Carnia, il piccolo mondo antico sotto le vette dei campioni

Una natura autentica e selvaggia, borghi gioiello ricchi di storia e una cucina gustosa all’ombra dello Zoncolan, la cima più dura del Giro d’Italia

di MONICA GUZZI -
16 settembre 2024
Tramonto in alta quota da Cima Tamai (Visit Zoncolan, ph Nemas Gortan)

Tramonto in alta quota da Cima Tamai (Visit Zoncolan, ph Nemas Gortan)

In Carnia non si capita per caso, si sceglie di arrivarci. Lo sanno bene i tanti ciclisti che, tornante dopo tornante, hanno scalato il suo monte simbolo, lo Zoncolan, fiero teatro di mitiche tappe del Giro d’Italia a 1750 metri di altezza. Siamo all’estremo lembo settentrionale del Friuli Venezia Giulia, a ridosso dell’Austria. Terra di confine incontaminata che ancora racconta una storia antica, dai Romani alla Grande guerra, e che ha saputo preservare nei secoli le architetture dei suoi borghi gioiello (Sutrio, Paluzza con la località di Timau, Cercivento, Ravascletto, Comeglians, Ovaro e Treppo-Ligosullo) e l’artigianato, la gastronomia e le tradizioni, in una cornice naturalistica di rara bellezza e con uno spirito di sincera accoglienza, quello della sua gente.

Sua maestà lo Zoncolan

Il Monte Zoncolan (Visit Zoncolan, ph Nemas Gortandefault)
Il Monte Zoncolan (Visit Zoncolan, ph Nemas Gortandefault)

Lo Zoncolan è montagna assoluta, fra boschi, prati alpini, malghe, laghetti e cascate. Dalla cima Tamai in una giornata di cielo terso si possono ammirare le tre diverse catene montuose che circondano la montagna della Carnia per eccellenza: le Dolomiti, le Alpi Giulie e le Alpi Carniche. Vera e propria palestra en plein air sia estiva sia invernale, lo Zoncolan è diventato un mito per i ciclisti di tutto il mondo per la salita da Ovaro, varie volte traguardo del Giro d’Italia, considerata la più dura d’Europa ed entrata nella leggenda.

Malga Meleit
Malga Meleit

Ma non è necessario spaccarsi le gambe per arrivare in cima: basta affrontarlo dal lato opposto e in pochi ampi tornanti si arriva in Paradiso. Sullo Zoncolan si può salire comodamente in e-bike, mountain bike, auto o funivia. E arrivati in cima le possibilità sono infinite. Molte le experience proposte da Visit Zoncolan, ad iniziare dalle escursioni tematiche con guide esperte alla scoperta di panorami mozzafiato, borghi, malghe e pascoli. Con una bella passeggiata si può raggiungere malga Meleit, dove assistere alla lavorazione del formaggio ed acquistarlo.

Passeggiate a cavallo (Visit Zoncolan)
Passeggiate a cavallo (Visit Zoncolan)

Lo Zoncolan è anche il regno del trekking, delle passeggiate a cavallo e naturalmente degli sport invernali. Il polo sciistico è la meta ideale per gli appassionati di sci alpino, snowboard, sci di fondo, telemark, freestyle, passeggiate anche notturne con le ciaspole. Con i suoi 30 chilometri di piste, lo Zoncolan è una destinazione popolare anche per gli allenamenti della nazionale italiana sci. Le piste sono ben curate e offrono panorami mozzafiato sulle montagne circostanti, nel fondo valle fino a vedere il mare nelle giornate più limpide. Sci da fondo nella pista in quota o ai Laghetti di Timau, dove si allenano ancora i campioni dello sport, compresi talvolta Manuela e Giorgio Di Centa, miti del fondo (e dove si allenava anche Venanzio Ortis, pure lui di Paluzza, eroe a sorpresa degli Europei di atletica a Praga ‘78, oro nei 5000 e argento nei 10.000).

