Firenze unexpected: guida alle mete più curiose

Torri senza ingresso, il calcio antico giocato come beffa dai cittadini sotto assedio, i ‘poveri vergognosi’ e come ottenere una indulgenza di 2008 anni. E ancora, la Croce del Popolo e il pannilana ‘impermeabile’ inventato ed esportato nel 1200

di LAURA DE BENEDETTI -
28 settembre 2024
Piazza della Signoria a Firenze, vero museo a cielo aperto

Piazza della Signoria a Firenze, vero museo a cielo aperto: ma le curiosità 'extra' sono numerose

Parlare di Firenze e descrivere cosa c'è da vedere nella culla del Rinascimento, che vanta però anche un cuore medievale, una storia rilevante ai tempi della Signoria che l'ha portata per sei anni ad essere anche capitale del Regno d'Italia; o ancora nel quartiere di Dante Alighieri con la sua casa natale, i luoghi dove vedeva la sua Beatrice, e i segni lasciati dalle feroci lotte intestine tra Guelfi e Ghibellini, dai più celebri artisti non solo della penna ma anche della pittura e della scultura, con le opere racchiuse negli Uffizi, è quasi una missione impossibile.

Ecco allora una Firenze unexpected, una piccola guida alternativa alla Firenze meno nota, a quegli angoli, a quei dettagli che rivelano piccole e grandi storie della città e lo spirito scanzonato dei suoi abitanti. Dalle torri murate al piano terra, cui per ragioni di sicurezza si accedeva tramite un'impalcatura, alle abitazioni ampliate solo ai piani superiori per pagare meno tasse. Alle terribili lotte politiche intestine che hanno portato ai poveri vergognosi e al detto essere ridotti al lumicino. Dal gioco del calcio antico, con cui nel 1500 ci si faceva beffe degli assedianti, pur morendo di fame, al pannilana, tessuto impermeabile che nel Duecento fece diventare Firenze centro mercantile di esportazione in tutto il mondo allora conosciuto. Senza dimenticare la parte più gastronomica come i biscotti che venivano venduti nelle cappelliere, la Schiacciata Fiorentina oggi ‘esportata’ in tutto il mondo, e l'imperdibile veduta della città a 360 gradi dall'alto.

Firenze, dove si trova il centro esatto della città

Piazza della Repubblica a Firenze
Piazza della Repubblica a Firenze, vero e proprio 'centro' della città

Il centro esatto della città di Firenze si trova dove è installata la Colonna dell’Abbondanza, che segna l’antico incrocio romano tra il cardo e il decumano (la città venne fondata nel 59 a.C. ai tempi di Giulio Cesare), nell’attuale piazza della Repubblica.  Oggi è il salotto con i caffè storici ma anche i grandi dehors per i turisti, non amati dai fiorentini, che “preferiscono gustarsi il caffè al bancone”, afferma la guida Belinda Bitossi, storica dell'arte. Il caffè più antico, del 1700, è ‘Giulli’, mentre ‘Giubbe rosse’, dalla lunga tradizione (venne aperto per degustare birre in stile viennese), ha riaperto solo nel giugno del 2024.  Ma il punto non è questo. Prima piazza della Repubblica era l’ex piazza del mercato vecchio, del mercato del pesce e del ghetto ebraico. “Ma era troppo medioevale – spiega la guida -. Non andava bene per Firenze diventata capitale d’Italia (anche se la città si fregiò di questo titolo per soli 6 anni, ndr): a seconda di chi la racconta ci fu uno sventramento, o un risanamento. Tra la fine dell’Ottocento fino agli anni 30 del Novecento gli antiquari fecero una fortuna vedendo pezzi interi di Firenze ai turisti, per lo più facoltosi americani”. La piazza viene dunque ricostruita secondo uno stile europeo a cavallo tra i due secoli. Lo stesso apprezzato ancora oggi. Ma perse il suo cuore più antico che tuttavia riemerge in alcuni tratti della città. 

Firenze e le stanze ‘sospese’ contro le tasse

Fatta la legge, fatto l’inganno, si usa dire. Per evitare di pagare le tasse, che si calcolavano in base all’occupazione del suolo pubblico, i fiorentini pensarono bene di ampliare le proprie abitazioni con delle parti sospese, al secondo o terzo piano. Ancora oggi i palazzi più antichi hanno dunque questa conformazione che, spesso, sopra le teste dei passanti, nei tratti più angusti occupa quasi interamente lo spazio minimo tra due edifici. ‘Sporgenze’ anche sul Ponte vecchio.

