Dai Romani al Medioevo: tutti i segreti di Aosta

Viaggio tra i tesori nascosti della città alpina. Nel chiostro di Sant’Orso due ‘ospiti’ speciali

di DIEGO CASALI
19 luglio 2024
Piazza Émile Chanoux, il cuore di Aosta

Piazza Émile Chanoux, il cuore di Aosta

I Romani la sapevano lunga. E, non certo a caso, decidevano dove fondare le proprie città. Un corso d’acqua (la Dora Baltea), una posizione strategica (la confluenza di due valichi come il Piccolo e il Gran San Bernardo), una condizione geografica favorevole (una piana soleggiata e fertile).

Doveva rappresentare il biglietto da visita dell’Impero, Aosta. La prima città dopo la Gallia. E, dunque, doveva richiamare per architetture e magnificenza a Roma. Le mura, un grande foro, il teatro, l’anfiteatro, i templi, le terme. Niente manca all’antica Augusta Praetoria Salassorum (dei Salassi, la popolazione indigena) e tutto resta – più o meno visibile – di quell’importante momento storico. E anche di un altro periodo, il Medioevo.

Oggi la storia rivive grazie all’impegno delle guide e delle numerose ‘attrazioni’ storiche che il capoluogo valdostano può offrire. Un viaggio nella città nascosta, è di quelli da ricordare. Partendo proprio dalla cinta muraria romana, visibile ancora in molte parti del centro. Mura realizzate all’interno con ciottoli di fiume e malta ’ricoperte’ di travertino di vario tipo. Proprio di fronte la stazione ferroviaria, si possono vedere i vari strati e comprenderne la realizzazione.

Non distante da piazza Émile Chanoux, dove sorge il municipio, c’è l’antico foro visibile dalla ’finestra’ archeologica la cui passeggiata conduce sino alla Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta e Giovanni Battista. Qui, da non perdere, il criptoportico di epoca augustea, il cui scopo principale era di costituire una struttura di regolarizzazione del terreno nella zona compreda la platea forense e l’area sacra. E, a proposito di sacro, va detto che – dopo l’epoca romana – la città divenne sede vescovile alla fine del IV secolo. Il primo vescovo fu Eustasio, poi il prete Grato (santo patrono celebrato il 7 settembre) e Giocondo.

Oltre alla Cattedrale vale una visita l’Insigne Collegiata dei Santi Pietro e Orso. La chiesa con il coro ligneo, gli affreschi del XI visibili solo salendo nel sottotetto e l’antica cripta sono testimonianze sacre altissime. Ma il gioiello è il chiostro con le sue colonne dai capitelli scolpiti in marmo e rivestiti già in tempi antichi di vernice scura. I capitelli raffigurano il Nuovo e Vecchio Testamento, la vita di Sant’Orso, animali fantastici o elementi decorativi.

Il chiostro di Sant'Orso con i suoi famosi capitelli
Il chiostro di Sant'Orso con i suoi famosi capitelli

Fino al 15 settembre – all’interno del percorso di visita fruibile grazie all’associazione culturale Mirabilia ETS – è possibile osservare due capitelli, di proprietà del Museo Civico di Arte Antica di Torino, tornati eccezionalmente ’a casa’. "In questa occasione speciale – afferma il presidente di Mirabilia Ronny Borbey – abbiamo organizzato una serie di eventi giocando sui colori bianco e nero (come i capitelli appunto) e provare a regalare ai visitatori un’emozione ancora più intensa e coinvolgente".