa nell’ottocentesco Alameda del Tajo, un parco con passeggiate alberate e balconi sospesi su un dirupo.
Cadice
Lasciata Ronda, dopo poco meno di due ore di auto, si arriva a Cadice, la città più antica dell’Europa occidentale. Fondata dai Fenici circa 3000 anni fa con il nome di Gades, è caratterizzata da lunghe spiagge, da balconi riccamente decorati e dalla presenza di baluardi difensivi, castelli e torri di vigilanza su molti tetti, costruiti a difesa dagli attacchi dei pirati quando, nel XVII secolo, deteneva il monopolio del commercio d’Oltremare. Punto di partenza ideale per visitarla, Porta Tierra, ingresso delle mura e confine tra la Cadice antica e quella moderna. Da un lato ampi viali, spiagge (La Victoria, Santa Marìa e La Cortadura), club nautici e strutture sportive; dall’altro, gli antichi quartieri di El Populo, storico borgo medioevale; La Viña, abitato da pescatori e chirigotero (dal nome della musica tradizionale locale, le chirigotes, canzoni scherzose che si cantano durante Carnevale, dichiarato Festa di interesse turistico internazionale); e Santa Maria, tempio del flamenco.
Da non perdere, la Cattedrale in stile barocco e neoclassico con la cupola di azulejos, l’antico teatro romano, la cattedrale vecchia, piazza di San Juan de Dios, costruita su un terreno bonificato dall’acqua marina e sede del Municipio, e piazza Mina, dove si trova il Museo archeologico e di Belle Arti. Per godere di un panorama mozzafiato bisogna salire sulla Torre Tavira, torre vedetta ufficiale del porto di Cadice nel XVIII secolo e punto più alto della città. Oltre a regalare uno splendido panorama, offre due sale espositive e una camera oscura (la prima della Spagna, inaugurata nel 1994), che proietta l’immagine dal vivo e in movimento di ciò che avviene all’esterno. Per ammirare l’Oceano Atlantico, invece, vi può passeggiare lungo i viali dell’Alameda dell’Apodaca, nel parco Genoves e sulla spiaggia della Caleta, l’unica del centro storico, tra Castelli di Santa Catalina e San Sebastian.
Jerez de la Frontera
Prima di lasciare la Costa de la Luz raggiungere l’ultima tappa del viaggio alla scoperta dell’Andalusia, Jerez de la Frontera, gli appassionati Formula 1 e motoGP, potranno fermarsi al Circuito di Jerez de la Frontera, uno degli autodromi della Spagna, in provincia di Cadice. Oltre alla pista, lunga 4 chilometri e 428 metri e con tredici curve, ospita una mostra permanente di oggetti appartenuti a sportivi del calibro di Jorge Lorenzo, Dani Pedrosa, Ayrton Senna e Jarno Trulli. Jerez de la Frontera, a circa 35 chilometri a nord-est di Cadice, è famosa come la terra dello sherry, dei cavalli e del flamenco. Vale davvero la pena però, visitare il centro storico, Casco Antiguo, dove perdersi tra monumenti e bodegas, i locali ideali per assaggiare lo sherry. Qui si trova l’Alcazar, fortezza almohade del XI secolo, con all’interno una mezquita (moschea riconvertita in cappella), i bagni arabi e il Palacio Villavicencio del XVIII secolo; l’ottocentesca Cattedrale del Salvador, costruita dove sorgeva l’antica moschea di Scheris; l’Antiguo Cabildo, il palazzo del municipio; l’Iglesia de San Dionisio, in stile mudejar; e anche le chiese di San Mateo e di San Lucas e i palazzi di Riquelme e Permantín.
Nel Barrio de Santiago, il quartiere gitano, da non perdere la cinquecentesca Iglesia de San Miguel, in Plaza San Miguel, la più bella di Jerez, il Museo Arqueologico e il Centro Andaluz de Flamenco, che celebra la famosa danza andalusa con biblioteca, archivi musicali e una scuola. Alla comunità gitana, oltre alla passione per il flamenco (Il Flamenco Festival di Jerez, a cavallo tra febbraio e marzo, è uno dei più importanti al mondo), si deve anche quella per i cavalli di razza certosina, i celebri cavalli andalusi, da ammirare negli spettacoli che si tengono alla Fundacion Real Escuela Andaluza Del Arte Ecuestre, dove dimostrano tutte le loro abilità. Inoltre la Fiera del cavallo, che li vede protagonisti assoluti è dichiarata Festa di interesse turistico Internazionale. Un altro modo per conoscere la zona, è visitare le cantine, dove si producono vini con Denominazione d’Origine Jerez-Xérès-Sherry e Manzanilla-Sanlúcar de Barrameda. Oltre a gustarli, si potranno ammirare splendide architetture: la cantina La Concha di Gonzales Byass è un progetto di Gustav Eiffel; la Gran Bodega di Dome ha una struttura con più di 4.000 archi a ferro di cavallo; e la Bodega del Tío Pepe, fa parte del Patrimonio Storico Andaluso come testimonianza del movimento moderno Docomomo. Vino in primo piano anche nella gastronomia. Carne, pesce e frutti di mare vengono cucinati allo Jerez o alla jerezana, ovvero aggiungendo vino locale, mentre il gazpacho e le interiora con ceci sono seguite da torrijas (pane fritto al vino) e tocinos de cielo (una specie di budino di tuorli).