Marmotta mummificata di 6.600 anni restituita dal ghiacciaio. Esposta in Valle d’Aosta: dove e come vederla

La più antica mummia mai ritrovata in Italia, perfettamente conservata con tessuti e pelliccia, era stata scoperta 2 anni fa sul Lyskamm. Ora è visitabile: i biglietti e come arrivare

di LAURA DE BENEDETTI
17 giugno 2024
The Marmot Mummy Project: la marmotta di 6600 anni fa esposta nel museo scientifico della Valle d'Aosta

The Marmot Mummy Project: la marmotta di 6600 anni fa esposta nel museo scientifico della Valle d'Aosta

Da oggi c’è un motivo in più per mettere la Val d'Aosta tra le proprie mete imperdibili. Infatti è finalmente esposta al pubblico nel museo regionale di Scienze naturali, situato all'interno del castello di Saint Pierre, la straordinaria mummia di una marmotta di 6.600 anni, ritrovata due anni fa sul ghiacciaio del Lyskamm.

La Regione autonoma, che già offre splendidi itinerari nelle sue valli, dove è possibile incontrare dal vivo molti animali selvatici, tra cui le attuali marmotte, o sentirne i loro richiami, aggiunge dunque un prezioso tassello a quel patrimonio culturale e di bellezze naturali che sono i motivi per cui Italia è seconda in Europa e quinta al mondo  come destinazione scelta dai turisti internazionali, secondo un trend che è sempre più in crescita e che prevede un fatturato di 11 miliardi di euro da qui al 2028.

Si tratta della più antica mummia mai rinvenuta in Italia, ma la sua particolarità e anche quella di essere stata trovata a circa 4500 metri, un'altezza dove oggi non si trovano le marmotte, che vivono più a basso. Elemento che può dire molto sulla conformazione delle Alpi 66 secoli fa.

Il ritrovamento della mummia

La marmotta nel luogo di ritrovamento
La marmotta nel luogo di ritrovamento

Corrado Gaspard, guida alpina,  nell’agosto del 2022, si è recato per un'escursione sulla parete est del Lyskamm, ghiacciaio appartenente al gruppo del Monte Rosa, a quota 4291 m s.l.m., ed ha trovato casualmente Ehi corpo una piccola marmotta rannicchiata su una roccia. Subito a immaginato di trovarsi di fronte ad un ritrovamento eccezionale anche se la conferma che si trattasse di una marmotta mummificata 6600 anni fa è arrivata qualche settimana dopo. La guida, constatato di trovarsi al cospetto di un unicum, ha infatti coinvolto le autorità competenti. La marmotta mummificata è quindi stata portata via il 14 agosto del 2022 con un volo in elicottero a cui ha preso parte Velca Botti, biologa del Museo di Scienze naturali, incaricata delle operazioni di recupero e trasporto del reperto in laboratorio. Botti fa parte del gruppo di studio che lavora sulla piccola mummia nel Marmot Mummy Project.

The Marmot Mummy Project

La conservazione della piccola mummia durante le ricerche, prima dell'esposizione nella teca sotto vuoto al Museo
La conservazione della piccola mummia durante le ricerche, prima dell'esposizione nella teca sotto vuoto al Museo

Ad affiancare subito il Museo di Scienze naturali,sono stati i ricercatori dell’Istituto per lo studio delle mummie dell’Eurac Research di Bolzano, che hanno collaborato alla definizione delle procedure per il recupero e successivamente ad assicurare la conservazione del reperto presso i laboratori del Museo. Sempre in collaborazione con Eurac sono stati ottenuti i primi dati, tra cui la datazione al radiocarbonio che fa risalire il corpo mummificato della piccola marmotta al Medio Olocene, quindi a 6.600 anni fa. La Regione autonoma Valle d’Aosta dunque nel 2023 ha riunito un’equipe di archeologi, biologi, genetisti, glaciologi, naturalisti e veterinari, sotto il nome di The Marmot Mummy Project il cui obiettivo è fornire una risposta agli interrogativi nati dal ritrovamento a oggi, come dei moderni Csi, gli esperti di polizia scientifica, che si occupano di Cold case, i casi ‘freddi’, appunto, che non riguardano l’attualità, potremmo dire oggi in base a ciò che vediamo nelle serie tv. Anche se, ovviamente, nel caso della marmotta mummificata non è stato compiuto alcun crimine. Il team del progetto della marmotta ‘mummy’, mummificata, è costituito da Santa Tutino, Velca Botti, Francine Navillod, Alessandra Armirotti, Gianfranco Zidda, Marco Samadelli, Alice Paladin, Umberto Tecchiati, Fabrizio Troilo, Michele Freppaz e Maurizio Azzaro.

Marmot Mummy Project: non solo scheletro 

La marmotta mummificata ritrovata presso ghiacciaio non è dissimile da quelle che esistono oggi
La marmotta mummificata ritrovata presso ghiacciaio non è dissimile da quelle che esistono oggi

La marmotta è stata trovata in uno stato di conservazione ottimale, rimasto invariato per 66 secoli. Oltre allo scheletro, il piccolo animale ha mantenuto intatti attraverso i 6 millenni anche i tessuti e la pelliccia. Questa straordinaria integrità permette di compiere un vero e proprio salto indietro in un tempo in cui, come confermato dagli studi sul profilo genetico dell’animale, le marmotte non erano così diverse dalle attuali.

