Azzorre, avventure tra vulcani e balene in mezzo all'oceano Atlantico
Ha un nome familiare e simpatico a tutti o quasi, ma ancora pochi lo conoscono per esserci stati, eppure è un piccolo paradiso per chi ama la natura e il trekking. È l'arcipelago delle Azzorre, famoso per l'anticiclone omonimo che 'protegge' l'alta pressione nella bella stagione senza propinarci le ondate di calore soffocante del 'collega' africano. Le isole che fanno parte dell'arcipelago sono nove, rappresentano la propaggine più occidentale dell'Europa nel bel mezzo dell'oceano Atlantico e sono parte integrante del Portogallo, da cui distano però tra i 1.600 e i 2.000 chilometri. L'abbondanza di vulcani e la posizione subtropicale portano con sé vantaggi e svantaggi: tra i primi lo splendore e la rigogliosità di una natura prorompente e coloratissima, tra i secondi la frequenza di eruzioni, terremoti e altri disastri che nel corso dei secoli hanno indotto una larga parte della popolazione a emigrare altrove in cerca di fortuna: nel 2018 (ultimo dato disponibile) in tutto l'arcipelago si contavano circa 243mila abitanti, nell'isoletta di Corvo 464. Un duro colpo all'economia locale (basata per lo più su agricoltura e allevamento) è venuto dalla proibizione della caccia al capodoglio, attività fiorente portata avanti dagli abili e coraggiosi pescatori locali a bordo di esili barchette, come ben testimoniato dal Museo dos Baleeiros di Lajes, sull'isola di Pico.
Oggi alla caccia si è sostituita la pacifica attività turistica di whale watching: gli avvistatori dalla terra ferma scrutano l'oceano con i loro potenti binocoli e segnalano via radio l'avvistamento dello spruzzo che svela la presenza di capodogli e balene, guidando a colpo sicuro i veloci gommoni carichi di turisti. Nello stesso modo proprio un turismo sostenibile e amico dell'ambiente – particolarmente apprezzato proprio dagli italiani, sempre più appassionati di trekking in luoghi incontaminati – costituisce una fondamentale occasione di rilancio di questo luogo idilliaco, mantenutosi intatto anche grazie all'assenza della grande industria e a un'architettura tipica molto pittoresca, che sfrutta la pietra lavica e l'abbondanza di legna pregiata tra mulini a vento, casette e chiese decorate di azulejos. Benché l'arcipelago conti nove isole, si può parlare di un flusso turistico importante soprattutto per quattro: Sao Miguel, Pico, Faial e Sao Jorge. Anche chi non ha più vent'anni può in tutta tranquillità raggiungere le incantevoli 'caldere', laghi di origine vulcanica dai colori spettacolari, circondati da vere e proprie esplosioni di ortensie azzurre che rimangono fiorite fino a settembre e trapuntate di ginger lily, grandi fiori dorati. Abbondano poi agrumeti e vigneti, in un ambiente dove prospera ogni nuova pianta introdotta dagli abitanti di ritorno da viaggi e migrazioni. Chi ama nuotare ha l'imbarazzo della scelta tra le grandi spiagge sull'oceano, i laghetti vulcanici la cui storia si perde in suggestive leggende e le frequentate piscine da sorgenti calde.
Ma sono proprio i vulcani a costituire la maggiore attrattiva delle Azzorre, ed è per questo che è così affascinante viaggiare con le guide laureate in geologia di Kailas. Ciascuna isola ha il suo vulcano, alcune anche più d'uno, ma sono almeno due quelli che non possiamo non citare: il primo è il Pico, nell'omonima isola, il più attivo e maestoso, quasi sempre circondato da un buffo cappello di nubi, che si aprono a volte per regalare agli escursionisti che si avventurano fino in cima una vista davvero mozzafiato. Ma ce n'è un altro che, si può dire, anche da solo varrebbe il viaggio, perché è un luogo unico al mondo: il Capelinhos, emerso dall'oceano solo 65 anni fa, accrescendo l'estensione dell'isola di Faial. È davvero emozionante camminare sulle colate laviche e osservare immagini e video che testimoniano la “nascita” di questo lembo di terra, di fronte agli occhi esterrefatti degli abitanti e di studiosi e giornalisti giunti da ogni parte del mondo.