Comacchio: viaggio nella perla del Delta sospesa fra aria, terra e mare
Una città etrusca e una nave misteriosa naufragata duemila anni fa, i lidi e i maestri dell'arte del Novecento. E poi la a civiltà dell'anguilla, tra i ponti e i canali che hanno affascinato generazioni di registi
Un paesaggio disegnato dal Delta e dai canali, sospeso fra aria, terra e mare. Una storia antica, raccontata dalla città etrusca di Spina scoperta un secolo fa e da una nave romana misteriosamente scomparsa e riaffiorata col suo prezioso carico solo negli anni Ottanta. In mezzo, il primato commerciale e poi la rivalità veneziana, gli Estensi e il Papato, fino alla civiltà dell’anguilla, celebrata nel 1955 dal regista Mario Soldati nel film “La donna del fiume”, con una giovane e prorompente Sofia Loren al lavoro nella famosa Manifattura dei Marinati. Tra gli sceneggiatori, Pier Paolo Pasolini.
Comacchio ha stregato generazioni di registi, da Luchino Visconti, che qui h girato “Ossessione”, a Pupi Avati con “La casa delle finestre che ridono”, fino a Michelangelo Antonioni e Wim Wenders con “Al di là delle nuvole”, girato nel ’95 nel Loggiato dei Cappuccini, un antico porticato di 142 archi lungo un miglio e mezzo nato come collegamento coperto fra la chiesa di Santa Maria in Aula Regia alla terraferma. E ancora oggi i suoi ponti e palazzi antichi, così come gli specchi d’acqua, i casoni e i fenicotteri rosa del Parco del Delta del Po, riserva della biosfera tutelata dall’Unesco, continuano ad affascinare il mondo del cinema e della pubblicità.
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La città antica
Chi arriva non può non restare a bocca aperta. Nata secondo la tradizione su tredici isolette comprese tra i cordoni costieri di epoca etrusca, sede della scomparsa città di Spina, e quelli formatisi in epoca romana e altomedievale, fu circondata dalle Valli fino alle grandi bonifiche del Novecento, nella particolarissima condizione di città lagunare dentro la terraferma. Fino al secolo scorso la si poteva girare a piedi o in barca. I primi a essere modificati furono proprio i ponti, mentre diversi canali furono coperti per fare passare le carrozze prima e le auto poi. Dal tributo alla modernità si sono salvate però molte testimonianze affascinanti del passato. Il più celebrato è il famoso Trepponti, o ponte Pallotta, dal nome del cardinale che nei primi del Seicento, poco dopo l’arrivo del Papato in seguito all’abbandono degli estensi per esaurimento della linea ereditaria, ordinò la costruzione di quella che all’epoca doveva essere la porta fortificata della città per chi arrivava dal mare. Il progetto del ponte è di Luca Danese, lo stesso architetto del Ponte di San Pietro e del Ponte degli Sbirri. Di ponte in chiesa, di palazzo in torre, si arriva al settecentesco Ospedale degli Infermi, da non confondere con una cattedrale. L’edificio ospita il Museo Delta Antico, uno scrigno di sorprese.
La città etrusca e la nave scomparsa
Il Museo diretto da Marco Bruni racconta due grandi scoperte. Quella della fiorente città etrusca di Spina, avvenuta nel 1922 con la segnalazione di alcune tombe etrusche nella Valle Trebba, vicino a Comacchio. E quella più recente, avvenuta nel 1981 in Valle Ponti, della nave romana, i cui restauri partiranno nei prossimi mesi. Il suo prezioso carico (90 tonnellate di anfore, vasellame, tempietti, lingotti di piombo) è custodito nel museo e racconta questa imbarcazione lunga 21 metri come un’autentica Pompei del mare, uno spaccato del mondo globalizzato romano. La nave viaggiava tra Ravenna e Aquileia, ancora da chiarire le cause del disastro, forse una tempesta in mare o un’ondata di piena. Se il ricco carico è arrivato fino a noi, si sa pochissimo degli uomini e delle donne (sono stati trovati anche resti di calzature femminili) che vi viaggiavano. Il museo è suggestivo, propone anche un percorso olfattivo legato ai profumi del grande emporio commerciale rappresentato da Spina, e termina con un percorso tattile, nel quale sarà possibile sfiorare reperti dalla storia millenaria. E per chi vuole addentrarsi nel Delta, alla stazione Foce si può trovare un parco archeologico open air che ospita la ricostruzione di due abitazioni etrusche.
