Rinascimento in Valdichiana: opere d’arte a portata di clic
I Comuni di Sansepolcro, Castiglion Fiorentino, Citerna e Monterchi hanno scelto di unire le forze per promuovere il turismo nei loro territori
Secoli di storia dell’arte sono ora... online. Per scoprirli in anteprima, grazie a un tour virtuale nei musei, e organizzare un itinerario racchiuso fra quattro cittadine tra Umbria e Toscana. Infatti in un’area di 40 km, appunto al confine tra le due regioni, troviamo una concentrazione di capolavori pittorici, ma anche paesaggi incantevoli, e una straordinaria offerta enogastronomica.
Quattro sindaci uniti in un progetto
“Rinascimento in Valtiberina e Valdichiana” è il nome del progetto che ha portato, lo scorso anno, i sindaci di Sansepolcro Fabrizio Innocenti, di Castiglion Fiorentino Mario Agnelli, di Monterchi (in provincia di Arezzo) Alfredo Romanelli e di Citerna (provincia di Perugia) Enea Paladino, a unirsi e superare ogni tipo di campanilismo, e mettersi come quattro amici non al bar ma al tavolo di un’iniziativa per agevolare il turismo.
Nasce così il nuovo portale web (CLICCA QUI), in italiano e in inglese, per far conoscere, anche con un virtual tour, i capolavori di Bartolomeo della Gatta, Piero della Francesca, Donatello e altri grandi maestri, che hanno lasciato opere capitali nel territorio tra la Valdichiana e la Valtiberina. Oltre al sito “Rinascimento in Valtiberina e Valdichiana”, sono attivi i profili Facebook, Instagram e TikTok.
I sindaci, con la consulenza di Vittorio Sgarbi, intendono far riscoprire il Rinascimento Italiano in quei centri cosiddetti minori, che minori non sono. È la rivincita delle città d'arte meno conosciute, il portale si apre con un “volo aereo” sulle aree interessate, poi ecco i paesi, le cose da vedere, i capolavori, l’enogastronomia e ogni informazione utile per organizzare la visita. Così nasce il protocollo “Rinascimento in Valtiberina e Valdichiana” dedicato ai quattro comuni, che vuole essere un itinerario libero e personalizzabile dal visitatore in base alle proprie esigenze.
Castiglion Fiorentino da vedere dall’alto della torre
Data la breve distanza fra le mete, è consigliabile fare base in un paese e spostarsi in auto tra le altre località. Castiglion Fiorentino è un borgo medievale, con mura, porte e vicoli che salgono verso il Cassero con l’alta torre, simbolo della città.
Qui siamo nel cuore del “Sistema Museale Castiglione”, con l’area del Cassero appunto, con il Piazzale e l’omonima Torre trecentesca (si può accedere con una scala di legno interna e, arrivati in cima, la fatica è ripagata dal bel panorama), la Pinacoteca, con le opere di Bartolomeo della Gatta, il Fondo antico, il percorso archeologico sotterraneo e il museo archeologico con reperti etruschi e medioevali.
Meritano una visita anche la chiesa di San Francesco con il suo bel chiostro, la Collegiata dei Santi Michele e Giuliano, dove è custodita la “Pala di San Giuliano” di Bartolomeo della Gatta (1486), un’opera che ha subito varie vicende, su tutte la divisione in due parti, salvo poi essere riunita, recuperata ed esposta nel terzo altare della navata destra della Collegiata. Al centro è la Madonna in trono, delicatissima, con il Bambino sulle ginocchia, ai lati della Vergine ci sono i Santi Pietro e Paolo. In primo piano sono a sinistra san Giuliano, penitente e rivolto alla Madonna, e a destra san Michele, patrono di Castiglion Fiorentino, nell'atto di trafiggere con una lancia il drago simbolo del Male.
Sempre di Bartolomeo della Gatta troviamo “San Francesco riceve le stimmate” (1487), dove è evidente il richiamo al Sacro Monte della Verna, luogo dove si svolse il miracolo, e “San Michele Arcangelo” (1480 circa) che mostra l'Arcangelo Michele, patrono di Castiglion Fiorentino, benedicente in trionfo sul drago, simbolo del male, appena sconfitto. Info www.museicastiglionfiorentino.it.
