Trentino, canyon nascosti e borghi da fiaba
Il Trentino riserva in ogni stagione autentiche sorprese, spettacoli naturali unici e luoghi inaspettati. Basta incamminarsi lungo sentieri meno battuti e scoprire luoghi nascosti, piccole gemme immerse nella natura, pronte a sorprendere e incantare. Grandi e piccoli si possono divertire nei canyon della Val di Non. Il Rio Sass è uno di questi ed visitabile grazie a passerelle a sbalzo e scalinate. Assieme a guide esperte ci si immerge nel cuore della roccia. Partendo dalla piazza del paese di Fondo, muniti di caschetto e mantellina, i visitatori sono accompagnati negli stretti cunicoli di questa spettacolare forra creata dal torrente tra cascate d’acqua cristallina, profonde gole e grotte oscure (info su www.canyonriosass.it). Nel Parco Fluviale Novella poi si cammina sospeso su passerelle metalliche lasciandosi condurre dalle emozioni che solo un luogo così misterioso può regalare. Oppure si può essere accompagnati alla scoperta di paradisi nascosti nelle affascinanti e selvagge gole del Torrente Novella a bordo dei kayak. Per vivere nell’uno o nell’altro caso un’emozionante avventura di canyoning alla scoperta del Canyon di Castelfondo tra le fresche acque del torrente (info su www.parcofluvialenovella.it). Per chi invece voglia rilassarsi e scaricare l’adrenalina ecco un luogo del tutto magico della provincia autonoma trentina. Stiamo parlando di Bondone, affacciato sulle acque del Lago di Idro, al confine con la Lombardia, è l’ultimo dei borghi trentini - in ordine di tempo - ad essere entrato nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia”. Siamo nel comune più meridionale della Valle del Chiese, al confine con la Lombardia. Il nome del paese compare la prima volta in un documento del 1301 e di pochi decenni successivi sono i primi documenti che documentano nel paese la Chiesa della Natività, poi riedificata alla fine del 1500 e ampliata alla fine del 1800. Bondone nasce storicamente come un paese di carbonai e oggi percorrere le strade strette, anzi strettissime, di selciati medievali, passare sotto archi, salire per strade che si trasformano in ripidi scalini tra le case, sfiorare i muri a secco coperti di muschio significa tornare indietro negli anni quando a Bondone gli abitanti, i carbonai e le loro famiglie, vivevano solo per quattro mesi e nei restanti il borgo si spopolava e si immergeva nel silenzio. Con l’arrivo della primavera, infatti, i carbonai e le loro famiglie lasciavano il paese per spostarsi sulle montagne, della Rendena, del Bresciano, fino in Carinzia, per produrre il carbone da legna, vivendo in una capanna di frasche accanto alla carbonaia, circondati da recinti e ricoveri per gli animali. Ci volevano 5-6 quintali di legna per ottenere un quintale di carbone. Vi facevano ritorno per la celebrazione dei Santi o quelli più vicini il 9 di settembre, per la Madonna del Voto, espresso nell’estate del 1855 dalle otto famiglie sopravvissute alla peste che decimò gli abitanti. Una devozione testimoniata dalle tante Madonne dipinte sulle case. Ancora oggi questo comune ricorda nell’art.1 del proprio statuto l’antico mestiere, e nella piazza principale accanto alla antica fontana campeggia un monumento che ricorda il duro lavoro del carbonaio.