Castelli e borghi da fiaba, il fascino antico dell'Irpinia

di GIUSEPPE DI MATTEO
8 marzo 2023
Uno scorcio del borgo di Savignano Irpino.

Uno scorcio del borgo di Savignano Irpino.

Un territorio unico al mondo. La Campania, un tempo felix, è ancora oggi un paradiso che mette insieme arte, cultura, sapori, tradizioni ancestrali e un patrimonio archeologico inestimabile; per non parlare del suo capolavoro, Napoli. Ben 10 i siti Unesco: 6 luoghi e 4 beni immateriali. E di questi ultimi non si può non citare l’arte dei pizzaiuoli napoletani: un orgoglio per l’Italia intera. Eppure, oltre lo sguardo rassicurante delle mete turistiche più blasonate (la costiera amalfitana in primis) si nascondono luoghi non meno degni di interesse. Come l’Irpinia, che abbraccia la provincia di Avellino e racconta il fascino di una bellezza decisamente non convenzionale. Terra talvolta aspra e figlia di terremoti (uno dei più tristemente noti è quello dell’80) che hanno lasciato cicatrici profonde; e tuttavia capace di esibire una fierezza senza pari. Non di rado, lo sguardo di chi accarezza l’Irpinia si ferma a contemplare il contrasto tra una natura rigogliosa - sono tre i Parchi Naturalistici Regionali (il Partenio, quello dei Monti Picentini e il Vallo Lauro-Pizzo Alvano), ma si contano anche 18 siti naturalistici di Importanza Comunitaria per la conservazione della biodiversità e 3 Zone di Protezione Speciale per gli uccelli, senza dimenticare le oasi WWF - e il corpo piegato di tanti luoghi che però non si rassegnano a vivere nell’abbandono. In Irpinia l’animale totemico è il lupo e la roccia è utilizzata anche a scopi abitativi. Non che manchino i borghi, appollaiati su qualche colle baciato da viti e ulivi e riconoscibili per le caratteristiche viuzze a gradoni, e i castelli, prevalentemente di origine longobarda e normanna poi ‘ritoccati’ nel Rinascimento. Il castello Lancellotti di Lauro (X secolo) è tra i più suggestivi e viene utilizzato anche per eventi privati e culturali. Da non perdere il maniero di Monteverde, nell’Irpinia occidentale, dove gli Aragonesi, nel XV secolo, ampliarono il torrione longobardo. Per la cronaca, a Monteverde, il cui toponimo ‘Montis Viridis’ fa riferimento ai boschi che una volta abbondavano sul monte dove sorge il castello, ha scelto di nidificare la rarissima cicogna nera. A Quaglietta (frazione di Calabritto) invece il maniero, che veglia sul fiume Sele, fa tutt’uno con l’albergo diff uso, che rende l’atmosfera del borgo quasi fiabesca. E poi le abbazie. Spicca il santuario di Montevergine, che svetta sul Monte Partenio a oltre 1.200 metri di altitutine. Il complesso religioso si deve a Guglielmo da Vercelli, un pellegrino che, a causa di una serie di peripezie, decise di condurre una vita eremitica sul Monte Partenio, dove nella prima metà del XII secolo istituì il santuario dedicandolo alla Vergine. È qui che si trova la celeberrima ‘Madonna Nera’ realizzata tra il 1296 e il 1297 da Montano d’Arezzo e raff igurata in trono con il Bambino. Conosciuta anche come ‘Mamma schiavona’, è venerata dai campani e non solo. Il luogo è infatti frequentato da centinaia di migliaia di fedeli, compresi quelli della cosiddetta ‘Juta (andata, ndr) dei Femminielli’, la processione del 2 febbraio a cui partecipano omossessuali e transgender e che si conclude con l’accensione di lumini e candele (il rito della Candelora)