Monterchi e la giovanissima Madonna incinta
Il paese di Monterchi è delizioso, un borgo medioevale cresciuto attorno al suo castello, sembra la costruzione di un presepe invece è reale. E custodisce un inestimabile quadro, la Madonna del Parto, uno dei capolavori del Rinascimento di Piero della Francesca, dipinto verso la metà del Quattrocento per una Chiesa, al confine tra il territorio di Monterchi e quello di Citerna, chiamata Santa Maria a Momentana.
Non si conosce il motivo per il quale il pittore dedicò un’opera così pregiata a un luogo fuori mano, gli studiosi ipotizzano che fosse stata un omaggio alla madre di Piero, originaria del luogo, noto fin dall’antichità per tradizioni e rituali legati alla fertilità.
Giovanissima e bellissima, vestita alla moda dell’epoca, questa Madonna è ritratta nella sua gravidanza avanzata, resa evidente dalla posizione di tre quarti: posa la mano destra con gesto protettivo sul corpo rigonfio che preannuncia l’arrivo del Salvatore e lo presenta all’adorazione dei fedeli. Quante cose si possono leggere fissando questa giovane antica ragazza!
L’opera, restaurata a inizi degli anni Novanta, fu spostata nell’ex scuola elementare del paese, trasformata in museo, dove oggi è visibile. Nel Museo è esposta anche la Madonna del Latte, risalente al XIV secolo, che si trovava sotto l’affresco di Piero della Francesca. Da non perdere il Museo delle Bilance, in Piazza Umberto I dove sorge il Palazzo Comunale, il seicentesco palazzo Marzocchi, la chiesa di San Simeone Profeta, l’affaccio dalla piazzetta della Torre civica. Maggiori informazioni: https://www.monterchiturismo.it ; www.madonnadelparto.it
Citerna e la statua di Donatello
La vicina Citerna è un piccolo borgo che domina l’Alta Valle del Tevere, a confine con Umbria e Toscana, che incanta per la sua architettura medievale, con il percorso di ronda, le vedute panoramiche sulle valli umbre e le opere di artisti rinascimentali come Donatello, Luca Signorelli e Pomarancio, ed è punto di passaggio del cammino di San Francesco. C’è un immateriale, certo non voluto ma innegabile fil rouge che unisce questi paesi, luoghi, e sono i ritratti delle bellissime Madonne, infatti nella sacrestia della chiesa di San Francesco di Citerna è custodita la Madonna con il Bambino di Donatello.
È una scultura in terracotta policroma realizzata tra il 1415 e il 1420, raffigura una giovane donna con il bimbo in braccio, alta 114 cm, che aveva perso parte del suo colore originale, verniciata più volte nel corso dei secoli. La statua ha una storia quasi incredibile, sempre venerata ma senza attribuzioni. Fu una giovane studiosa che portò a scoprire sotto le vernici la “vera” statua, e nel 2004 fu presentato il volume la “Madonna di Citerna, Terracotta inedita di Donatello”, frutto di uno studio scientifico di Laura Ciferri, nell’ambito di una ricerca sui manufatti in terracotta in Umbria nei secoli XV e XVI, e nel 2010, dopo un accurato restauro presso l’Opificio delle Pietre dure, è stata riportata alla luce la colorazione originale.
Sempre nella Chiesa di San Francesco, costruita tra il XV e il XVI secolo, troviamo opere come la Deposizione di Cristo dalla croce di Nicolò Circignani detto il Pomarancio, il Cristo in Gloria attribuito a Raffaellino del Colle, come pure quello posto all’interno dell’altare barocco. Ammirabili anche affreschi riferiti alla bottega di Luca Signorelli, una terracotta robbiana con frutti e cherubini, un coro ligneo in noce del 1550 decorato a tarsie di pregio, altari e raffinati intagli. Info www.citernaturismo.it
Sansepolcro e Piero della Francesca
Sansepolcro domina la Valtiberina, un paese-gioiello chiuso nella sua cinta muraria e circondato da dolci che ora si ammantano dei colori dell’autunno: qui si possono ripercorrere le orme di San Francesco tra eremi, chiese e monasteri, e scoprire l’incredibile opera di Piero di Benedetto de' Franceschi, detto Piero della Francesca nella sua terra natia.
