Mazara del Vallo: tra gamberi rossi e acque da Caraibi
Il borgo marinaro del Trapanese è ricco di storia e cultura. Da non perdere la spiaggia nell’area protetta di Capo Feto
"Era bella, la Sicilia, duemila anni fa", scrive Gesualdo Bufalino ne L’isola nuda (Bompiani, 1988). "Bella osa essere ancora – prosegue –, a dispetto dell’uomo ma anche in grazia dell’uomo. Poiché il paesaggio non è soltanto belvedere di albe e tramonti, ma anche esito di braccia, utensili, intelligenze (…). Il paesaggio siciliano, dunque. Nella sua duplice veste: addomesticata e salvatica".
Insomma: in Sicilia non vi è angolo che non meriti di essere esplorato. Con una certa voracità che nel periodo estivo è ancora più evidente. Anche perché il mare, a torto o a ragione, reclama ogni attenzione benché non sia l’unico oro di questa terra. E allora basta scegliere i luoghi giusti. Come Mazara del Vallo, nel Trapanese, vera e propria perla della Sicilia sud-occidentale e non molto distante dall’altrettanto rinomata Marsala. Il borgo, marinaro, merita ben più di una visita per tante ragioni; è tra l’altro il primo porto peschereccio d’Italia e patria del celebre gambero rosso. Un’etichetta che cela un incredibile paradosso: questo delizioso (e carissimo) crostaceo non viene pescato esattamente nel mare che bagna la città ma in acque internazionali. Negli anni i mazaresi si sono infatti lentamente specializzati nella cattura del cosiddetto oro rosso.
Ma hanno non pochi problemi. Da oltre mezzo secolo, infatti, si combatte nel Mediterraneo una guerra del pesce nel disinteresse generale. Protagonisti: i pescatori di Mazara del Vallo e i Paesi che stanno dall’altra parte del mare nostrum, Tunisia e Libia in primis. Cinquant’anni di sequestri e morti ammazzati che rendono il cosiddetto ’Mammellone’ (l’area compresa fra le coste tunisine e Lampedusa) e il Golfo della Sirte (un’ampia fetta di mare che la Libia rivendica come propria) un campo minato. Per informazioni vale la pena leggere il libro-inchiesta di Catia Catania e Giuseppe Ciulla ’La cala. Cento giorni nelle prigioni libiche’ (Bompiani).
Ma torniamo a Mazara: il suo gioiello è la città vecchia, crogiolo di culture e dominazioni (Fenici, Greci, Cartaginesi, Romani, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi). Di cui la casbah è il suggestivo biglietto da visita. Reminiscenza maestosa della dominazione araba, oggi cattura con il suo un dedalo variopinto di viuzze e cortili dal cuore tunisino (sono circa 3.000 i tunisini che ci vivono). Un ’ritorno’ cominciato con la migrazione degli anni ’60 e 12 secoli dopo lo sbarco dei Berberi, nell’827, che diede inizio alla dominazione musulmana della Sicilia.
E le spiagge? Ovviamente non mancano. Una delle più belle è quella di Capo Feto, che si trova in un’area protetta e si estende per oltre 5 chilometri. Un paradiso caraibico, con tanto di sabbia bianca e fine e mare cristallino, che sa essere anche piacevolmente selvaggio e scenografico grazie alle sue spettacolari dune. Capo Feto è particolarmente amata dai nudisti e dagli appassionati di kitesurfing, ma soprattutto è una delle ultime zone umide che si possono trovare sull’isola. Da non perdere. Provare per credere.