Marmot Mummy Project: sopravvivere all’era glaciale

The Marmot Mummy Project: la marmotta di 6600 anni fa esposta nel museo scientifico della Valle d'Aosta
The Marmot Mummy Project: la marmotta di 6600 anni fa esposta nel museo scientifico della Valle d'Aosta

Il Dna della specie si è modificato poco e lentamente e, ciononostante, la marmotta è riuscita comunque a sopravvivere all’era glaciale: un’eccezione per il regno animale, poiché una bassa variabilità genetica è spesso associata a un elevato rischio di estinzione, come nel caso del gorilla di montagna, dell’orso polare artico e della lince iberica, spiegano gli esperti del Museo.

Marmot Mummy Project: a 4mila metri

A differenza delle marmotte che vivono oggi sull'arco alpino, Marmot Mummy è stata trovata ad una quota elevata, di oltre 4000 metri, dove oggi c'è il ghiacciaio. Un aspetto insolito per un piccolo erbivoro che pone interrogativi su come fossero le Alpi 6000 anni fa. Cosa ci faceva una marmotta a quota 4.291 m? Quale era il clima all’epoca? Oggi il tema dei cambiamenti climatici e dello scioglimento dei ghiacciai è di stringente attualità, sottolineano i riceratori del Museo: le indicazioni fornite dal ritrovamento della mummia del Lyskamm, l’animale e il luogo, possono fornire utili indizi sull’evoluzione dell’ambiente alpino e sul clima. Le aree di alta montagna, seppur apparentemente immutabili, infatti, sono zone molto dinamiche, soggette a condizioni meteorologiche e climatiche estreme. Oggi sappiamo che nelle rocce di montagna si trovano reperti marini e che le glaciazioni sono state intervallate da periodi molto più caldi.

Valle d’Aosta: Mummy è la prima

È la prima volta che in Valle d’Aosta viene ritrovata una mummia naturale (ovvero un corpo in cui il processo di decomposizione ad opera di microrganismi è inibito da cause naturali senza l’intervento dell’uomo, come ad esempio per le mummie egizie), ma non è detto che sia l’ultima. Questo ritrovamento sembra aprire le porte ad una serie di opportunità per la ricerca scientifica: considerati gli effetti del cambiamento climatico, lo scioglimento dei ghiacciai e il loro ritiro potrebbero portare nel prossimo futuro a nuove scoperte, restituendo alla luce nuovi reperti.

Marmotta del Lyskamm, dove vederla

La marmotta del Lyskamm, dal 14 giugno 2024 è esposta nel Museo regionale di Scienze naturali Efisio Noussan all’interno del Castello di Saint-Pierre, in Valle d’Aosta. è collocata in una teca che potrà ospitarla per i prossimi 500 anni. L’ambiente al suo interno è privo di ossigeno, completamente ecosostenibile e indipendente dall’energia elettrica, con la possibilità di calibrare all’occorrenza i parametri chimico-fisici, prevenendo il deterioramento della mummia.

Castello di Saint Pierre, cosa vedere

Il castello di Saint Pierre, sede espositiva del museo di Scienze naturali della Valle d'Aosta
Il castello di Saint Pierre, sede espositiva del museo di Scienze naturali della Valle d'Aosta

Il castello di Saint-Pierre, già noto nel 1191, situato su uno sperone roccioso, offre una delle vedute più pittoresche della Valle d’Aosta ed è celebre per le numerose stampe antiche e i disegni di artisti famosi come Turner e John Ruskin. Nei secoli diverse famiglie della nobiltà valdostana, tra cui i Sancto Petro, i Vuillet e i Roncas, vi risiedettero e apportarono modifiche all’edificio. Nel 1873, Federico Bollati, Soprintendente degli Archivi di Stato di Torino, acquistò il castello e, ottenuto il titolo di barone di Saint-Pierre, avviò i lavori di restauro secondo il modello del Medioevo feudale valdostano. Fu allora che vennero realizzate le quattro torrette agli angoli della torre centrale, che ancora oggi caratterizzano il sito. (Fonte Castello di Saint Pierre)

Museo di Scienze naturali Noussan, cosa vedere

Oggi, il castello ospita il Museo regionale di Scienze naturali, offrendo un percorso di visita che unisce la storia dell’edificio e l’esplorazione degli ecosistemi della Valle d’Aosta. La vicina aula didattica permette lo svolgimento di laboratori e attività per le scuole. Il percorso museale, sviluppato su 1200 mq, si distingue per interattività e un’alternanza tra tradizione e modernità. Le 16 sale, distribuite tra il piano terra e i due piani superiori, raccontano la storia del castello e la ricchezza biologica della Valle d’Aosta. I visitatori disabili o a mobilità ridotta possono accedere alle sale 1, 3 e 4, mentre una postazione interattiva in sala 3 permette di esplorare le altre sale non accessibili.(Fonte Castello di Saint Pierre)

Museo di Scienze naturali Noussan, come arrivare

Il Castello di Saint-Pierre, sede del Museo di Scienze naturali Noussan, si trova in Località Tâche 5, a Saint-Pierre, in provincia di Aosta. Saint Pierre si trova a una decina di chilometri ad Ovest di Aosta, lungo la statale 26; la località è quindi raggiungibile in una 15ina di minuti. 

Il biglietto d'ingresso per gli adulti è di 10 euro. Il museo è gratuito fino ai 18 anni, ha un costo di 3 euro per i giovani tra i 18 e i 25 anni. È fruibile poi a prezzo ridotto (8 euro) per gruppi e talune categorie ed esistono condizioni agevolate per visite guidate e famiglie.

Info: 0165 95931, [email protected]