Da visitare la Casa natale di quest’ultimo, l’affascinante cattedrale, con fra gli altri il Volto Santo (antichissimo crocifisso di epoca longobarda o carolingia tutt’ora venerato come miracoloso) e la pala di Perugino, la chiesa di San Lorenzo, con la celebre Deposizione di Rosso Fiorentino, la chiesa di Sant’Antonio Abate, che custodisce lo stendardo opera di Luca Signorelli, e la chiesa di San Francesco.
Il museo civico di Sansepolcro, nel medievale Palazzo della Residenza o dei Conservatori del Popolo, racchiude alcune delle opere più importanti di Piero della Francesca ed è l’unico edificio al mondo a contenere più di tre opere del maestro: il polittico della “Madonna della Misericordia”, “La Resurrezione” e due affreschi staccati raffiguranti “San Giuliano” e “San Ludovico di Tolosa”. Le sale ospitano una ricca collezione artistica con capolavori di Raffaellino del Colle, Giovanni Battista Cungi, Pontormo, Santi di Tito, sculture dei secoli XIII-XV, terrecotte di Andrea Della Robbia, oltre ad una sezione archeologica e ad una suggestiva sala per mostre temporanee.
Viene spontaneo incantarsi davanti al grandioso polittico della “Madonna della Misericordia”, la prima opera di Piero (l’incarico risale al 1445). Le figure principali sono dipinte sul fondo oro tipico dei polittici medievali, anche se il plasticismo dei corpi dei santi è tipicamente rinascimentale. La “Madonna della Misericordia”, maestosa e ieratica, apre il suo mantello ad offrire la sua protezione all’umanità. Il volto della Vergine è un ovale perfetto che emerge con forza dal fondo oro accecante che accentua la sensazione di sacralità dell’opera. Ai lati sono raffigurati San Sebastiano, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista e San Bernardino da Siena. Nella cimasa è dipinta una Crocifissione.
La “Resurrezione” fu dipinta a Sansepolcro fra 1460 e 1468. Simbolo della città, la grande pittura murale è uno straordinario esempio di maestria prospettica ove il Cristo emerge dal grande sarcofago di pietra con una posa maestosa e autorevole che lo rende unico. Ai suoi piedi dormono i quattro soldati, ignari del miracoloso evento, fra i quali, tradizionalmente, si riconosce nel secondo da sinistra un autoritratto dell’artista. “San Giuliano” era un cavaliere, ma in questo affresco non porta l'armatura, in favore di un elegante abbigliamento quattrocentesco con mantello rosso. “b” è rappresentato in modo tradizionale con fattezze giovanili e con il pesante piviale vescovile sopra il saio francescano. Info: www.museocivicosansepolcro.it ; www.meetvaltiberina.it/borghi/sansepolcro.
In tavola fra pici e peposo
Maglio i pici all’aglione o quelli con la “nana”? In Val di Chiana e Valtiberina la cucina tradizionale la fa da padrona ed è una sinfonia di gusti antichi. Come i pici – o bringoli –una sorta di spaghettoni fatti a mano che tradizionalmente vengono conditi con pomodoro e aglione (un aglio che si coltiva solo da queste parti ed è molto digeribile), o con ragù di “nana”, l’anatra. Fra i primi spiccano anche altri classici toscani come la pappa col pomodoro e la ribollita; questa poi è stagione di cavolo nero, che troviamo anche negli antipasti, sui crostini. E i crostini di fegatini non possono mancare, insieme ad affettati e formaggi locali.
Per chi ama la carne, questa è zona di Chianina, ma anche di altre specialità come il “peposo”, una sorta di stracotto di origine fiorentina che è diventato di casa in molte zone della Toscana: la tradizione vuole che fosse il piatto preferito del Brunelleschi quando lavorava a Firenze alla costruzione della Cupola di Santa Maria del Fiore. Dolci secchi (come i classici cantucci) e vini locali non mancano mai in una cena da queste parti.