Chiusa, quel borgo medievale amato dai pittori baricentro dell'Alto Adige

di DIEGO CASALI
26 settembre 2023
Chiusa

Chiusa

C'è borgo e borgo. E poi ci sono storie e storie. Di genti e di luoghi. Alcuni non valorizzati quanto sarebbe giusto. Almeno ai giorni nostri.
Alla fine dell’Ottocento una colonia di affermati pittori provenienti dal Nord Europa scelse questo affascinante borgo medievale della Valle d’Isarco per la sua atmosfera, le sue case e quei fantastici colori che la natura sapeva (e sa) regalare. Non aveva bisogno di pubblicità Chiusa – visto che da secoli i commerci tra i paesi del continente e quelli della Penisola passavano da lì –, ma quell’attestato di ’amore artistico’ da parte di una élite culturale le fece assai piacere. E veniamo, appunto, ai giorni nostri. Iniziamo col dire che Chiusa – che si fregia del riconoscimento dei ’Borghi più belli d’Italia’ dal 2009 – val bene un’uscita dall’autostrada! E anche una sosta lunga quanto serve. Sia che si voglia visitare il luogo e i dintorni, sia che si consideri questo posto baricentrico dell'Alto Adige quale base di partenza per visitare l'intera provincia e anche, perché no, la non distante Austria. Ma resta un fatto. I più vi transitano dal casello del Brennero per virare verso la magnifica Val Gardena. Altri tirano dritto verso il confine, ammirando dai viadotti della A22 la maestosità del Monastero di Sabiona. Non mettere la freccia per fermarsi dunque, è commettere peccato. Ne è convinto Andrea Vitali, professore, studioso, appassionato scrittore del libro Clausa Sub Sabione Sita e amante di "questo angolo di Alto Adige bello, fascinoso e con tanta storia" dice "snobbato da chi è in transito verso mete turistiche più seducenti". Parole sante, se si vuole capire la storia e salire dall’abitato su per il sentiero dei castagni verso la rupe su cui è adagiato l’ex monastero benedettino ed ex residenza dei principi vescovi. Vitali è anche una preparatissima guida turistica, termine che potrebbe apparire finanche riduttivo per un romano che ha deciso di eleggere l'Alto Adige come luogo ideale in cui vivere, lavorare, scoprire. E di scoperte Vitali ne fa molte ogni volta attinge dalla storia di Chiusa e del Monastero con la sua magnifica cinta muraria - sarebbe stato uno dei castelli più grandi della zona - e le chiese intitolate alla Nostra Signora con capolavori barocchi e interventi artistici unici. "Gioielli - afferma ancora Vitali - incastonati in un ambiente molto particolare all'incrocio tra una vegetazione mediterranea (con castagni e filari di viti esposte a Sud) e una tipicamente alpina con abeti e larici. Da un lato il fiume Isarco, dall'altro il torrente Tinne. In mezzo la rupe di Sabiona con la sua fortezza, le sue chiese, i suoi luoghi di culto, le sue vigne e la sua storia". Visitare questi luoghi tra ottobre e novembre – periodo di Törggelen in cui si gustano castagne, vino novello, Krapfen e via elencando una serie infinita di delizie – è ancora più gratificante per occhi e palato. Ma andiamo per ordine. Partendo proprio dalle castagne. Al Gassl Bräu, di Norbert Andergassen e la moglie Helga (gassl-braeu.it) si possono assaggiare proprio una birra ad hoc insieme ad altre chicche. Siamo nella Altstadt, il centro storico di Chiusa. Il quartiere è quello in cui secoli fa si trovavano le botteghe artigiane. Resiste ancora un mulino ad acqua, chiaro indicatore che questa parte di città era adibita a laboratori e commerci. Che oggi rivive e si vivacizza grazie agli ospiti di questa locanda-pub in stile un po' germanico e un po' altoatesino sia nell'architettura del locale che nel menù che ha anche qualche accenno di cucina mediterranea. Siamo nel cuore dell'Alto Adige, snodo cruciale e luogo perfetto per muoversi in tutta la regione. Ieri come oggi Chiusa è terra di passaggio, ma anche borgo ideale dove passare le vacanze o partire alla scoperta dei dintorni o delle località più gettonate. Non distante da qui, in un maso nei pressi di Laion, alcuni studiosi hanno individuato la casa natale di Walther von der Vogelweide, il più famoso poeta in medio-alto tedesco. Così che in paese molto parla di lui. A partire dall’incantevole e omonimo hotel (www.vogelweide.it) che si trova nella via centrale, appena superata Porta Bressanone oltre la vivace piazza Mercato. Lì vicino il municipio, la stupenda sala intitolata a Walther proprio di fronte all'albergo dove si riunisce il consiglio comunale locale e la chiesa degli Apostoli. L'hotel Walther (nella foto) - che fu una locanda del XIV secolo - è oggi la ’casa’ di Gabi Brunner e suo marito Konrad Rabensteiner. Albergo, ristorante, pizzeria e anche disco club. Insomma, un vero e proprio punto di riferimento per il relax e il divertimento di tutta la Valle Isarco. Ma non è tutto. Stiamo parlando di una location sapientemente ristrutturata con camere di alto design in cui domina il legno e la pietra, materiali antichi finemente recuperati come l'ampia scalinata che conduce dalla hall alle camere stesse. E siccome l'arte e il senso artistico echeggia un po' ovunque a queste latitudini, i proprietari insieme al figlio Simon - che sta raccogliendo il testimone dai genitori -, hanno allestito le sale per la cena e per la colazione come se fossimo all'interno di un museo. Una serie di opere della 'colonia artistica' di Chiusa è custodita proprio tra queste mura e si può dunque cenare o fare colazioni coccolati da innumerevoli quadri degli esponenti più famosi e affermati ben oltre i confini locali. Perché Chiusa - a dispetto del suo nome - è sempre stata aperta al nuovo e al bello. Oggi come un tempo.