Rafting tra i flutti nella Valnerina
L’acqua che scorre ci riconnette all’idea della vita, del movimento, della natura. Niente di meglio per ripartire con un filtro verde-speranza dopo le limitazioni di due anni di pandemia. Al Pangea Italia Rafting, a Scheggino, nel cuore della Valnerina umbra, una delle realtà sportive e ricreative di questo bellissimo territorio, la parola d’ordine è inclusività. Già, non si pensi a scene da film con indomabili rapide per ‘Indiana Jones’ della domenica, quello che si può trovare nel centro guidato da Roberto De Ascentiis, oltre alle escursioni, è rafting e canoa a misura di gitante, che sia più o meno esperto, che si tratti di un adulto, di un bambino o di un diversamente abile. “Io dico sempre - spiega De Ascentiis - che il rafting si può fare da 3 a 100 anni, siamo in grado di offrire una gita divertente e sicura per ogni fascia di età. Dopo l’ultima ondata pandemica abbiamo riaperto il primo aprile e la stagione si concluderà il 30 ottobre. La nostra fortuna è anche quella di fare un’attività all’aperto, quindi è tutto meno rischioso, ma certamente in questo periodo di pandemia abbiamo usato tutti gli accorgimenti, a cominciare dall’uso delle mascherine nel rispetto delle normative, dalla sanificazione degli spogliatoi, ripetuta tra un gruppo e l’altro, abbiamo sempre organizzato le attività in modo da evitare assembramenti e cercato di formare gruppi omogenei per il rafting, di familiari o amici, in modo da limitare al massimo i rischi di contagio”. Anche per raggiungere i punti di discesa, che si trovano a monte, l’associazione ha sempre utilizzato pulmini sanificati osservando i distanziamenti. E, dallo scorso anno, quando è ripresa l’attività estiva c’è stato un vero boom di presenze, con luglio e agosto che hanno fatto recuperare i mesi perduti in precedenza. “Quest’anno la riapertura ha avuto una marcia un po’ più lenta, per fortuna è arrivata qualche scuola ma ci aspettiamo che, anche con lo stabilizzarsi del bel tempo, le presenze si moltiplichino, speriamo che si ripetano i numeri dello scorso anno. Al momento ho l’impressione che anche la guerra in Ucraina stia influendo sull’umore della gente, toglie comprensibilmente un po’ di entusiasmo. Come Centro Pangea - prosegue Roberto De Ascentiis - siamo iscritti alla Federazione italiana Rafting, aderente al Coni e seguiamo tutte le regole che ci arrivano da Coni e Federazione, con tecnici preparati e formati, si seguono regole stringenti anche per la sicurezza. Quanto al tipo di presenze devo dire che sono miste, si va dalle famiglia ai giovani, dai meno giovani ai gruppi organizzati e poi ci sono le scuole. L’età, come dicevo, va dai 3 anni ai 100! E non è una battuta, in tempi recenti in un gruppo di turisti americani ce n’era uno di 96 anni”. Il fiume Nera è semplice e divertente e consente agli organizzatori di spiegare le bellezze naturali ma anche i pericoli nascosti, che comunque ci sono e la prudenza non deve mancare perché nessuna situazione va sottovalutata. E’ per questo che vengono fatte prove più o meno impegnative, a seconda dei casi. In generale il percorso completo dura poco più di un’ora, mentre in totale la durata dell’attività, ovvero preparazione, discesa in acqua e percorso, è di un paio d’ore. “Come dicevo - continua De Ascentiis - i nostri istruttori sono molto qualificati ma devo dire che a volte capita anche di fare i conti con richieste rischiose da parte degli utenti: ci è capitato che una persona ci chiedesse di fare rafting con una caviglia slogata, oppure che alcuni anziani gitanti, visto che le condizioni del tempo erano incerte, non avendo gradito la proposta di una escursione alternativa col mulo, si lamentassero perché avrebbero voluto fare parapendio... è che le persone a volte, a contatto con la natura, rischiano di farsi prendere la mano, ma ci siamo noi a vegliare”. A conferma che il rafting sul Nera non è un’attività pericolosa c’è anche il fatto che tanti ragazzi con disabilità hanno già fatto questa esperienza in sicurezza e con grande divertimento. “A volte sono gli accompagnatori ad avere paura ed a pensare che queste attività siano sempre incompatibili con una disabilità - chiude De Ascentiis - ma quando ci sono attrezzature adeguate, percorsi compatibili e istruttori preparati non ci sono problemi. Abbiamo portato sul fiume anche ragazzi con problemi fisici importanti e li abbiamo visti felici, è stata un’esperienza entusiasmante per loro”.