Cammino Francescano della Marca: ripercorrendo i passi del santo d’Assisi
Un percorso in 8 tappe attraversando borghi e colline, montagne e valli, ma anche visitando abbazie e centri d'arte. Per un pellegrinaggio fra spiritualità, cultura e natura
Spiritualità, attività all’aperto, contatto con la natura, quiete e silenzio, meditazione, tradizione e storia; ma anche cultura e arte, enogastronomia, borghi, rinascita attraverso la ricostruzione dell’Appennino. Il Cammino Francescano della Marca è tutto questo e molto altro ancora. Il percorso, oggi riconosciuto dall’Atlante dei Cammini e promosso dal Mibact, celebra la dimensione religiosa e al contempo la bellezza paesaggistica dell’Italia centrale, ripercorrendo i passi di San Francesco d’Assisi lungo antiche vie che si snodano tra Umbria e Marche.
Nato da un’idea di Maurizio Serafini e Luciano Monceri, i quali hanno iniziato a lavorare al progetto circa dieci anni fa e nel 2020 hanno dato alle stampe un libro omonimo edito da Terre di Mezzo, esso intende valorizzare il legame storico/culturale tra questi luoghi e il santo più amato al mondo; per farlo si estende per circa 167 chilometri, unendo la città di Assisi a quella di Ascoli Piceno attraverso un tracciato che si articola tra colline, boschi e borghi sospesi nel tempo, di ineguale magia.
Lo scopo del Cammino Francescano della Marca non è solo quello di offrire un’esperienza escursionistica, ma anche di indurre una profonda immersione nelle terre attraversate, permettendo così ai pellegrini di stabilire un contatto autentico con la dimensione dei luoghi visitati. Lungo il cammino, che si suddivide in otto tappe, si attraversano località di grande fascino, alcune molto conosciute altre meno note, contraddistinte da un ricco patrimonio artistico e religioso; nonostante ciò, i pellegrini sono invitati a comportarsi seguendo l’esempio francescano di semplicità e rispetto per le piccole cose.
“Il pellegrinaggio è raggiungere una meta, non vagare inutilmente – hanno scritto nell’introduzione al libro Il Cammino Francescano della Marca gli autori Maurizio Serafini e Luciano Monceri – è percepire i passi antichi di chi ci ha preceduto attraverso sentieri e strade carichi di storia e di storie; è perseveranza, continuità, ricerca e superamento dei propri limiti fisici e spirituali, è armonia con la natura, adattamento, riacquisizione dei valori primari dell’uomo e frugalità, essenzialità, semplicità”.
Il fulcro dell’intero cammino è ovviamente la figura di San Francesco, dal momento che tutto il percorso segue le sue tracce e tocca destinazioni che, in qualche modo, hanno con lui un legame importante. Fu infatti attraverso questa strada che egli nel 1215 andò da Assisi sino ad Ascoli, già spinto dalla volontà di creare una rete spirituale, umana ma anche architettonica: fondò chiese, pose le prime pietre dei conventi, incitò le comunità a riunirsi e ovunque andò lasciò un segno talmente indelebile da aver attraversato i secoli, fino a giungere intatto fino a noi. “Il primo viaggio storicamente documentato di San Francesco nella cosiddetta “Marca di Ancona” risale al 1208, a cui ne seguirono molti altri, effettuati dal santo in persona o dai suoi compagni – scrive nello stesso libro Diego Mecenero, in un capitolo dedicato al francescanesimo nelle Marche – Il Cammino Francescano della Marca collega tutte queste realtà locali grazie a una spiritualità che traspare anche dalla spiazzante bellezza dei paesaggi naturali, specchio limpidissimo di quella “Madre Terra” che il Poverello ha celebrato nel suo Cantico delle creature”.
Si tratta però anche di un processo di rinascita, in quanto molte di queste zone sono state interessate dal terremoto del 2016, ma sono ora in fase di restauro e recupero, in un più ampio progetto che intende valorizzare e promuovere l’Appenino centrale, regalandogli una nuova vita. “Accanto alla ricostruzione e alla messa in sicurezza del territorio, è ora urgente impostare un modello di sviluppo turistico che sia capace di preservare lo splendore e l’autenticità delle montagne e dei borghi appenninici – afferma il commissario straordinario per la Ricostruzione Sisma 2016 Guido Castelli – Abbiamo bisogno di accompagnare il processo di ricostruzione con una strategia di rilancio che non può prescindere dal turismo: esso è infatti un volano naturale, ma richiede un approccio sistemico. Necessitiamo quindi di competenze, di maggiore ricettività e, più in generale, di sviluppare l’attitudine all’accoglienza dell’intera comunità. Dalle macerie del terremoto vogliamo restituire a questi territori, al patrimonio naturale e culturale che li contraddistingue, la loro precipua autenticità, che è unica nell’eterogeneo panorama nazionale. Il nostro Appennino può offrire al Paese un nuovo modello, diverso da quello urbano e connotato da una grande qualità della vita in termini umani ed ambientali”.
