Piemonte, i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato
Così uniche e preziose da diventare un Patrimonio dell’Umanità da proteggere, promuovere e raccontare. In effetti basta uno sguardo, anche in pieno autunno o inverno, per perdersi nella bellezza delle colline e delle vigne delle Langhe-Roero e del Monferrato. Un blasone, quello dell’Unesco, che certifica il valore culturale di un territorio caratterizzato da una tradizione antica legata alla coltura della vite, profondamente radicata nella comunità. Ma accanto alle meraviglie della terra, questo angolo di Piemonte regala anche piccoli e grandi monumenti che ci accompagnano lungo una storia antica. Come la cattedrale di Sant’Evasio a Casale Monferrato, l’edificio più antico della città consacrato nel 1107, oppure la Sinagoga, considerata una delle più belle d’Europa. E per non perdersi i piaceri della tavola, come scordarsi la pasticceria e i famosi krumiri, i biscotti nati e brevettati a Casale Monferrato con la caratteristica forma dei baffi a manubrio di Vittorio Emanuele II. I paesaggi vitivinicoli delle Langhe-Roero e del Monferrato in Piemonte sono costituiti da cinque aree vinicole distinte e un castello: La Langa del Barolo, le colline del Barbaresco, Nizza Monferrato e il Barbera, Canelli e l’Asti Spumante, il Monferrato degli Infernot, il Castello di Grinzane Cavour. Il sito comprende colline ricoperte di vigneti a perdita d’occhio, borghi, casali e cantine secolari, torri e castelli d’origine medioevale che svettano nel panorama. In questi territori nel 1865 nacque il primo spumante italiano, dei Fratelli Gancia. In mezzo a questi panorami, si incontrano alcuni tra i borghi più belli d’Italia. Tra questi c’è Volpedo, il paese che ha visto nascere il pittore Pellizza da Volpedo (1868-1907), tra i più noti esponenti del Divisionismo e autore del famosissimo ‘Quarto Stato’ . Nella piazza che porta proprio il nome di piazza Quarto Stato alcune istallazioni a terra permettono di posizionarsi dove i protagonisti del quadro furono ritratti, oltre che nella posizione precisa in cui lo stesso Pellizza li ritrasse. L’artista amava talmente il suo luogo natio che scelse sia di restarvi a vivere che di aggiungere alla sua firma ‘da Volpedo’.