Non solo mare. Un viaggio in
Sardegna fuori stagione è l’ideale per riscoprire storia millenaria e tradizioni di questa meravigliosa terra. Proprio durante i mesi più freddi la
Penisola del Sinis svela il suo lato più romantico e selvaggio, più autentico. Per scoprire questo gioiello naturalistico, incastonato tra la baia di Is Arenas a nord e il Golfo di Oristano a sud,
Fondazione Mont’e Prama, nata per la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale di questo angolo di Sardegna, ha studiato un itinerario tra natura rigogliosa, cultura, storia e archeologia. Da sottolineare che la
Penisola del Sinis insieme all'
isola di Mal di Ventre e al piccolo
Scoglio del Catalano, fanno parte di un'Area Marina Protetta.
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Museo di Cabras
Museo Civico di Cabras (Foto Nicola Castangia)
Il percorso non può che partire dal fulcro della
cultura prenuragica e nuragica, il
Museo Civico Giovanni Marongiu, a Cabras. Custode principale del ricco patrimonio archeologico del Sinis, il museo ospita tre sale dedicate rispettivamente ai
modelli di nuraghe, ai
Giganti e ai nuovi rinvenimenti più significativi, posizionandosi come luogo ideale per conoscere l’imponente
patrimonio scultoreo di Mont’e Prama, che a oggi conta circa
60 sculture, tra arcieri, guerrieri, più numerosi betili. Una terza ala del museo è attualmente in costruzione e, una volta completata, permetterà di riunire a Cabras in un’unica esposizione tutte le sculture già restaurate, trasferendo le 33 a oggi custodite nel Museo di Cagliari.
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Borgata marina di San Giovanni di Sinis
Capo San Marco (foto Fondazione Mont'e Prama)
Situato sulle
rotte dei Fenici, tra lo
stagno di Cabras e lo spettacolare
Capo san Marco, questo borgo fino a qualche decennio fa mostrava lungo il litorale le capanne, abitazioni tipiche realizzate in falasco, delle quali oggi si conserva un unico esemplare. Le giornate scorrono lentamente, il suono delle onde che si infrangono sul promontorio e sulla battigia regala emozioni uniche, si respira la Sardegna più autentica. Nelle vicinanze, merita una visita la
Torre di San Giovanni, edificata alla fine del sedicesimo secolo sulla sommità dell’altura che sovrasta
l’area archeologica di Tharros, con ampio dominio visivo sul Golfo di Oristano. Proprio da lassù è possibile
ammirare i due mari, caratteristici di quello scorcio di terra: il mare vivo a destra, sferzato dal maestrale, e a sinistra il mare “morto”, immobile, perché riparato dai venti. Da non perdere una visita a un gioiello storico-architettonico di inestimabile valore: la piccola
chiesa dedicata a San Giovanni Battista, che sorge su un’area cimiteriale in origine pagana e successivamente cristiana. Orientata al sole dell’alba e costruita in blocchi di arenaria dorata, trasuda tuttora quell’aura di austera sacralità che trasmetteva un tempo ai devoti.
Tharros, perla archeologica e naturalistica
La quiete dei mesi invernali consente di esplorare il
sito archeologico di Tharros in modo intimo e contemplativo senza le grandi folle della stagione estiva. Situata all’estremità meridionale della Penisola del Sinis, la
città di Tharros venne fondata nel VII sec. a.C. dai Cartaginesi, successivamente città romana, poi vandalica e alla fine bizantina. Il centro urbano subì un lento abbandono a partire dal VII-VIII sec. d.C. Sulle sue rovine oggi sorge un vero e proprio
museo a cielo aperto sotto forma di teatro naturale
affacciato sul mare, che comprende, tra le altre cose, una necropoli, il tofet, il tipico santuario fenicio-punico, il tempietto di capo San Marco, il Tempio monumentale o delle semicolonne doriche e l’antico porto punico. Sul
colle di Su Murru Mannu si trova invece la testimonianza più antica dell’area: i resti del villaggio nuragico.
Villaggio di San Salvatore e Ipogeo
Tofet (santuario fenicio). Archivio Fondazione Mont'e Prama
La visita al villaggio di San Salvatore è d’obbligo. Composto da
numerose e minuscole case disposte a schiera, sorge intorno al Settecento attorno a una chiesetta recentemente restaurata.
Centro religioso per eccellenza, disabitato per gran parte dell’anno, il suggestivo e silenzioso villaggio si ripopola solo tra la fine di agosto e la prima metà di settembre, in occasione della
Festa di San Salvatore, che si conclude con la Corsa degli Scalzi, una caratteristica processione che si svolge in corsa e a piedi nudi. La chiesetta del villaggio venne eretta sopra una precedente area edificata intorno al quarto secolo dopo Cristo, un
ipogeo costituito da un complesso di ambienti sotterranei dove ancora oggi è possibile vedere le antiche raffigurazioni e iscrizioni lasciate da chi frequentava quei luoghi in età antica,
eroi della tradizione classica, simboli cristiani ma anche imbarcazioni, animali e iscrizioni latine, greche e arabe.
Dalla Sardegna a New York
Museo di Cagliari (Foto Nicola Castangia)
Il
Parco archeologico naturale del Sinis è un itinerario sempre più attraente anche fuori stagione. Solo a ottobre le visite hanno registrato oltre 10 mila ingressi, per un incasso superiore del 25,3% rispetto al 2022 e del 31% rispetto al pre-Covid, secondo i dati diffusi da Fondazione Mont’e Prama. Mentre continua il
viaggio del Sinis e dei Giganti in alcuni tra i più importanti centri della cultura italiana e internazionale: dopo essere stati agli
Uffizi a Firenze e al
museo Egizio di Torino, i Giganti approderanno al
MAXXI di Roma, mentre fino a fine novembre un eccezionale esemplare di pugilatore sarà visibile al
Metropolitan Museum of Art di New York.