Il punto di partenza è Assisi, città natale di San Francesco nota per la magnificente basilica affrescata da Giotto a lui dedicata e per il centro storico dichiarato Patrimonio dell’Umanità, ma anche luogo simbolico in cui i resti del santo riposano, meta ogni anno di migliaia di pellegrinaggi. Da qui, il Cammino Francescano della Marca si dirige verso sud-est, attraversando le dolci colline umbre per poi entrare nelle Marche: gli incantevoli paesaggi si susseguono in una continua alternanza di vedute naturali sensazionali, piccoli borghi medievali e antiche chiese immerse nella quiete delle montagne o delle ampie valli. L’arrivo è ad Ascoli Piceno, capoluogo di provincia che accoglie il pellegrino con una delle piazze rinascimentali più belle d’Italia, Piazza del Popolo, la cui magnificenza rappresenta il degno coronamento di questa impresa.
In mezzo, il tragitto si suddivide in otto tappe più una variante: da Assisi a Foligno, poi Colfiorito, Polverina, Montalto di Cessapalombo, Sarnano, Comunanza, Venarotta e infine Ascoli. Chi vuole può proseguire nella bretella non obbligatoria da Venarotta a Montedinove, per raggiungere altri luoghi francescani di interesse come Poggio Canoso con l’Eremo di San Francesco e le tombe di Montedinove, percorrendo ambienti di grande valore naturalistico, a cominciare dal Parco dei Calanchi e del Monte Ascensione.
Numerose le località e i siti da visitare lungo il cammino, centri francescani ma non solo; tra questi, ci limitiamo a segnalarne alcuni per motivi di spazio. In Umbria si fanno notare le meravigliose Cascate del Menotre con l’Eremo di Santa Maria di Giacobbe e il borgo di Pale di Foligno, la città di Foligno ricca di arte e cultura, nonché poli spirituali di una certa importanza come San Giusto in San Maroto e l’antica Chiesa di Plestia, che sorge su una vasta area archeologica. Ancora, Serravalle di Chienti con la Botta dei Da Varano, il mulino e la centrale idroelettrica a Gelagna Bassa e il MuPA Museo Paleontologico Archeologico; Sarnano, tra i borghi meglio conservati, accoglie i visitatori con uno dei centri termali più grandi delle Marche, una pinacoteca ricca di opere d’arte (tra cui una Madonna del Crivelli) e la rigenerante Via delle Cascate Perdute; l’enogastronomia d’eccellenza insieme all’attività di birdwatching sull’altopiano di Colfiorito; Muccia e poco distante Pievetorina con il suo Percorso delle Acque ampliato di recente, arricchito peraltro da uno dei Percorsi Kneipp più salutari del centro Italia. Tra i borghi ricordiamo Venarotta – cara a San Francesco per la chiesa e il convento qui fondati –, con la sua tradizione del ricamo; Rotella, tra i luoghi francescani meno conosciuti; Montalto di Cessapalombo con l’originale Giardino delle Farfalle; e poi Spello, Amandola, Comunanza, Caldarola e suoi tre castelli affacciati sul lago di Caccamo. Infine, da non perdere i tre eremi del Beato Rizzerio, di Soffiano con le grotte e di San Liberato, nei pressi di San Ginesio; mentre avvicinandosi ad Ascoli lascia senza parole il Tempietto di Sant’Emidio alle Grotte.
Dunque un viaggio affascinante in grado di arricchire l’animo in ogni sua espressione, da compiere in solitudine se si è ben allenati oppure con i molti gruppi organizzati che percorrono questi sentieri. L’autunno è uno dei periodi migliori dell’anno per via degli spettacolari paesaggi caratterizzati dal foliage e per il clima ancora mite, ma ovviamente anche la primavera e l’inizio dell’estate – evitando i mesi più caldi – sono momenti perfetti per mettersi in cammino. Al termine sarà possibile portarsi a casa, oltre alle esperienze uniche e indimenticabili vissute, la credenziale e il testimonium.