
culinaria banatica II
La Regione del Banato, in Europa centrale, che storicamente era a sé ma che oggi fa parte dei territori di Serbia, Ungheria e Romania, ha avuto come capoluogo Timișoara, oggi capitale della Romania. E proprio quest’anno Timisoara, che condivide il ruolo di Capitale europea della Cultura insieme all'ungherese Veszprém e alla greca Elefsina, ha incluso nel suo programma di eventi anche una serie di appuntamenti dedicati al food, tra incontri e workshop, letture e conferenze, degustazioni e cene.
Proprio nei giorni scorsi, tra questi, ha avuto luogo la presentazione, presso la Casa Calfelor Kolping di Timisoara, di quello che è considerato un 'bestseller' da 150 anni. Si tratta di un ricettario che risale al 1876 e che raccoglie i piatti che venivano preparati in una scuola religiosa di Seghedino. Un libro che, però, dice molto di più: testimonia, infatti, la vita in comune di studenti romeni, ungheresi, serbi, tedeschi che abitavano in quella che all'epoca era una regione transnazionale dell'Europa danubiana, il Banato. È quindi uno straordinario esempio di convivenza tra popoli che tuttora è presente nella stessa Timisoara e nel suo heritage e che si riflette anche a tavola, in un mix di tradizioni che hanno lasciato il passo a una cucina identitaria del Banato. Un percorso che ora si vuole ricostruire per rilanciare il territorio anche dal punto di vista enogastronomico.
''La cucina del Banato è la prima cucina 'fusion' dell'Europa, in cui sono confluite tradizioni turche, bavaresi, serbe, orientali, e crea l'identità della regione. Il Banato è cosmopolita, abbiamo dal gulash allo schnitzel, ma cucinati alla maniera locale, in versione rumena'', prosegue Corina Macri, che a Timisoara ha aperto il ristorante 'Leul de Aur', all'interno degli antichi Bastioni. E soprattutto ai ristoratori e ai produttori si rivolge il progetto, con l'obiettivo di creare un network per promuovere la gastronomia e l'eredità culinaria del Banato, innanzitutto tra il pubblico romeno, forse troppo in fretta catapultato dopo la fine del regime comunista in abitudini alimentari considerate 'all'occidentale' ma decisamente troppo approssimative e di cui i fast food sono solo la punta dell'iceberg.
Tra gli italiani che hanno scelto di trasferirsi in Romania per lavorare proprio nel settore del food&wine c'è anche lo chef pugliese Marco Favino, che cinque anni fa insieme alla moglie ha avviato un'attività di consulenza e formazione per il settore Horeca (ristorazione e ospitalità). ''Sicuramente il Banato con Timisoara, come tante altre della Romania, è una zona ad elevato interesse e potenziale enogastronomico, con una tradizione di prodotti locali veramente molto antica. Quello che noi cerchiamo di fare in Romania, oltre a portare le nostre eccellenze italiane, è di offrire il nostro know how per aiutare l'economia locale a crescere”.
Il ricettario storico ‘bestseller’

Timisoara capitale della Romania
Culinaria Banatica, cucina fusion
A promuovere l'iniziativa è Culinaria Banatica, un progetto che propone una visione interdisciplinare della cucina della storica regione, per costruire un ponte tra l'area accademica, il mondo della ristorazione e il pubblico costituito sia dagli abitanti sia dai turisti. ''Culinaria Banatica è nata nel 2016 come associazione professionale per l'ospitalità rivolta alle imprese. Poi abbiamo avviato un progetto a livello accademico sul cibo del Banato per fare ricerca e fare ordine nella nostra tradizione gastronomica. E quest'anno abbiamo deciso di sviluppare il progetto al di fuori dell'università e abbiamo ricevuto il sostegno di Timisoara2023 proprio per promuovere la gastronomia del Banato'', spiega Corina Macri, promotrice del progetto Culinaria Banatica, che intende portare alla luce la cucina con i suoi ingredienti e prodotti locali: non solo i piatti della tradizione ma anche il modo in cui sono preparati e serviti e la cultura che esprimono. Leggi anche: Fundata, località turistica dell’anno in RomaniaBanato cucina fusion

Culinaria Banatica; degustazioni (foto da Facebook)
Tra gastronomia, vini e birra
''La sfida è di educare prima i ristoratori verso le vere tradizioni locali, non è facile ma è da lì che dobbiamo cominciare. Per questo, abbiamo creato una federazione a livello regionale per promuovere la gastronomia di una regione, che è anche molto vocata per i vini, ma serve una migliore attività di marketing. Lo sviluppo dell'enoturismo può essere una nuova frontiera'', sottolinea. A crederci fermamente è anche Simion Giurca, direttore esecutivo dell'Associazione per la promozione turistica di Timosoara: “È una regione a vocazione vitivinicola. Tra l'altro, in alcune aziende lavorano enologi italiani. E inoltre abbiamo la più antica fabbrica di birra della Romania, tuttora in funzione. Quindi, ci sono tutte le premesse per far sì che le tradizioni locali e i nostri prodotti facciano da volano allo sviluppo di un turismo enogastronomico che affianchi quello più propriamente culturale''.Lo chef pugliese Marco Favino

Marco Favino chef (foto tratta da Facebook)