Almaranto, un luogo da abitare che racconta la campagna del Monferrato

Il boutique hotel di Calamandrana nasce in una vecchia cascina del Settecento e ha bandito la tv nelle camere. Per meglio raccontare silenzi e sapori del territorio

di CAMILLA GARAVAGLIA
13 febbraio 2025
Suite Almaranto

Suite Almaranto

A Calamandrana, in pieno Monferrato Astigiano, c’è una cascina del Settecento dove pare ancora di sentire il suono dei lavori di un tempo: il rumore delle pentole in cucina, la raccolta metodica delle erbe aromatiche nell’orto, la potatura dei rami e delle viti. Il Boutique Hotel Relais Almaranto, sorto su quella cascina, è però oggi un luogo di ristoro e benessere, di lusso sussurrato e sempre più raro.

Merito di Alexa Schulte, cuoca e nutrizionista, e del marito Markus Schulz, proprietari e anfitrioni del Relais che prende il nome dalle loro iniziali - Al+Ma, nome che poi si ritrova anche nella tenerissima cagnolina che ha l’importante compito di accogliere e far sorridere gli ospiti. Alexa, del resto, conosce bene il senso dell’ospitalità. Per anni ha vissuto in hotel in giro per il mondo, seguendo il lavoro del marito Markus: dall’India al Sudafrica ha osservato, imparato, immaginato. Poi è arrivato Almaranto: “volevamo creare uno spazio che fosse bello, ma soprattutto autentico. Ecco perché nelle suite abbiamo integrato elementi di design intelligenti per i viaggiatori moderni senza perdere il fascino originale della struttura e la storia locale”.

Alexa Schulte e Markus Schulz
Alexa Schulte e il marito Markus Schulz

Relax nelle suite affacciate sulle vigne

Le 19 camere e le quattro suite – Almaranto, Terrazza, Giardino e Nocciola – sono la sintesi perfetta di questa visione. Ognuna con una personalità distinta, ognuna con una storia da raccontare. Almaranto è ampia, luminosa, con una terrazza di 100 m² e una jacuzzi da cui guardare il Monferrato cambiare colore al tramonto. Giardino è un piccolo eden privato, tra velluti verdi e una vasca da bagno indipendente. Terrazza si sviluppa su due livelli e custodisce un dettaglio raro: una testiera in piume di pavone del XIX secolo, trovata in un mercatino. Nocciola, infine, è immersa nei noccioleti della proprietà, pensata per chi ama sentirsi dentro il paesaggio, senza barriere.

Suite Almaranto
La piscina dell'albergo

Ah, non ci sono tv nelle camere, ma quasi nessuno se ne accorge: è una scelta voluta, perché Almaranto invita a guardare fuori, ad ascoltare il silenzio della campagna, a ritrovare il lusso di una pausa vera. La stessa filosofia si riflette anche negli altri angoli del Boutique Hotel: dalla palestra con attrezzi in legno alla reception, che sembra un salotto accogliente; dai bicchieri Riedel alternati alle ceramiche fatte a mano del ristorante Adagio ai tavoli del bistrot Anima, affacciato sulla piscina, dove le sale si aprono all’aria e diventano giardini.

Il gusto dell'accoglienza

Tornando al nome. Poiché la parola latina alma porta in sé l’arte del nutrire, al Relais Almaranto non poteva mancare una proposta gastronomica importante e al tempo stesso democratica: Adagio, ristorante gourmet che può già fregiarsi di importanti riconoscimenti internazionali, e Anima, il bistrot a bordo piscina, oltre all’accademia di cucina professionale per imparare a preparare le delizie della tradizione piemontese ma anche piatti thailandesi e indiani, in ricordo dei viaggi di Alexa e Markus.

Adagio ristorante
Adagio ristorante

Adagio è un’esperienza di fine dining intima e ricercata, una finestra su due terre: quella del Monferrato, che lo ospita, e quella siciliana, dove ha radici lo chef Mario Maniscalco. Trenta coperti, una cucina d’autore e un menu che attraversa le stagioni con rispetto assoluto per la materia prima. Il menu degustazione Riflessi nella Materia è il manifesto della sua filosofia: sette portate, sette ingredienti protagonisti, dove il concetto di piatto povero diventa una narrazione sofisticata e dove la materia prima è locale, spesso di presidio Slow Food, talvolta proveniente dall’orto del relais.

Per chi preferisce un percorso su misura, il menu à la carte offre tre, quattro o cinque portate, alternando suggestioni piemontesi – come la zuppa di cipolla e la frutta in carpion – a tocchi siciliani, tra fave e mandorle armelline. A completare l’esperienza, una selezione di vini curata con attenzione ai piccoli produttori e percorsi di abbinamento che spaziano dal classico al non convenzionale (con proposte zero alcol che noi, per coerenza, non abbiamo assaggiato).

I produttori del territorio protagonisti

Spesso, da Adagio i produttori vinicoli diventano addirittura protagonisti, in serate dedicate all’abbinamento vino/cibo pensate per conoscere ancora più a fondo il territorio. L’ultima, in ordine di tempo, ha visto come ospite Emanuele Gambino, un produttore di Costigliole d’Asti innamoratissimo del mestiere e delle vigne di famiglia: al suo Moscato secco in anfora chef Maniscalco ha abbinato un carpaccio di gambero rosso di Mazara marinato nell’arancia affumicata, scaglie di formaggio torre, carote glassate in miele e zenzero onestamente superlativo, al pari dei ravioli del plin ripieni di straccetti di guancia di vitello e salsiccia di bra, crema alla nocciola tonda e gentile con velo di barbabietola abbinati, invece, alla Barbera d’Asti. Un invito a tornare, e a restare, in una delle terre piemontesi che resistono all’assalto turistico e che forse anche per questo sono così speciali.