La Sardegna più misteriosa: un tuffo tra i nuraghi

Queste antiche strutture, risalenti all’Età del Bronzo, sono il simbolo dell'isola e rappresentano l'elemento caratteristico di una civiltà che ha ancora molti segreti da svelare

di Redazione Itinerari
18 gennaio 2024

Nuraghe

Se si pensa alla Sardegna vengono subito in mente le splendide spiagge, il mare cristallino e le località alla moda delle sue coste, ma l'isola non è solamente questo. C'è infatti un'altra Sardegna, misteriosa e selvaggia, che ha molto da offrire ai visitatori, dalla natura incontaminata ai numerosi siti archeologici.

L'isola, infatti, è la patria di un'incredibile storia segreta legata ad una civiltà, quella nuragica, sviluppatasi dal tardo Neolitico fino all'Età del bronzo e del ferro, tra il 1800 a.C. e il 500 a.C.. L'elemento caratteristico di questa civiltà è il nuraghe, una struttura a torre con camera (o camere, nel caso dei monumenti a più piani) interna coperta con volta a "falsa cupola" o "tholos". La costruzione non ha fondamenta ed è sostenuta esclusivamente dal peso delle pietre che pesano tonnellate. Oggi, più di 7.000 nuraghi sono ancora visibili su tutto il territorio sardo, dalla pianura del Campidano alle aspre colline della Gallura. Quello che possiamo ammirare oggi si pensa sia solo una piccola parte di ciò che doveva essere nel momento di massimo splendore della Cultura Nuragica.

Origine e utilizzo dei nuraghi

L'origine della parola “nuraghe” dovrebbe risalire alla radice “nur” che nelle lingue orientale ha un duplice significato di “luce” e “fuoco”, ma anche “casa” o “abitazione”. In questo caso dunque la parola potrebbe voler dire letteralmente “cumulo di pietre” o “cavità”.  Non è però ancora del tutto chiaro nemmeno agli studiosi e agli archeologi la reale funzione di queste imponenti torri. Le teorie sul loro utilizzo spaziano da fortificazioni e abitazioni a depositi di cibo, luoghi di culto o persino osservatori astronomici. Nel corso della loro storia probabilmente i nuraghi sono stati utilizzati per molti di questi scopi, poiché le torri sono rimaste per secoli il fulcro della vita nuragica. Anche la struttura dei nuraghi stessi è molto differente, visto che si va da elementi singoli a forma conica a edifici molto complessi a forma di alveare, che non si trovano in nessun'altra parte del mondo. Alcuni nuraghi sorgono isolati, altri sono circondati o collegati tra di loro da un sistema di muri di cinta che racchiudono anche i resti di costruzioni minori, fino a ricordare un vero e proprio villaggio. Le tipologie sono essenzialmente tre: nuraghe a corridoio, nuraghe a tholos o a forma conica e nuraghe complesso, dal periodo più antico a quello più moderno. In tutta la Sardegna sono numerosissimi i siti da visitare, ma alcuni spiccano su altri.

Nuraghe Arrubiu di Orroli

Il Nuraghe Arrubiu di Orroli è uno dei più visitati e dei meglio conservati di tutta la Sardegna, noto anche come “Nuraghe Rosso”. In lingua sarda infatti arrubiu vuol dire “rosso”, la colorazione vermiglia di tutta la struttura, dovuta ai licheni rossi che si trovano sulle sue mura. Le sue cinque torri principali lo rendono unico rispetto agli altri complessi, dove di norma le torri sono quattro. 

Su Nuraxi di Barrumini

Un altro pezzo forte dell'itinerario nuragico è senza dubbio il complesso Su Nuraxi di Barrumini, il più grande esistente, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Il villaggio è formato da una torre centrale e da altre 50 strutture, tra capanne, cisterne e pozzi. Osservando uno degli ambienti più particolari, come la capanna delle assemblee di forma circolare con nicchie, si può anche ipotizzare una funzione legata alla sfera sia civile sia sacra e religiosa. Si stima che i primi insediamenti nella zona risalgano al 1500 a.C., rendendolo uno dei centri urbani più antichi e uno dei siti più grandi di tutta l’isola.