Firenze e l’essere ‘ridotti al lumicino’

Congregazione Buonomini Firenze
Il 'lumicino' nell'oratorio della Congregazione dei Buonomini, a Firenze

Il modo di dire essere ridotti al lumicino ha la sua origine a Firenze, come ci spiega la guida Belinda Bitossi storica dell'arte. Nel 1441 infatti nasce la Congregazione dei Buonomini, laica, con lo scopo di aiutare i benestanti ridotti in miseria. Chi nasceva povero, infatti, sapeva arrangiarsi, vivere di espedienti o di elemosina. Il problema erano le continue lotte politiche tra Guelfi e Ghibellini: la fazione che perdeva finiva in disgrazia. Si trattava di famiglie un tempo ricche che perdevano i propri beni e privilegi e non sapevano cavarsela, o non avevano l'umiltà di chiedere aiuto: vennero definiti "poveri vergognosi". Fu così che i Buonomini acquistarono dai monaci benedettini un oratorio ed istituirono la confraternita. Come è ben illustrato dagli affreschi fatti realizzare dalla famiglia Ghirlandaio, i membri della congrega, che opera ancora oggi, sempre nel numero di 12 persone, si occupavano di portare cibo e medicine agli ammalati, abiti e tessuti per la casa, pagare per far uscire alcune persone dalle prigione, dare loro eventuale degna sepoltura, predisporre una dote alle figlie perché potessero sposarsi. Quando la congregazione stava per esaurire i propri fondi accendeva una candela e i Fiorentini sapevano che quello era un segnale: era "ridotta al lumicino". E moltiplicavano le offerte. Questo modo di dire è in uso ancora oggi. E la candela è accesa, oggi, in quel piccolo scrigno prezioso che è l'Oratorio dei Buonomini in piazza San Martino, da vedere anche solo per gli affreschi, e sopra un offertorio una scritta multilingue recita: "Si prega lasciare un'offerta per i poveri vergognosi". Non da poco, per i credenti, inoltre la lunghissima indulgenza concessa a chi fa elemosina, come recita la lapide sul muro esterno: "Ogni volta che uno fa limosina ai poveri vergognosi dell'opera di San Martino acquista anni duemila otto e altrettante quarantene di indulgenza concedute da cinque sommi Pontefici come costa dai loro brevi esistenti in detta opera". 

Firenze, torri medioevali senza ingresso a pian terreno

Firenze, le torri medioevali non avevano ingresso al piano terra, ma poi alcune sono state recuperate. Una sola è tonda
Firenze, le torri medioevali non avevano ingresso al piano terra, ma poi alcune sono state recuperate. Una sola è tonda

La Firenze medioevale era ricca di torri, squadrate e verticali, che erano delle abitazioni, non elementi di una fortificazione: “Era come San Giminiano - spiega l’esperta di Firenze guida turistica BB -. Al punto che nella seconda metà del Duecento venne imposto dalle autorità una scapitozzamento. L’altezza massima delle torri doveva essere di 29 metri. Il centro è stato radicalmente modificato è ‘ammodernato’ per farne d Firenze, tra il 1865 e il 1871, Capitale del Regno d'Italia. Ma sopravvivono in città numerose torri, che avevano però, rispetto ad altre città d’Italia, una particolarità. Al piano terra non c’erano porte di accesso, solo muri. Perché? Il motivo si riconduce sempre alle feroci lotte intestine tra fazioni. Avere un uscio sulla strada era pericoloso. Per cui si accedeva al primo piano, quello ‘nobile’, dove c’era il salone, tramite una ‘impalcatura’ in legno, che veniva ritirata una volta entrati in casa, come fosse un ponte levatoio di un castello. Nel piano stradale, accessibile solo dall’interno, c’erano le cantine. Sopra il piano nobile c’erano le camere. All’ultimo piano la cucina col fuoco, anche come sicurezza in caso di incendio. Diverse torri sono state recuperate, ammodernate e oggi sono utilizzate come abitazioni. Nel cuore di Firenze però c’è un’unica torre circolare. Si tratta della Torre della Pagliazza, in piazza Santa Elisabetta, il cui nome deriva presumibilmente dal fatto di essere stato un carcere femminile. A differenza dei carcerati uomini, che dormivano per terra, alle donne veniva data della paglia. Oggi la torre fa parte dell’Hotel Brunelleschi, insieme al calidarium delle terme romane rinvenute nei sotterranei degli edifici. Per questo motivo all’interno della struttura alberghiera, è stato allestito un Museo che ospita reperti romani, medioevali e rinascimentali, tra cui numerose ceramiche dipinte, rinvenuti durante gli scavi.