E dopo sport e attività fisica una meritata sosta nei rifugi dove gustare piatti e prodotti tipici, come il frico o i cjarsòns, ravioloni con ripieno dolce a base di ricotta profumata di spezie ed erbe spontanee, di cui ciascuna famiglia, ciascun ristorante vanta una ricetta particolare.

Sutrio, il paese albergo

Incoronato vincitore nella sfida del 2023 fra gli Alberghi Diffusi della Carnia (dove questo tipo di ospitalità è nata una trentina di anni fa, per poi diffondersi con successo in Italia) davanti alle telecamere della trasmissione “Bruno Barbieri - 4 Hotel”, Borgo Soandri è nato dall’idea di recuperare e mettere in rete il patrimonio edilizio di questo caratteristico borgo di montagna, rendendolo una componente essenziale e caratterizzante della sua offerta turistica. Suddivisi in oltre 30 appartamenti di varia capienza, i posti letto diventano un “Albergo” coordinato e organizzato come un’unica struttura ricettiva, con reception e servizi comuni. Gli appartamenti sono stati ricavati dall’attenta ristrutturazione di edifici rurali, vecchie stalle, antiche case con portici in pietra e austeri palazzotti settecenteschi. “Qui il turista non trova solo un alloggio, ma diventa parte della comunità: quando arrivi non sei un ospite, sei un paesano”, spiega Silvio Ortis, presidente di Albergo Diffuso Borgo Soandri e di Visit Zoncolan.

E’ lui stesso ad accompagnare gli ospiti nelle passeggiate con le lanterne sotto le stelle o alle visite alle malghe, a bere un bicchiere di vino al Marangon (il nome in lingua carnica del falegname, uno dei mestieri più diffusi) o al microbirrificio Bondai (premiato lo scorso anno tra i cinque migliori in Italia) o ancora al caseificio sociale Alto But, uno dei pochi di valle ancora attivi in Carnia, il cui formaggio “Pastorut”, erborinato carnico creato proprio qui, ha vinto premi nel consorzio nazionale sui formaggi “Infinity Bleu”.

Il caseificio sociale di Sutrio
Il caseificio sociale di Sutrio

“La cooperativa è nata nel Duemila, dall’idea di recuperare le case inutilizzate e di non consumare altro suolo. Oggi sono idee normali, all’epoca erano all’avanguardia perché negli anni Novanta da noi dopo il terremoto c’era l’idea di lasciare le vecchie case e di andare a farsi una villetta nuova”, spiega Enzo Marsilio, già sindaco di Sutrio e fondatore dell’abergo diffuso che l’anno prossimo festeggerà le nozze d’argento. Oggi conta 35 alloggi e 145 posti letto messi a disposizione dai soci, che non si limitano a offrire un tetto. L’albergo infatti è il biglietto da visita del territorio: basti pensare ai prodotti che arrivano tutte le mattine nel cestino della colazione consegnato agli ospiti, dallo yogurt alle uova, tutti “made in Sutrio”.

La magia del legno e il presepe in piazza San Pietro

Magia del legno a Sutrio (Denis Blarasin)
Magia del legno a Sutrio (Denis Blarasin)

La tradizione del legno, a Sutrio, ha radici profonde che si perdono nei secoli passati. Per questo la prima domenica di settembre Sutrio si trasforma in un microcosmo operoso e mostra al visitatore incantato i mille modi di lavorare il legno, accanto alle più raffinate espressioni delle arti femminili del ricamo, della filatura, della confezione di scarpèts. Il borgo non a caso è disseminato di sculture realizzate dai vari maestri del legno che vi sono passati.

