Cinque bicchieri per due mari
Cominciamo dal dolce. E da una chiesa, famosa nel mondo. Dal dolce, da un moscato: suona strano, per raccontare in un viaggio attraverso le sue eccellenze la Puglia dei vini legati ai suoi borghi. Che magari sono vere e proprie città, ma con intatto il fascino del borgo antico. Suona strano, in una terra di grandi rossi dal prepotente successo come il Negramaro e il Primitivo di Manduria, o dalla storia consolidata come i rosati. Rossi e rosati che occupano il 65 per cento dei quasi 90mila ettari di un vigneto estesissimo, certo fino a pochi decenni fa più serbatoio per vini da taglio che brillante di luce propria, con 10 milioni di ettolitri, oltre il 20 per cento dell’intera produzione nazionale. Ma noi cominciamo dal dolce. Con una sosta a Trani. Per ammirare la splendida cattedrale romanica, con la sua mistica cripta, nell’ampio piazzale sul mare da cui si vede anche il Castello Svevo: non si può certo dimenticare la presenza dello Stupor Mundi Federico II. La classica tiella di riso patate e cozze vorrebbe altro nel bicchiere; però ci piace invece sorseggiare il Moscato Estasi Passito Liberty di Franco di Filippo (33,50 euro) che ben si sposa a foie gras e dolci passando per ostriche (intorno al Gargano se ne allevano di splendide) e salumi. Poi ripartiamo, direzione sud: è lungo il viaggio che ci porta fino a uno dei Borghi più belli d’Italia: Otranto, dove Capo Palascia, il punto più a est d’Italia, separa l’Adriatico dallo Ionio. Borgo ricco e animato, stretto intorno al Castello Aragonese e alla Cattedrale con le reliquie degli 800 Martiri. Nei dintorni, eccoci alla Tenuta Merico, rilanciata vent’anni fa dal giovane Daniele: tra i suoi vini, Le Tre Lamie, 100 per cento Negramaro, aromatico e gradevole tra frutti rossi e tannini setosi, ha ottenuto tre volte la Gran Menzione a Vinitaly (8 euro).