Firenze, la casa di Dante e la Torre della Castagna

A sinistra la casa di Dante, a destra la Torre della Castagna
A sinistra la casa di Dante, a destra la Torre della Castagna dove il poeta restò chiuso due mesi con Priori delle Arti

La casa di Dante Alighieri è tra i dove ebbe i natali dove era nato, come ricorda una lapide “Io fui nato e cresciuto sopra il bel fiume d'Arno alla Gran Villa” ricordava Danta nell’Inferno (XXIII 94-95). A pochi passi un museo a lui dedicato. La curiosità sta nel fatto che il luogo dove il sommo poeta è nato (nel 1265) e cresciuto e la Torre della Castagna dove venne rinchiuso per due mesi, insieme ad altre persone, per svolgere la sua attività politica, com'era d'uso per evitare che i componenti ricevessero pressioni, si trovano a pochissimi metri di distanza. Recita la lapide sulla Torre: "E chiamaronsi Priori dell'Arti: e stettero rinchiusi nella Torre della Castagna presso La Badia, acciò non temessono le minaccie de' potenti”.  Dante, che faceva parte del partito dei Guelfi Bianchi, a trent'anni fu nel consiglio del Popolo e in quello dei Dieci, nonché Ambasciatore di Firenze. Ma nel 302 i Guelfi neri presero il sopravvento, Dante fu condannato per baratteria, quella che oggi sarebbe corruzione di pubblico ufficiale e fu mandato in esilio, pena la morte sul rogo. Non rivede più la sua Firenze e fu proprio in esilio che scrisse La Divina Commedia. Morì a Ravenna nel 1321.

Firenze, il Calcio antico e le beffe

Piazza di Santa Croce, dove viene disputata la partita di Calcio antico fiorentino
Piazza di Santa Croce, dove viene disputata la partita di Calcio antico fiorentino

Nella grande piazza Santa Croce, due simboli su muri opposti segnano la linea immaginaria della metà campo del gioco del calcio antico di Firenze, già regolamentato per iscritto nel 1580. Era particolare: i giocatori, 27 per squadra, detti calcianti, che correvano in livrea, dovevano condurre la palla nel campo opposto con calci e pugni, per 50 minuti: erano ammessi ‘scontri’ ma solo 1 a 1. C’erano l’arbitro, il ‘giudice’ cui ci si doveva rimettere, il Pallaio che si occupava delle rimesse in campo, e l’obiettivo era portare la palla in fondo al campo avversario e farlo cadere nella rete posta oltre un parapetto: la squadra vinceva una caccia (segnava un goal). Il Calcio storico fiorentino, pur vivendo vicende alterne nel corso dei secoli, viene giocato ancora oggi, come evento sportivo e rievocazione storica. L’ultimo evento è stato a giugno 2024, con tre fasi del torneo tra le 4 formazioni dei BIanchi, Rossi, Verdi e Azzurri: hanno vinto i Rossi.  Nel corso della storia tanti i giocatori ‘famosi’, soprattutto tra le file dei Medici, alcuni dei quali divenuti poi Papi. E numerose anche le partite celebri, giocate in occasioni particolari, come l’arrivo di regnanti o delegazioni straniere, in trasferta (a Roma, a Lione, ad esempio) e persino sul fiume Arno ghiacciato. La più evocativa dello spirito dei fiorentini fu però quella giocata il 17 febbraio 1530 mentre la città era sotto assedio: "I Fiorentini facevano la fame ma giocarono la partita proprio per farsi beffe del nemico" – spiega Belinda Bitossi. L’imperatore Carlo V era con le truppe sulla collina di San Miniato, appena oltre l’Arno, da cui si riusciva a vedere piazza Santa Croce e gli assediati che si divertivano e giocavano a calcio. Sei mesi dopo, però, il 12 agosto, Firenze capitolò.