I lidi e la Casa museo di Remo Brindisi
Comacchio conta 27 chilometri di litorale e i suoi lidi sono il volto estivo del turismo. Qui, al Lido di Spina, tra la pineta litoranea e la spiaggia, si trova la casa del maestro Remo Brindisi, realizzata agli inizi degli anni Settanta dall’architetta e designer Nanda Vigo. Qui il celebre pittore e collezionista (fu anche direttore della Triennale di Milano) realizzò il suo Museo Alternativo. In un particolarissimo edificio a cilindro interamente piastrellato di bianco, impreziosito da una scala elicoidale con corrimano in acciaio, si legge la storia dell’arte moderna e contemporanea, in uno stretto legame fra elementi architettonici, pittura e scultura. Dentro, le opere degli artisti più rappresentativi del Novecento: Pablo Picasso, Andy Warhol, Mimmo Rotella, Lucio Fontana, Mario Schifano, Giorgio De Chirico, Giò Pomodoro, e poi Bruno Munari, Arturo Martini. Tra queste opere, gli spazi più privati di Remo Brindisi, dallo studio alla camera da letto, fino alla cucina e taverna dove ospitava gli amici per una partita a carte.
Il Parco del Delta del Po
Nella storia è stata la principale via di collegamento fra l’Europa, l’Adriatico e il Medio Oriente. Fonte di vita in tutti i sensi, dai commerci alla civiltà dell’anguilla, le Valli di Comacchio si estendono per 13mila ettari. Nei secoli l’attività della pesca e del sale costituirono le basi dell’economia della zona. Oggi il Parco regionale del Delta del Po rappresenta soprattutto la volontà dell’uomo di preservare questi luoghi e i loro abitanti. Il Delta del Po è infatti riserva della biosfera Unesco, tra boschi, canneti, dune e sacche marine e i suoi fantastici ospiti, come il fenicottero rosa, che ha colonizzato il Delta nel Duemila, diventandone l’emblema.
Il Delta del Po è una delle aree con la più alta biodiversità d’Italia e d’Europa, con oltre mille specie di piante, 500 di vertebrati e quasi 350 di uccelli, che ne fanno una delle mete più importanti per il birdwatching, tra aironi, gru, beccacce di mare e falco cuculo. Tra gli abitanti del Delta, la testuggine palustre e la volpoca, una delle anatre più colorate d’Europa. Ma il Delta è anche attività dell’uomo, tra casoni e tabarre. Da non perdere un giro in barca fino al casone Serilla, una delle grandi stazioni di pesca della valle, con l’ampia tabarra dove si costruivano e si immagazzinavano gli attrezzi. Dei cento casoni esistenti, dove i vallanti vivevano nella fatica isolati delle famiglie e dal paese per lunghi periodi di lavoro, oggi sono in funzione cinque stazioni di pesca e sette case di vigilanza. E poi c’è il famoso lavoriero, fatto di incannicciate, pali e pertiche, che consente la cattura del pesce, anguille, acquadelle, gamberetti, sogliole e passere. Oggi le valli e le saline di Comacchio si possono visitare in barca, in canoa, in bicicletta e nelle tradizionali batane, barche a fondo piatto costruite proprio per spostarsi nelle acque basse. Da non perdere con l'arrivo della bella stagione l'Argine degli Angeli, un percorso escursionistico di circa 5 chilometri aperto dal 20 marzo al 20 settembre.
L’anguilla
L’anguilla, un animale leggendario, così come il suo viaggio per prolificare, da Comacchio al Mar dei Sargassi. La Manifattura dei Marinati raccoglie la cultura e la tradizione di Comacchio, organizzata storicamente tra famiglie e corporazioni. Erano dodici le famiglie che avevano la licenza per la sua lavorazione, dodici come i camini che oggi dominano la Sala dei fuochi, nata nel 1900. Qui nel periodo autunnale è possibile vedere l’intero ciclo di lavorazione, dal taglio allo spiedamento, dalla cottura al confezionamento. La sala degli aceti è invece caratterizzata da grosse botti per la preparazione della salamoia. La Manifattura è un museo dove è possibile conoscere le barche dedicate alla pesca, dalla battana al velocipede, gli strumenti per la loro costruzione, oltre ai filmati dell’epoca. Il prodotto è anche riconosciuto come Presidio Slow Food: al bookshop è possibile acquistare l’anguilla marinata tradizionale delle Valli di Comacchio, l’acquadella marinata e l’acciuga marinata. E ora è possibile anche seguire un percorso di degustazione, tra storia e sapori.
Dove mangiarla
Alla Locanda del Delta, in centro storico, affacciata su canali e ponti, si può gustare l’anguilla in varie forme, marinata e ai ferri con la polenta, oltre a menu di pesce, dove la chicca della casa è il risotto al nero di seppia. Tappa della tradizione da non perdere anche il ristorante Europa, a Porto Garibaldi, con affaccio sul lido. Qui l’anguilla si mangia con il brodetto di verze, cotta in un tegame grazie al suo stesso grasso, oppure “a becco d’asino”, con un sughetto di pomodoro e cipolle, accompagnata con polenta. Tutto sempre accompagnato da un bicchiere di Fortana, un vino antico prodotto con uve autoctone coltivate sui terreni sabbiosi del litorale di Comacchio, perfetto per sgrassare l’anguilla, che va sempre gustata togliendone la pelle.