Sardegna, il fascino misterioso e antico dei nuraghi sorride all'Unesco

di MONICA GUZZI
17 ottobre 2023

nur

Una costellazione 32 siti collegati a 20mila monumenti nuragici. Sono la testimonianza di un popolo che ben prima della nascita di Roma, tra il 1800 e l’800 a.C., raggiunse il suo splendore e conquistò una centralità straordinaria nel Mediterraneo, stringendo rapporti molto forti con l’Egitto dei Faraoni. Ma sono anche il tratto fondativo di una civiltà antica, misteriosa e carica di fascino che la Sardegna vuole proporre al mondo come carta di identità delle proprie radici più lontane e profonde. Il più famoso è a Barumini, nella provincia del Medio Campidano: il nuraghe di Su Nuraxi è  maestoso e circondato da un villaggio nuragico, ed è conosciuto in tutto il mondo. A Orrole, in provincia di Cagliari, c’è il Nuraghe Arrubiu, che prende il nome dal colore rosso. La provincia di Sassari vanta il Nuraghe Santu Antine, mentre a Dorgali, in provincia di Nuoro, c’è il villaggio nuragico di Tiscali, in provincia di Oristano c’è il Nuraghe Losa, e a Olbia c’è la tomba dei giganti di Su Monte de s’Ape, la più grande dell’intera Sardegna, ottimamente conservata. Ma il patrimonio è infinitamente più vasto, tant’è che oggi la Sardegna, con i suoi 377 Comuni, chiede all’Unesco di inserire i nuraghi nella lista dei beni considerati patrimonio dell’umanità. Ad aprile l’Associazione “La Sardegna verso l’Unesco”, al termine di un lavoro durato più di due anni, ha presentato al ministero della Cultura il dossier progettuale propedeutico alla candidatura. La documentazione è basata sullo studio dei 32 siti che possono rappresentare il biglietto da visita e la vetrina dello straordinario paesaggio culturale di questa civiltà protostorica. In questi mesi è stata fatta un’opera di catalogazione e ricerca molto importante e l’osservazione tramite i droni ha portato alla scoperta di nuraghi finora sconosciuti e a una rielaborazione delle loro strutture tramite l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. In questi giorni è stato presentato a Cagliari lo studio “Sardegna, Nuraghi e Pil”, secondo il quale il riconoscimento Unesco e la valorizzazione del patrimonio archeologico può attirare oltre un milione e mezzo di turisti. I nuraghi si estendono su una superficie di 24mila chilometri quadrati. In Sardegna mediamente è possibile trovarne uno ogni 3 chilometri quadrati. Sono un sistema costruito dall’uomo unico nel suo genere e nel mondo. In dimensioni più piccole c’è qualcosa in Corsica e a Pantelleria. Ma la magnificenza delle strutture nuragiche, la cui altezza superava a volte i 25 metri - erano le costruzioni più alte dopo le piramidi - l’adozione di soluzioni architettoniche sorprendenti, la vastità della loro estensione e i misteri che ancora li circondano possono essere paragonati solo all’Egitto. Eppure il patrimonio nuragico sardo oggi è sconosciuto alla metà dei turisti che visita la Sardegna: il 47% non ha mai sentito parlare di nuraghi e il 30% di quelli che ne conoscono l’esistenza non hanno intenzione di visitarli, mentre appena il 10%, perlopiù stranieri, visita i siti nuragici. Se a Pompei arrivano 3,6 milioni di visitatori l’anno, ai Trulli di Alberobello 2 milioni, ai Sassi di Matera 1,9 milioni, i nuraghi si fermano a 400mila visitatori. “Non è soltanto il tema del turismo culturale ma di tutto ciò che viene ‘trascinato’ dal riconoscimento dell’Unesco” spiega il presidente dell’Associazione La Sardegna verso l’Unesco, Pierpaolo Vargiu. “Basta pensare all’Isola di Pasqua, piccolo scoglio di 134 chilometri quadrati, distante 4000 chilometri dalle coste del Cile, con 9mila abitanti. Ebbene quest’isola è famosa in tutto il mondo. Oggi la sfida è cambiare il percepito collettivo della Sardegna, aprire uno scrigno che teniamo nascosto e far conoscere all’Italia e al mondo questo museo a cielo aperto che rappresenta un unicum a livello mondiale”.