La Toscana magica di Marco Malvaldi: "Varietà infinita tra città e natura"

di DIEGO CASALI -
27 agosto 2023
Marco Malvaldi

Marco Malvaldi

Parte dalla fine. Lo stile è stile. E buon sangue (da giallista) non mente. Parte da Arcetri (nella foto), ovvero dall’ambientazione del suo ultimo lavoro, ‘Oscura e celeste’ (Giunti), il romanzo storico che riporta in vita il padre della scienza moderna, ovvero il suo ‘concittadino’ Galileo Galilei. Parte dalle colline fuori Firenze Marco Malvaldi nel decifrare i punti salienti di un elenco infinito rispetto ai luoghi da scoprire nella sua Toscana. Malvaldi, lei è pisano, è nato, ha vissuto e ha studiato a Pisa. Ha anche respirato il mito di Galilei come scienziato nella sua carriera professionale di chimico all’università cittadina. Il suo ultimo libro è una sintesi di queste emozioni? “Indubbiamente il fascino di Galileo Galilei ha stimolato e continua a stimolare la fantasia di tanti autori. La cosa che a me è piaciuta di questo romanzo ambientato nel 1631 sono il contesto storico - l’Europa è in guerra, le risorse scarseggiano ed è in corso una pandemia: la peste - e quello geografico”. Ci spieghi meglio... “Galileo sta scrivendo il ‘Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo’ e poiché ha una pessima calligrafia è indispensabile che qualcuno trascriva le sue carte. Ci pensa sua figlia Virginia che ha preso il velo nel convento di San Matteo di Arcetri dove lo scienziato acquista una casa confortevole con l’orto e la vigna. Un luogo isolato da cui Galileo poteva osservare il cielo e la volta celeste”. Insomma, siamo a due passi dalle meraviglie rinascimentali, ma anche in mezzo alla natura, immersi nel verde. Vicino alla città, ma fuori dal caos, praticamente la direzione che ha preso il turismo oggi... “Beh, in effetti - nemmeno a farlo apposta - il tempo della narrazione è molto simile a quello che abbiamo vissuto nel periodo del Covid. La pandemia della peste, l’inquisizione, i travestimenti per sfuggire ai controlli, la ‘fuga’ in campagna o sulle colline per limitare al minimo il contagio. Arcetri è immersa tra le colline fiorentine, è una bomboniera e anche oggi merita una visita, partendo proprio dalla casa-museo di Galilei fino all’osservatorio astrofisico, autentica eccellenza della ricerca italiana”. Sviscerare le bellezze delle città toscane sarebbe fin troppo semplice da toscano che gira il mondo come lei. Qual è la caratteristica principale della sua terra che accomuna centri storici e paesaggi rurali, mare e montagna? "C’è forse una parola che meglio di qualsiasi altra può fare al caso nostro e quella parola è ‘varietà’. Una vacanza in Toscana ha infinite sfumature. Sì, certamente le città d’arte sono tante e il mondo ce le invidia, ma anche la campagna è stupenda”. Bene, andiamo nel dettaglio allora. Da cosa inizierebbe il suo tour nei paesaggi toscani? “Partirei senza dubbio dalla Val d’Orcia perché è davvero un monumento naturale con quei campi arati che sembrano il quadro dipinto da un artista”. E poi? “La costa sud della regione, la Costa degli Etruschi e la Maremma. Il perché è presto svelato. Hai tutto a portata di sguardo. Hai le colline, i monti in lontananza e, infine, il mare. Il mondo a 360 gradi: incredibile e magico”. Luoghi e persone, Toscana terra di sincera e spontanea accoglienza. Entriamo ancora più nel dettaglio, Malvaldi... "Massa Marittima (Grosseto), un terrazzo sulla Maremma, con il duomo maestoso a dominare il centro abitato. In provincia di Livorno, borghi come Campiglia Marittima mi lasciano senza fiato. Castagneto Carducci si respira in... ‘Odore di chiuso’ mentre San Vincenzo è il BarLume in tutto e per tutto. E’ spontaneità, risata, convivialità e felicità di vivere a due passi dal mare con il tempo che sembra incedere più lento”. Beh, da lì si vede l’Isola d’Elba. Che mi dice? “Ha ragione, si vede benissimo. Per l’Elba mi viene da replicare il concetto di tutta la Toscana. C’è un’incredibile varietà. Una serie infinita di chance di scoperta. Una di queste, una delle mie preferite, è la spiaggia di Cavoli con le sue acque cristalline e il Monte Capanne che protegge la sua baia dai venti. Un paradiso”. Dalle isole allo skyline della costa toscana. Cosa le evocano le Alpi Apuane? “Beh, senza dubbio le cave di marmo. Parliamo della base dell’arte scultorea globalmente e universalmente intesa. Alla base di tutto vi è il marmo e la maestria nel sapere estrarre dalla montagna questo materiale dalla bellezza unica. La cosa che però mi ha sempre fatto ridere (e riflettere) è che i blocchi destinati a divenire sculture sacre destinati a papi e chiese, venissero staccati dal monte tra le bestemmie dei cavatori”. Ma un accenno alle città toscane? “Naturalmente Pisa che è la mia città. Pisa che non è solo piazza dei Miracoli. Segnalo due chicche al visitatore attento: la chiesa del Santo Sepolcro sui Lungarni, con la sua caratteristica pianta ottagonale e i riferimenti esoterici legati al numero 8 e la chiesa di Sant’Antonio alla Qualquonia (ribattezzata la ‘chiesaccia’) all’interno della quale per molti anni si è giocato a tennis tavolo (anche io con il mio intervistatore... sorride) visto che questo gioiello barocco è stato abbandonato al proprio destino e solo da poco tempo è iniziato un percorso di recupero della struttura”. Pisa ha anche un aff accio sul mare, la Boccadarno tanto amata da Gabriele D’Annunzio... “Marina di Pisa è il mio mare di bimbo, di quando andavo a saltare sugli scogli e credevo che il mare fosse ovunque. È l’infanzia, letteralmente: saltare sugli scogli senza paura di farsi male. Marina è testimonianza della storia. Di un modo di vivere il mare che è patrimonio della memoria. È il tentativo di ammaestrare il mare con i massi per proteggere spiagge e case. Marina è l’incanto delle ville liberty di primi Novecento quando era luogo di vacanza esclusivo”. E poi? “E poi ci sono le mura medievali che da qualche anno sono ‘passeggiabili’ e permettono di osservare la città da un punto di osservazione davvero privilegiato e inconsueto”. E dell’arborato cerchio della vicina Lucca, cosa mi dice? “Che è un luogo assolutamente magico. Le Mura sono il simbolo di Lucca e la possibilità di camminare intorno alla città è un privilegio. Mi ha sempre colpito la maestosità dei baluardi, i cosiddetti ‘orecchioni’ che consentivano di difendere al meglio la cinta muraria. La cosa curiosa è che le Mura che vediamo oggi non hanno mai dovuto fronteggiare l’attacco dei nemici e quindi sono giunte a noi come un vero e proprio quartiere-giardino da vivere in ogni momento dell’anno”. Il luogo giusto in cui ambientare un libro giallo? “Assolutamente sì. Chissà, magari durante Lucca Comics & Games”. Chi vivrà, vedrà.