Nuraghe Su Mulinu

Il sito archeologico Nuraghe Su Mulinu, nel comune di Villanovafranca, su una zona collinare sopra al rio Mannu, racchiude tutti gli stili architettonici dell’epoca nuragica. La prima fase costruttiva è avvenuta tra il XVI e il XV secolo a.C., durante la quale è stato eretto il bastione trilobato (protonuraghe), mentre nella seconda, nel XIV secolo, è stata aggiunta la cinta muraria. La terza fase risale al XII sec. a.C. quando viene edificate un'altra torre. In un vano, impiegato come luogo di culto, è avvenuto il ritrovamento di uno splendido altare nuragico in pietra arenaria, riccamente decorato.

Nuraghe Losa e Santu Antine

Sia il Nuraghe Losa che quello di Santu Antine sono tra i più imponenti e meglio conservati nella zona settentrionale dell'isola. Il primo è nelle vicinanze di Abbasanta, in Provincia di Oristano. Un complesso formato da una torre principale troncoconica e tre torri minori unite da cortine murarie. Viene anche definito il nuraghe delle tombe, infatti sono state trovate alcune urne cinerarie scavate nella roccia. Il secondo è vicino a Torralba, in provincia di Sassari. E' chiamato anche la reggia o la casa del re per le dimensioni imponenti. Il mastio principale è diviso in due piani, accessibili attraverso una scala interna disposta in senso orario. A poca distanza dal nuraghe si possono ammirare i resti delle abitazioni dell’antico villaggio, il quale rappresenta un perfetto esempio di riutilizzo delle strutture, tipico dell’epoca romana

Il complesso di Santa Sabina

Non solo nuraghe a Silanus, in Provincia di Nuoro, dove si trova il complesso di Santa Sabina composto anche da una chiesa bizantina, dal pozzo sacro e da un esemplare di tomba dei giganti: vengono chiamate così le antiche sepolture collettive tipiche dell’età nuragica, caratterizzate da un ingresso realizzato con grossi blocchi di pietra conficcati verticalmente nel terreno, in questo caso con una pianta a semicerchio. Il pozzo sacro è invece un monumento in blocchi di pietra a pianta circolare, composto da vestibolo e atrio, scala e camera ipogeica a tholos. Nelle date degli equinozi il sole si tuffa letteralmente nel pozzo.

Le tombe dei giganti

Tombe dei giganti è un nome nato dalla fantasia popolare e utilizzato per indicare edifici di grandi dimensioni che si riteneva fossero destinati ad accogliere dei giganti. Se ne conoscono circa 800 sparsi in tutta la Sardegna, ma il numero di questi sepolcri collettivi risalenti all’età nuragica doveva essere molto maggiore. Uno dei siti di maggiore interesse è quello di Li Lolghi, nei pressi di Cannigione. situato in cima a un colle, in una posizione particolarmente suggestiva. Le sue origini risalgono alla prima età del bronzo (1800 a.C. circa), poi ampliata tra il 1600 e il 1400 a.C., con l’aggiunta del corridoio sepolcrale e l’esedra di 14 lastre di pietra. Un’altra Tomba dei Giganti è Coddu ‘Ecchju, in assoluto una delle più antiche, databile intorno al 2500 a.C. A colpire è l’enorme stele alta oltre 4 metri posta al centro dell’esedra, che circoscrive lo spazio per riti e cerimonie. Nel Nuorese si trova invece la Tomba dei Giganti di s’Ena ‘e Thomes, del 1800-1600 a.C. Caratterizzata da una stele di oltre 7 tonnellate. Un tuffo nella storia di una delle civiltà più antiche e misteriose di tutto il Vecchio Continente.