Firenze, mercanti, furfanti e sbeffeggiatori

Firenze palazzo Bartolini Salimbene
Firenze, palazzo Bartolini Salimbene

Un palazzo, il Bartolini Salimbene, in piazza di Santa Trinità, ricorda invece una vicenda da mercante al limite della furfanteria, come sottolinea la scritta ‘Per non dormire’. Sul portone d’ingresso è inciso ‘Criticare e più facile che imitare’, riferito ai ‘colpi bassi’. Secondo un aneddoto un componente della famiglia per accaparrarsi a un ottimo prezzo una partita di merce ad un’asta, invitò la sera prima i commercianti rivali ad un banchetto, alterando il loro cibo. L’indomani fu l’unico a presentarsi alla vendita e ottenne il prezzo più basso e questo gli permise di aumentare la propria fortuna. Fatto deplorevole ma di cui la famiglia andava fiera, sbeffeggiando gli antagonisti.

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Firenze, il pannilana impermeabile si esportava nel Duecento

Battistero di Firenze, bassorilievo romano sulla vendemmia
Battistero di Firenze, bassorilievo romano sulla vendemmia

La splendida piazza di San Giovanni a Firenze si apre sul Battistero dedicato proprio al Santo patrono, di fronte alla cattedrale di Santa Maria in Fiore col suo campanile. Su una facciata esterna si trova murato un bassorilievo di epoca romana che raffigura una vendemmia e degli uomini che trasportano le botti verso una imbarcazione. È uno dei resti della domus romana trovata sotto le fondamenta del battistero e della piazza: probabilmente il proprietario della casa era un mercante, come lo sono poi sempre stati i fiorentini. Ma, sebbene i vini toscani siano oggi alquanto noti e apprezzati, in Italia come all’estero, nel Duecento a fiorire fu soprattutto la vendita del pannilana (o pannilani), tessuto che fece la fortuna di produttori e venditori, rafforzando le diverse categorie di arti e mestieri, già forti in città. I fiorentini misero a frutto la lana delle pecore e la legna che arrivavano via fiume dal Casentino (provincia di Arezzo), dove nasce l’Arno e ne ricavarono un tessuto follato, ossia infeltrito (e poi garzato), trattamento che serviva a renderlo impermeabile: una vera novità per l’epoca. Il pannilana ben presto si esportò in tutto il mondo allora conosciuto. Fu proprio grazie al commercio di questo tessuto che a Firenze nacquero i primi banchi del cambio, per i quali la città fu poi famosa.

Firenze, la Croce del Popolo sul Duomo

Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Duomo di Firenze, e la Croce del Popolo
Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Duomo di Firenze, e la Croce del Popolo

La croce del Popolo, uno dei simboli araldici della Repubblica di Firenze, posto persino al centro sopra il rosone del Duomo e di numerose altre realtà architettoniche cittadine (ad esempio camminamento di palazzo Vecchio, loggia della Signoria, porte cittadine, in particolare quelle dove avevano sede le congreghe di arti e mestieri), è un simbolo molto forte di espressione di quella che oggi chiameremo cittadinanza attiva. Con l'effigie il popolo indicava che quel luogo, come ad esempio il Duomo, era indicato per la sua funzione, in questo caso religiosa, ma che poteva anche essere usato per manifestazioni importanti, laiche, che riguardassero la città. Le due anime cristiane e secolari, spirituali ed economiche, a Firenze hanno sempre vissuto di pari passo. Un esempio è dato anche dalla chiesa di Orsanmichele (già di San Michele in Orto), originariamente Loggia del grano, che poi venne completamente chiusa per diventare luogo di culto mariano e chiesa delle Arti fiorentine. Oggi ai piani superiori ospita un museo con gli originali dell'importante ciclo scultoreo (tra gli autori Donatello e Brunelleschi) delle nicchie esterne (sostituite da copie). Sulla facciata esterna anche alcuni bassorilievi, tondi e colorati, con raffigurate diverse Arti (Speziali, Maestri di Pietra, Seta, ecc. e lo stemma di Firenze). 

