Viaggio nel tempo tra le palafitte in riva al lago
Raccontano la preistoria dell’umanità e, come spiegava Giorgio Bassani, la storia è fatta spesso di cose minori, di episodi secondari, marginali. Le palafitte di Ledro e Fiavè sono un po’ questo, all’apparenza. E anche il loro nome ne suggerisce la appartata e discreta presenza. Gli archeologi li chiamano infatti siti ‘spondali’, cioè costruiti tra torbiere o sulle rive di fiumi e laghi in un arco temporale che va dal 5.000 al 500 a.C. Questi due tesori trentini sono stati iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco nel 2011 come parte dei ‘Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino’, distribuiti tra Svizzera, Austria, Francia, Germania, Slovenia e, appunto, Italia. Grazie all’estensione degli abitati, all’abbondanza di reperti rinvenuti e a specifiche peculiarità di carattere storico e scientifico, Ledro e Fiavè sono da mettere tra le mete prioritarie di ogni appassionato di storia e di natura, perché queste località oltre ad appagare la sete di cultura, sono anche imperdibili per il contesto naturalistico in cui sono inseriti, tra laghi, boschi e montagne. Ledro, corrispondente all’omonimo lago, si trova molto vicino al Garda ed è facilmente raggiungibile da Riva. Il sito archeologico vanta uno splendido museo (Museo delle Palafitte del Lago di Ledro), gestito dal Muse di Trento e interessantissimo anche per i bambini, composto com’è da una vasta area espositiva e dalla fedele ricostruzione di alcune capanne su palafitte, complete di arredi e oggetti di uso quotidiano. Il percorso permette di immergersi nella vita dell’età del bronzo e di comprendere la complessità dell’organizzazione sociale del villaggio. Un abitato di dimensioni ragguardevoli come dimostrano i resti di oltre diecimila pali, i sostegni originari delle palafitte. Fiavé si trova invece nei pressi delle Terme di Comano e fa parte di una ‘Zona Speciale di Conservazione’ protetta dall’Unione Europea. Vi sono conservati numerosi reperti come stoviglie e utensili da cucina come tazze, mestoli, vassoi, frullini, strumenti da lavoro. Le particolari condizioni ambientali nei depositi lacustri hanno restituito persino derrate alimentari come spighe di grano, corniole, nocciole, mele e pere. Il tutto a testimoniare tre differenti tipologie di palafitte: in acqua, vicino alle sponde e nell’entroterra. A circa un chilometro dal sito archeologico, si trova il Museo delle Palafitte di Fiavé, progettato per rappresentare e descrivere la vita dei nostri antenati, grazie a numerosi plastici e ricostruzioni. L’insediamento stabile più antico, resti di capanne erette anche su una bonifica della sponda lacustre, è databile alla prima metà del IV millennio a.C. Dalla scorsa estate, inoltre, è stato inaugurato il Parco Archeo Natura di Fiavé, creato per vivere un’esperienza tra archeologia, storia e natura dalla forte connotazione emozionale e multisensoriale e dove le Dolomiti di Brenta, altro Patrimonio Unesco, si riflettono negli stagni immobili della torbiera. È stato ricreato anche un piccolo lago sulle cui sponde sono riproposti a grandezza naturale i pali di sostegno delle capanne e la ricostruzione dell’ultimo villaggio preistorico con le sue ingegnose fondazioni a reticolo e la palizzata di cinta.