Quattro etichette dalla Sicilia più autentica
Al centro del Mediterraneo, la cultura del vino in Sicilia racconta storie un passato fatto di navi piene di vino ‘fortificato’ che da Marsala salpavano verso il nord Europa per diventare Sherry in Inghilterra o Porto in quel di Lisbona; di cisterne piene di vino e mosto che risalivano la Penisola per andare a ‘scaldare’ l’esangue frutto delle vigne del Nord. Ma dagli anni ’80 del secolo scorso l’Isola è rinata grazie a tante famiglie del vino che hanno scelto la strada della qualità e del rilancio degli autoctoni, in primis Nero d’Avola tra i rossi e Inzolia, Grillo, Catarratto tra i bianchi. Con la stagione estiva in vista, ecco 5 proposte di etichette ‘a tutto pesce’. Partiamo dall’interno, dalla passione di 300 piccoli vignerons, nel cuore della provincia di Agrigento. Identità territoriale, sostenibilità ambientale e attenzione ai mercati internazionali sono le cifre con cui CVA è cresciuta. Il grande vigneto cooperativo (900 ettari) parla di Sicilia autentica. Il ‘1934’ è un bianco ultimo nato per celebrare Luigi Pirandello. Grillo e chardonnay (50 e 50), vuole essere un bianco di buona struttura grazie all’uso saggio del legno e della sosta sui lieviti. (sui 20€ in enoteca). Restiamo all’interno, a Monreale, il mare è dietro le colline, lo porta il vento di tramontana. È la Tenuta Monte Pietroso, a quasi 500 metri di altitudine, terroir perfetto per il bianco iconico dei dei fratelli Cusumano, Shamaris, Grillo in purezza. Il millesimo 2020, appena uscito (11 € allo shop on line) offre insieme complessità ed eleganza, una freschezza naturale e una sapidità che ne aumentano il carattere, e la capacità di invecchiamento.