Firenze, in Piazza della Signoria il volto di Benvenuto Cellini

Piazza della Signoria, la statua di Cellini e il suo autoritratto in bronzo, la Loggia dei Lanzi e gli Uffizi
Piazza della Signoria, la statua di Cellini e il suo autoritratto in bronzo, la Loggia dei Lanzi e gli Uffizi

Piazza della Signoria a Firenze e la sua Loggia dei Lanzi o loggia della Signoria sono un vero e proprio museo a cielo aperto, accanto ai celebri Uffizi e alla casa dei Medici. Tra le particolarità segnaliamo l'autoritratto di Benvenuto Cellini nella statua bronzea posta sulla Loggia in cui è raffigurato Perseo con la testa di Medusa. Il retro dell'elmo, infatti, raffigura un volto, attribuito all’autore.

Firenze, tutti in fila per la schiacciata fiorentina

All'Antico vinaio schiacciata fiorentina
All'Antico vinaio non mancano le file quotidiane dei turisti per una schiacciata fiorentina. L'idea della schiacciata, ripiena, è stata vicente e ora ci sono negozi anche a New York e Los Angeles

La fila per vedere gli Uffizi e palazzo della Signoria esiste e cmq la piazza con la sua Loggia ricca di statue, molte delle quali originali (a partire dal '400), è affollata di turisti, a coppie e a gruppi più che numerosi: anche Firenze sembra vivere la stagione dell'overbooking esplosa dopo la pandemia, con l'arrivo in massa di turisti, soprattutto stranieri.  Ma a lato del palazzo della Signoria, in via de' Neri, ci sono due file molto lunghe, si fa fatica a passare: sono quelle per la tipica schiacciata fiorentina venduta nei due take away, uno di fronte all'altro, de 'All'antico vinaio' marchio ormai noto sui social e diffuso anche in altre parti della città (a partire dalla stazione), dell'Italia e del mondo. Alle persone in coda, per lo più giovani, sembra non preoccupare l'attesa, anche con decine e decine di persone davanti per una 'focaccia' gustosa da mangiare poi seduti sui marciapiedi, nelle sedute lungo la Loggia, o passeggiando.

"Questi negozi attraggono molto i turisti perché offrono la possibilità di far riempire la schiacciata con l'ingrediente che preferiscono: c'è persino la versione con la crema al tartufo. In realtà per noi fiorentini la vera schiacciata non è ripiena. Va gustata così com'è. Al massimo con un po' di mortadella - spiega la guida -. La cucina fiorentina nasce come cucina povera (vedi la pappa al pomodoro)".

Ma ormai da tempo la schiacciata fiorentina - mania è diventata social e All'antico Vinaio si è fatto un nome anche aprendo dei negozi a New York e Los Angeles.

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Firenze, il negozio blu, coi biscotti nelle cappelliere

Il nuovo negozio tutto blu dei Cantuccini di Prato, a Firenze
Il nuovo negozio tutto blu dei Cantuccini di Prato, a Firenze

Nel cuore di Firenze c’è il negozio dei Cantuccini, che sono di Prato ma sempre toscani (e gustosi). Di recente è stato rinnovato. Ora è tutto del colore blu delle sue confezioni tipiche, ci si può sorseggiare un caffè ed ospita nel retrobottega anche un piccolo museo della storia di questi biscotti (dal 1858). Che vanta diverse curiosità. Tra queste la difficoltà, quando i biscotti si diffusero, di creare ciò che oggi chiamiamo un packaging adatto alle esigenze per esportare il prodotto e portarlo, tra le altre cose, all’Esposizione universale (Expo) di Parigi. Si optò allora per la cappelliera. Nel museo ci sono alcuni dei primi esemplari. Oltre ai cantuccini da gustare anche i Brutti e buoni e il filone con ciliege candite.

Firenze, Rooftops Lucchesi: veduta sulla città

Veduta di Firenza dal rooftops Lucchesi
Veduta di Firenza dal rooftops Lucchesi e 'attraverso' un bicchiere di Brunello di Montalcino

Il rooftops american bar del Plaza Hotel Lucchesi, lungo l’Arno, dove è possibile sorseggiare un aperitivo, un buon vino toscano, degustando del ‘finger food’ è il luogo ideale per chi vuole vedere tutta Firenze dall’alto, sotto il sole splendente col cielo blu o al tramonto.