Cinque bicchieri per due mari

di PAOLO PELLEGRINI
25 aprile 2021
ViniHomePuglia

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Cominciamo dal dolce. E da una chiesa, famosa nel mondo. Dal dolce, da un moscato: suona strano, per raccontare in un viaggio attraverso le sue eccellenze la Puglia dei vini legati ai suoi borghi. Che magari sono vere e proprie città, ma con intatto il fascino del borgo antico. Suona strano, in una terra di grandi rossi dal prepotente successo come il Negramaro e il Primitivo di Manduria, o dalla storia consolidata come i rosati. Rossi e rosati che occupano il 65 per cento dei quasi 90mila ettari di un vigneto estesissimo, certo fino a pochi decenni fa più serbatoio per vini da taglio che brillante di luce propria, con 10 milioni di ettolitri, oltre il 20 per cento dell’intera produzione nazionale. Ma noi cominciamo dal dolce. Con una sosta a Trani. Per ammirare la splendida cattedrale romanica, con la sua mistica cripta, nell’ampio piazzale sul mare da cui si vede anche il Castello Svevo: non si può certo dimenticare la presenza dello Stupor Mundi Federico II. La classica tiella di riso patate e cozze vorrebbe altro nel bicchiere; però ci piace invece sorseggiare il Moscato Estasi Passito Liberty di Franco di Filippo (33,50 euro) che ben si sposa a foie gras e dolci passando per ostriche (intorno al Gargano se ne allevano di splendide) e salumi. Poi ripartiamo, direzione sud: è lungo il viaggio che ci porta fino a uno dei Borghi più belli d’Italia: Otranto, dove Capo Palascia, il punto più a est d’Italia, separa l’Adriatico dallo Ionio. Borgo ricco e animato, stretto intorno al Castello Aragonese e alla Cattedrale con le reliquie degli 800 Martiri. Nei dintorni, eccoci alla Tenuta Merico, rilanciata vent’anni fa dal giovane Daniele: tra i suoi vini, Le Tre Lamie, 100 per cento Negramaro, aromatico e gradevole tra frutti rossi e tannini setosi, ha ottenuto tre volte la Gran Menzione a Vinitaly (8 euro).

Passito Liberty

Le Tre Lamie

Un salto sull’altra costa, il Golfo di Taranto, e il Barocco Salentino ci accoglie in tutto il suo splendore a Nardò, tra i principali centri culturali del Salento, decorato da tanti palazzi intorno alla Cattedrale dell’Assunta e al Castello degli Acquaviva, e con le torri a punteggiare la costa. Ancora Negramaro, ma sposato in ugual dose al Primitivo: ecco il rosso Armentino dell’Azienda Schola Sarmenti (11,50 euro) da vigne di 55 anni, 14 gradi di naso orgoglioso tra amarene e frutta matura, di polpa e sostanza. Un consiglio: aprite il sito, leggete, emozionatevi. Per la passione. Ancora nel Salento, a Salice, e ancora Barocco tra chiese e castelli, e poi le belle masserie fortificate campagne. Avrebbe la propria doc, Salice Salentino: ma dal 1665 qui c’è Leone De Castris, la prima cantina italiana a imbottigliare un rosato (fa 35 vini). E allora sentiamolo, il Five Roses da uve Negramaro, 120 euro, fresco e morbido per profumi di ciliegia e fragolina.

Armentino

Five Roses

E il viaggio termina fra i trulli della Val d’Itria. A Locorotondo, balcone sulla Val d’Itria, “pueblo blanco” grazioso, intimo e ordinato nel nucleo antico circolare tra pietre e calcine, con il trullo più antico. A pochi chilometri, la Cantina De Marco (attiva dal 1872, tre linee con 34 etichette) propone il Primitivo di Manduria Riserva del Fondatore da vigne di 40 anni, morbido e corposo con bouquet di prugne e spezie. Ci vuole il ballon, e magari una bella fetta di pecorino stagionato.

Primitivo di Manduria