I mercati di Palermo tra storia, arte e cultura

di Redazione Itinerari
23 luglio 2023

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Città antica e vibrante, Palermo ha origini antiche e trasmette la sua lunga storia a chiunque vi si voglia immergere, semplicemente passeggiando tra le vie ricche di cultura e respirandone l'essenza. Punto nevralgico del Mediterraneo e da secoli crocevia di diverse civiltà, la città siciliana dispiega tra le sue vie un racconto fatto di storia e tradizione che inizia all'epoca dei Fenici. Greci, romani, normanni, dominazioni arabe e spagnole sono solo alcuni tra gli ingredienti che hanno contribuito alla nascita e alla crescita della città, fatta di ville sontuose, giardini lussuriosi, vicoli densi di tradizione e eleganti viali. Attrazioni e luoghi da visitare non mancano, ma, per assaporare l'essenza di Palermo, e non meno importati le sue prelibatezze gastronomiche, è doveroso perdersi nei suoi mercati. Cuore urbano pulsate di vita, il mercato è sinonimo di scambio per eccellenza e, soprattutto nel caso del capoluogo siciliano, non si tratta solo di commercio di merci il mercato è al centro della vita cittadina e dell'interscambio culturale. Come scrisse Sciascia, “a Palermo un mercato è qualcosa in più di un mercato, cioè di un luogo dove si vendono vivande e dove si va per comprarne. E' una visione, un sogno un miraggio. Un mangiar visuale”.

La Vucciria, dalla magia di Guttuso alla sterilità dei tempi moderni

Lungo la via Argentaria, tra piazza Caracciolo e piazza del Garafello si dirama uno dei mercati più famosi di Palermo. In origine Bucceria, dal francese Boucherie, era inizialmente destinato alla vendita della carne. Oltre ad essere uno dei più noti è anche uno dei più antichi luoghi di scambio che, tuttavia, ha subito più degli altri il passare del tempo, trasformando la sua anima per adattarsi ai cambiamenti. Pressoché vuoto durante le ore del giorno, la Vucciria si popola durante le ore serali, quando le antiche botteghe trasformate in pub e ristoranti e vengono prese d'assalto da giovani palermitani e turisti. L'atmosfera è da assaporare, così come le specialità della cucina palermitana. Sicuramente da non perdere, la Vucciria, come anticipato, è però cambiata molto nel corso degli anni, allontanandosi dall'immagine dipinta da Guttuso nel 1974. La tela, che da qualche tempo tornata “a casa” ed è conservata nelle sale di Palazzo Steri, ritrae l'anima della città e del mercato, fatte di passioni forti. Cibo, colori, sensualità e movimento si mescolano per trasmettere quella che era la vera essenza della Vucciria, una realtà oggi quasi scomparsa, travolta e sopraffatta dalla movida.

Ballarò, la mecca dello street food palermitano

A contendersi la fama con la Vucciria è Ballarò, un dedalo di viuzze che esplodono di vita, che si estendono dai bastioni di corso Tukory fino a Casa Professa con il cuore in piazza del Carmine. A differenza della Vucciria, Ballarò è un mercato diurno. La sensazione è quella di essere in un suk, l'ideale è lasciarsi trasportare dalle “abbanniate” dei venditori. Forse il più antico della città, il mercato di Ballarò è sempre animato e affollato, con un andirivieni di palermitani in cerca di primizie e pesce fresco e turisti a caccia di street food e ricordi di viaggio. Per essere compreso, il mercato deve essere vissuto, quindi niente tour prestampati l'ideale è perdersi e seguire i profumi e le sensazioni che ne derivano. Sfinciunari, stigghiulari, meusari e panellari tracciano la mappa olfattiva di Ballarò, rendendo impossibile non fare una sosta tra i tavolini disseminati tra le bancarelle di frutta, verdura, pesce carne e spezie. Le origini del nome sono combattute, ma le più accreditate portano a Bahlara, villaggio nei pressi di Monreale, da dove provenivano le merci e i mercanti arabi.

Il Capo, il mercato del popolo

Nel quartiere Sercaldo, lungo le via Carini e Beati Paoli, la via di S. Agostino e la via Cappuccinelle, crocevia nato in epoca mussulmana per ospitare pirati e commercianti di schiavi. Facilmente raggiungibile dalla Cattedrale, dal tribunale e dal Teatro Massimo, insieme a Ballarò è il Capo è il mercato più frequentato di Palermo ed è per definizione il mercato del popolo. Il che significa che, per fare la spesa, questo è il posto giusto. Colori e profumi incastonati tra edifici antichi, frutta e verdura, souvenir gastronomici, ma soprattutto pesce, fresco e cucinato. Anche qui non manca lo street food con sfincione, panelle e crocchè annaffiate da buon vino, ma anche granite e frutta fresca. Per chi fosse alla ricerca di qualcosa di più in fatto di cibo, lungo le vie del mercato del Capo si nascondono taverne caratteristiche. Avendo saputo mantere la sua anima originaria, il mercato del Capo è una sosta necessaria per entrare in sintonia con la città.

Da non sottovalutare

Ballarò Capo e Vucciria, godono di fama internazionale, ma Palermo nasconde altre chicche in fatto di mercati. Borgo Vecchio, nella zona settentrionale della città, tra il Teatro Politeama e il porto, anche se negli ultimi anni è stato vittima del cambiamento socio-culturale, racchiude aziende artigianali tradizionali. Sant'Agostino, vicinissimo al Capo, dove si vendono soprattutto capi d'abbigliamento. Il Mercato delle Pulci, tra piazza Peranni e piazza del Papireto. Più recente rispetto agli altri citati, è l'ideale per gironzolare in cerca di oggetti speciali tra le bancarelle affollate di pezzi d'antiquariato e pezzi curiosi.