L’altra Gallura: da Badesi a Luogosanto sospinti dal Maestrale
Un viaggio tra eremi, porte sante e alberi secolari, sorseggiando un Vermentino che nasce dal mare. Senza rinunciare alla spiaggia e al comfort di un resort
Il mare biancheggia, come diceva il poeta, sferzato dal suo impeto. Ma il Maestrale, croce e delizia di questi luoghi, non si limita alla costa. Soffia potente anche all’interno, modellando alberi secolari che sembrano figure boccioniane, così armoniosamente piegati dalle raffiche.
Benvenuti nel nord-ovest della Gallura, a metà strada tra Olbia e Alghero, così vicini eppure così lontani dalla Costa Smeralda. Una Sardegna che definire inesplorata sarebbe fuorviante, ma che conserva tratti di selvaggia autenticità, non ancora consegnati al turismo di massa. Turismo che comunque c’è, ovviamente e fortunatamente, e che anzi comincia a battere sempre maggiormente queste zone dove oltre al mare c’è di più.
Is Serenas Badesi Resort
Badesi, ad esempio, è una cittadina piuttosto recente, sviluppatasi di pari passo con l’arrivo dei grandi gruppi alberghieri che qui hanno trovato terreno fertile per costruire resort raffinati e ‘rispettosi’, nascosti tra le dune di sabbia e nella macchia mediterranea.
Nel 2019 è sbarcato anche Bluserena, il brand delle vacanze in famiglia che qui, con l’Is Serenas Badesi Resort, pur mantenendo il target delle vacanze con bambini ha deciso di osare, creando l’opzione prestige per chi desidera maggiore privacy e soprattutto la formula full all inclusive, con snack e bevande (anche alcoliche) disponibili tutto il giorno. La struttura si affaccia sull’ampia spiaggia di sabbia lunga 7 chilometri, nella parte orientale del golfo dell’Asinara, non lontano da Castelsardo. Tra i plus della località, la navetta gratuita messa a disposizione dal Comune per muoversi da una spiaggia all’altra, esplorando così tutta la costa.
Cantina Li Duni
Ma non di solo mare vive la Gallura, si diceva. Anche Badesi, come altri Comuni limitrofi, si fregia dell’appellativo di Città del vino. Praticamene ogni famiglia, infatti, coltivava la vigna e produceva vino, non per venderlo ma per consumo personale. Una tradizione in parte sopravvissuta, con piccoli appezzamenti di vite che resistono alla coltivazione degli ortaggi, del rinomato carciofo soprattutto. Sopravvissuta e in alcuni casi evoluta, come alla cantina Li Duni che nel 2003 ha deciso di compiere il salto di qualità passando da una produzione familiare a una vinificazione professionale.
Oggi, vent’anni più tardi, è un’affermata realtà soprattutto nel campo del Vermentino di Gallura Docg, il bianco per eccellenza della Sardegna, coltivato a piede franco direttamente sulla sabbia, dove la fillossera non attecchisce. Le vigne si spingono fino a 250 metri dal mare e questa vicinanza si ritrova in pieno nel bicchiere, in un sorso sapido che restituisce in pieno la territorialità dei vini Li Duni, in particolare nel Nozzinnà, Vermentino Superiore da uve vendemmiate a ottobre che è una vera perla enologica.
Stazzu e Cussogghja
La vite si trova anche lontano dal mare, ma più ci ai addentra e più il paesaggio diventa vario. Seguendo le strade che si snodano tra i saliscendi dell’entroterra gallurese, punteggiato da pale eoliche, spesso ci si imbatte in gruppetti di mucche, perché contrariamente a quanto si possa pensare qui il formaggio vaccino è più diffuso del pecorino, che trova nella Barbagia la sua terra d’elezione. A regolare la vita agropastorale erano gli stazzu, appezzamenti di terreno che si sviluppavano intorno alla casa del pastore-agricoltore, che da quella proprietà otteneva tutto il necessario per vivere. L’insieme degli stazzi formava la Cussogghja, entità geografica e sociale fortemente identitaria che faceva capo a una chiesa campestre, punto di incontro e di riferimento per la comunità. Testimonianze di quest’organizzazione sociale tipicamente gallurese ce ne sono in abbondanza, nei paesi e nelle frazioni intorno a Tempio Pausania, e oggi diversi stazzi sono stati acquistati e ristrutturati.
L’eremo dei santi Nicola e Trano
Discorso a parte per l’eremo dei santi Nicola e Trano, eretto su un affioramento granitico dove nel 1227 vennero trovate le reliquie dei due santi. La chiesetta è incastonata nella roccia naturale, che viene sfruttata per parte delle fondamenta, mentre l’altare al suo interno è un affioramento di granito. Edificio di grande suggestione, così come tutta la zona intorno, nei presso di Luogosanto, ci torneremo), un’altura da dove si scorgono nitidamente le bianche scogliere di Bonifacio, in Corsica.
La quercia monumentale
Oltre alle testimonianze storico-religiose, c’è poi la natura, aspra e meravigliosa. Rocce di granito e cespugli di macchia mediterranea che rimandando odori inebrianti, portati in giro dal vento, quello stesso vento che modella maestose piante secolari, olivi e querce da sughero. Come la sughera di Criscieddu, nell’omonima località nel Comune di Luogosanto, quercia monumentale di 20 metri d’altezza e quasi 4 di circonferenza che svetta imponente accanto a un ruscello dove crescono meravigliose calle. Un angolo ombreggiato e incantato, dominato dalla quercia censita nell’elenco degli alberi monumentali d’Italia.
Monte Pulchiana
Questo susseguirsi di vallate intorno a Luogosanto, il principale comune della zona che vanta una splendida basilica con Porta Santa, è caratterizzato anche dalle conformazioni granitiche che a volte si presentano come vere e proprie montagne. E’ il caso del Monte Pulchiana, nei pressi del borgo di Aggius, il più alto di tutta la Sardegna con i suoi 120 metri. Dalla caratteristica forma a panettone, dal colore giallo-rosato dovuto a processi di ossidazione, è un piacere per gli occhi dei visitatori e una sfida per le gambe dei climber che si cimentano sulla sua roccia.
Mediterranea Adventures
Per esplorare al meglio questo entroterra gallurese, ci si può affidare a Mediterranea Adventures, l’associazione fondata da Telemaco Murgia con la moglie Vittoria Fresi che organizza trekking, visite guidate e altre attività in queste terre meravigliose, andando alla scoperta di luoghi ma anche persone, entrando in simbiosi con l’animo più intimo della Gallura. “Vogliamo che i nostri clienti non facciano i turisti ma vivano come vivono effettivamente gli abitanti di questi luoghi, anche solo per un giorno”, spiegano.