Il presepe di San Pietro
Il presepe di San Pietro

Ma le sue principali chicche sono i presepi, da quello di Teno (realizzato nel corso di ben 30 anni di lavoro da Gaudenzio Straulino, maestro artigiano che ha riprodotto in miniatura gli usi e i costumi tradizionali del paese, animati grazie ad una serie di perfetti ingranaggi meccanici) alla grande Natività realizzata da 11 artisti diversi e portata nel 2022 con sei tir in piazza San Pietro a Roma, dove le 18 statue a grandezza naturale in legno di cedro disposte su una superficie di 116 metri quadrati e illuminate da 50 punti luce, in gran parte ispirate alla tradizione (tra i personaggi ci sono i cramar, i merciai ambulanti che passavano mesi fuori casa) sono state ammirate da tutti.

Timau e la memoria della Grande guerra

Timau, ultima località di confine, lega il suo nome alla prima Guerra mondiale. Qui, all’ombra del Pal Grande e del Pal Piccolo, passava il fronte della zona Carnia, che partiva da Sappada per arrivare fino a Tarvisio. E qui c’è il Museo della Grande guerra, che custodisce documenti inediti di straordinario valore storico, articoli di giornali dell’epoca, fotografie, cartoline e numerosi reperti bellici italo-austriaci, tra cui un cannone Skoda del 1915. In due sale sono esposti i cimeli delle portatrici carniche, le volontarie adibite ai rifornimenti, che rappresentavano un indispensabile supporto per chi si trovava al fronte. La più famosa fu Maria Plozner Mentil, medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

Il sacrario ossario
Il sacrario ossario

Poco lontano, sorge il Tempio Ossario: l’opera di trasformazione dell’antico Santuario del Cristo, distrutto dalla guerra 1915/18, fu completata negli anni 1936/1937. All’interno e all’esterno del Tempio sono custodite le spoglie di 1764 caduti provenienti dal Fronte dell’Alto Bût e dintorni. Delle 1764 salme 1466 sono note e 298 ignote (vi sono compresi 73 austroungarici di cui solo 8 noti). Dentro i mosaici di Fred Pittino, le figure del fante e del crocifisso di Castiglioni, le pitture realizzate da Vanni Rossi e Giovanni Pellis, nonché il dipinto della “Madonna della Neve”, opera del pittore Fragiacomo di Venezia, realizzata nel 1916 per la cappelletta del Pal Grande.

Le portatrici carniche
Le portatrici carniche

Paluzza, il tesoro dei Cosacchi e il Vallo Alpino del Littorio

A pochi metri dal Museo della Grande Guerra sorge una grande chiesa, sovradimensionata, che quasi sfida l’immensità della montagna. Ha una storia curiosa, poiché sarebbe stata eretta grazie al tesoro dei Cosacchi: l’equivalente di un milione di euro di oggi, consegnati al parroco di Timau, don Angelo Morassi, dal comandante dei cosacchi del Terzo Reich tedesco, ai comandi di Hitler, che negli ultimi giorni della seconda Guerra mondiale attraversavano il Passo di Monte Croce Carnico in ritirata. A due passi altre tappe interessanti. La segheria veneziana “Siê di Toni da Fuce”, il cui primo documento risale al 1651. Era una delle tante che sfruttavano il legname, di cui i boschi carnici sono ricchi. La costruzione è lunga circa 13 metri, è strutturata su due piani.

La Torre Moscarda
La Torre Moscarda

E poi c’è la Torre Moscarda “Torate”, baluardo del sistema difensivo-doganale insieme all’altra torre, ad oggi distrutta, sul torrente Bût. La rocca è stata costruita a metà del 1200, alta poco più di 10 metri: la vista dal tetto si apre sulla valle e sul bosco, oggi teatro di sculture di Land Art. Poco distante, un altro ricordo degli anni delle due guerre, il Vallo Alpino del Littorio, un bunker ben tenuto nato per volere di Mussolini.

Esperienze di gusto

In Carnia si narra che un giorno di tanto tempo fa il Guriut, un folletto molto goloso, fu sorpreso dalla padrona di casa a rubare la panna che affiorava dal latte appena munto. Il folletto, forse pentito, decise di risarcire la donna insegnandole la ricetta dei “Cjarsons”, i famosi ravioli il cui ripieno varia da paese a paese ma anche da famiglia a famiglia. Qualche gastronomo locale, in vena di conti, ha fatto una specie di censimento tra dolci e salate, oltre 50 ricette diverse. Sutrio celebra questo piatto la prima domenica di giugno, ma questi ravioloni sono presenti nei menu di tutti i ristoranti. A Paluzza non è possibile resistere all’esperienza di gusto offerta dal ristorante Da Otto, ristorante locanda dal 1870, che a ogni pasto sforna un’ottantina di coperti, mettendo a tavola le sue prelibatezze a prezzi popolari: oltre agli immancabili Cjarsons, Blecs al ragù di cinghiale o carpaccio di cervo, o ancora Frico con polenta, altro piatto della tradizione.

Diego Matiz e le sue ghiottonerie
Diego Matiz e le sue ghiottonerie

Diego Matiz e la moglie Antonietta a 70 anni resistono ancora ai fornelli, senza farsi ingannare dalle mode del momento e onorando una cucina locale che punta sugli ingredienti più genuini come funghi, erbe e formaggi.

Tradizione e innovazione alla locanda da Alvise, nel cuore di Sutrio, dove dalla cucina del giovane Giacomo, 37 anni, si può gustare un’altra ricetta di Cjarsons, questa volta alle erbe di nonna Maria, e ancora Frico e polenta, o il Toc de Braide con funghi porcini e galletti, una vera ghiottoneria. Esperienza ancora diversa nella più alta Ravascletto, all’hotel ristorante Bellavista, albergo entrato nelle tappe turistiche dei motociclisti tedeschi, dove la cucina tradizionale sposa anche la trota allevata a Sutrio.

I dintorni, la signorile Tolmezzo e la Valle del tempo

Un’occasione per conoscere la storia del territorio è una visita al capoluogo Tolmezzo, dove tra i palazzi signorili spicca il Museo Carnico delle arti popolari Michele Gortani. Nell’ambito dei mestieri tradizionali, merita attenzione la storia della fortuna della tessitura, legata nel Settecento alla figura di Jacopo Linussio, il pioniere del lavoro per conto terzi. Fu lui a portare un telaio in ogni famiglia, coinvolgendo le donne nell’attività economica. La sua fortuna lo portò al punto di battere una moneta a uso interno, con la quale i suoi dipendenti potevano acquistare i suoi stessi prodotti.

Suggestiva la Val Pesarina, detta anche la Valle del tempo, con il borgo di Pesariis, noto per tre secoli per la produzione di orologi a cui oggi lega anche a sua fortuna turistica. Pesariis accoglie il visitatore con il percorso dell’orologeria monumentale, un autentico museo a cielo aperto che presenta 15 differenti manufatti per la misurazione del tempo. Storica è la Meridiana del 1770 dipinta sulla parete di Casa Cappellari-Solari. Gli altri sono più recenti, creati grazie a un progetto voluto dal Comune nel 2005 e finanziato dall’Unione Europea.

Gli eventi

Non si può vivere la Carnia senza partecipare agli eventi legati alla sua anima più antica. Durante l’anno c’è l’imbarazzo della scelta. Ecco i principali appuntamenti:

FARINE DI FLÔR - mulini, farine e delizie della Carnia - Terza domenica di ottobre (20 ottobre 2024). FORMANDI - Sapori e formaggi di montagna – Terza domenica di ottobre (in abbinamento con Farine di Flôr (20 ottobre 2024). BORGHI E PRESEPI - dalla Vigilia di Natale all’Epifania. FUMS, PROFUMS, SALUMS - Prima domenica di marzo (2 marzo 2025). I CJARSONS - prima domenica di giugno (1 giugno 2025). MAGIA DEL LEGNO - prima domenica di settembre (7 settembre 2025).

www.visitzoncolan.com

www.albergodiffuso.org